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Riflessioni sul dopo Atene (Tonio dellOlio)

[Ringraziamo Tonio Dell'Olio (per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) per questo intervento. Tonio Dell'Olio è infaticabile animatore di Pax Christi e di tante iniziative nonviolente, e prosecutore dell'opera di Tonino Bello]


Ad Atene, la giornata di sabato 6 maggio 2006 del corteo conclusivo del Social forum europeo è stata segnata da una pessima manifestazione. Essendo stato presente anche a Genova nel 2001 non posso dire che sia stata la peggiore delle mie esperienze di manifestazioni. Sicuramente non è stato bello. Non è stato bello registrare la lite furibonda prima della partenza tra rappresentanti di diversi schieramenti della sinistra greca per assumere la testa del corteo. Ma assolutamente tutto il percorso si è ben presto rivelato una sorta di corsa ad ostacoli. Ho coperto l'intero percorso stando in apertura del corteo e proprio in questa zona si sono verificati tutti gli incidenti di cui probabilmente in Italia non si è parlato affatto o solo in qualche foglio quotidiano e forse solo di sfuggita. Viverla - vi garantisco - è stato a tratti drammatico.
Ragazzi poco più che adolescenti, vestiti di nero e col volto coperto da passamontagna o fazzoletti, con una strategia pianificata e geometrica, hanno cominciato a fare delle vere e proprie incursioni su vetrine e negozi, contro la polizia e cassonetti della spazzatura. Armati di bulloni di ferro, di bottiglie incendiarie, di pietre e arnesi vari, colpivano, si dileguavano nelle strade adiacenti e poi ritornavano confondendosi nel corteo. La polizia reagiva lanciando lacrimogeni in direzione dei manifestanti e creando per questo molto panico, confusione e qualche problema in più. Per fortuna non è avvenuto come a Genova dove le forze dell'ordine hanno caricato violentemente sulla folla inerme. Quando siamo riusciti in qualche modo ad organizzarci per isolare questi imbecilli sputandoli fuori dal corteo - ahimè - il problema si è complicato. Da quel momento i neri hanno cominciato a dirigere le loro incursioni oltre che sugli stessi obiettivi di prima, anche sugli spezzoni di corteo che li avevano allontanati. In alcuni casi hanno identificato alcune persone precise circondandole e picchiandole.
Qualcuno ha dovuto ricorrere alle cure ospedaliere con relativo intervento di ambulanza. A farne le spese anche operatori televisivi e giornalisti che sono stati picchiati selvaggiamente rimettendoci anche l'attrezzatura. Il tutto tra urla, spintoni, fughe, ricerca di un riparo, e tanta tanta paura.
Di alcuni di questi episodi sono stato testimone diretto. Sicuramente l'episodio più drammatico è stato quello della molotov lanciata nell'auto della polizia con due agenti a bordo. Uno dei due è finito in ospedale. Ma, scene già viste, ci sarebbe scappato facilmente anche il morto nell'una o nell'altra direzione.
Grande discussione - che vi risparmio - sugli errori e le inadempienze dell'organizzazione e sui deficit della polizia greca. Altrettanta discussione sull'identità "politica" (?) degli imbecilli violenti contro cose e persone. Personalmente mi sono fatto l'idea che siano semplicemente dei teppisti che si esaltano in situazioni e contesti come questi. Non fanno differenza tra una manifestazione politica e uno stadio. A loro interessa semplicemente sperimentare schemi, rapporti di forza, violenza. si gasano, si esaltano. Secondo altri si tratta di gruppi estremi che hanno anche un loro fondamento o ispirazione ideologica da cercarsi in alcune aree dell'anarchia e che giudicano una perdita di tempo tutte le discussioni e i Forum, fossero pure social! In questo caso dirigono le proprie attenzioni contro i simboli del "sistema" e simbolicamente li distruggono. Come sempre la verità delle cose non è così netta e allora si può ipotizzare che si tratti di formazioni "sul campo" composte da persone con interessi e retroterra differenti: teppisti e anarcoidi, in ogni caso violenti.
Mi conforta avere la certezza che sicuramente questi tali non possono essere in alcun modo annoverati tra i no global che hanno organizzato e partecipato al Social forum europeo e al corteo conclusivo. Anzi il movimento, pur così variegato e composito, ha rivelato grande maturità nell'isolare, stigmatizzare ed espellere questi gruppi (non più di un centinaio di persone in tutto).
Ritornano le grandi considerazioni del dopo-Genova su violenza e nonviolenza. Resto ancora più convinto che se la nonviolenza non diventa una nota costitutiva del movimento contro la guerra e la globalizzazione, esso non riuscirà a parlare alla gente, non si renderà credibile, non avrà parole. La nonviolenza è l'unica parola nuova che possiamo dire alla storia. È l'unica strada che possiamo percorrere per essere realmente, concretamente, sostanzialmente alternativi alle violenze che vengono pagate a caro prezzo dalle vittime di questo sistema economico, politico e culturale.
Il corteo greco si è fermato davanti al palazzo del Parlamento di Atene e là si è sciolto, ma la strada da fare è ancora lunga. Dobbiamo organizzare la speranza dei nuovi schiavi, dobbiamo intravedere percorsi progettuali di liberazione, dobbiamo inventarci ancora forme nuove per dare voce al dolore e alla sete di libertà.