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Il potere del maschio, triste e depresso

Chi si ricorda di Francesco Petrarca? «Erano i capei d'oro a l'aura sparsi/che 'n mille dolci nodi gli avvolgea/e 'l vago lume oltre misura ardea/di quei begli occhi, ch'or ne sono sì scarsi». Il tempo è passato, la luce degli occhi si è un po' affievolita. La donna porta i segni dell'età. E l'uomo? Oggi qualcuno direbbe che il «consumatore finale» può ricorrere alla rottamazione. Il vecchio Francesco no. «Uno spirto celeste, un vivo sole/fu quel ch'io vidi: e se non fosse or tale,/piaga per allentar d'arco non sana». La ferita dell'amore mica si chiude se colei che l'ha accesa non è esattamente più la stessa: l'arco si è allentato ma perché fa parte della vita, è la vita. L'alternativa sono i volti plastificati della carta patinata o della tivù. Quelli non invecchiano. Fatima Mernissi ha scritto che alle donne islamiche è negato lo spazio, a quelle occidentali il tempo. Proibito invecchiare. Bisognerebbe fare un corso politico di letteratura d'amore. Ci libererebbe da molte miserie. Perché qui sul pianeta terra, l'Italia è un casino. Da una parte il potere allo stato nudo di chi pensa di poter tutto comprare, avvocati e deputati come corpi giovani di donne. Pagando con bonifici, ruoli in televisione o posti in parlamento. Non c'è differenza, tutto è merce. Dall'altro la denuncia scandalizzata delle orge, il sesso come peccato, l'invito ad andare a letto presto, il catalogo delle professioni nobili accanto a quelle maledette. Come il sesso fosse sempre cosa sporca, e le donne sempre sante o puttane.
Al centro il tradizionale immaginario maschile che si compiace del suo dominio, fa l'amore con quello, celebra il suo potere d'acquisto, giovani fanciulle da tenere sulle ginocchia - come nelle barzellette dell'italietta anni cinquanta o dell'Italia anni ottanta.
Il sesso è potere. Asimmetria delle posizioni, oggetto oscuro del desiderio, equivalente universale. Non è questione solo di denaro: è in gioco il possedere e l'apparire, far parte della corte - cioè l'esistere. E la politica si fa corpo, incarnazione, lifting, amore delle masse.
Gli uomini guardano, mi sembra, lo spettacolo del re nudo, un po' invidiosi del potere che vince l'impotenza, riconoscendo nel consumatore finale un'immagine del proprio album di famiglia. Forse anche spaventati dalla capacità di marketing di queste spavalde imprenditrici di se stesse: ragazze-immagine, escort raffinate che sanno quello che vogliono e non regalano nulla a nessuno. Mica le puttane di una volta. E però è un guardare che fa male, che si esorcizza con la battuta ironica, per noi di sinistra rigorosamente autoironica, ma non basta.
Noialtri uomini ci stiamo malissimo in questa rappresentazione. E il punto di partenza non mi sembra sia la questione dell'etica e delle norme. A me sembra una questione di libertà - che non si può vivere da dentro il potere. La libertà nostra e delle donne, perché senza altre e altri non si è liberi, si è soli. Il sesso, l'amore, sono incontro invenzione immaginazione al potere - oppure lo squallore miserabile di chi riduce tutto a merce. Ad Arcore come a Mirafiori. E sogna di poter ordinare carezze come terapia contro la solitudine. Di poter vincere la propria finitezza, i propri limiti, come se si potesse accedere all'immortalità attraverso il consumo dei corpi giovanili.
Chiaro che non funziona così. Non si può vivere così la vita. Così si uccide, prima dentro di sé poi negli altri. Nelle altre.
Dentro una miserabile compra-vendita di prestazioni sessuali o professionali maschili o femminili, da igieniste dentali o avvocati servi, la vita è ridotta a televendita e rapporto neofeudale. La dignità non è una questione di decoro ma di libertà e coraggio di esistere in proprio, di onestà intellettuale e libera invenzione di sé. Per le donne e per gli uomini.
Lo si è visto, mi sembra, durante le manifestazioni del 13 febbraio: nel disastro e nella disperazione di questa Italia, una festa del ritrovarsi diversi e riconoscersi un altro paese (seppure privo di rappresentanza). Certo l'antiberlusconismo è un comune denominatore facile. Però a me sembra che quell'entusiasmo così caotico e così vivo, che a Firenze non vedevamo dai tempi del Social forum, non sia solo un sentimento generico di sdegno, ma un'energia e l'espressione di un desiderio vero, politico. Anche maschile.
Perché Berlusconi offende soprattutto gli uomini. Riduce l'immaginario a un gioco fondato sull'umiliazione e sull'affermazione di sé. È amore solo per se stessi e paura di affrontare la nostra parzialità di uomini. Paura dei sentimenti. Della esposizione alla sofferenza. E invece in quello sporgersi fuori di noi, fuori del potere, sta la libertà possibile: la possibilità di un incontro vero, alla pari, fra diversi. La creatività delle scoperte e dei giochi. L'invenzione di rapporti in cui essere veramente se stessi.
Il punto è che non si è liberi come uomini senza la libertà delle donne. Anche se mette in crisi. Si rimane inchiodati a un ruolo, tristi e depressi anche se è un ruolo di potere. Proprio perché è un ruolo di potere. Se Berlusconi è per certi versi il nostro specchio, è uno specchio deformante, da rompere. Forse ci aiuterà a liberarci non solo da Berlusconi ma anche dal berlusconismo. Che è un nemico più insidioso. Interno.
E se la piazza finale di Firenze era sistemata malissimo, pazienza. Si sa, quando organizzano le donne....

Fonte: ComunicazioniNazionali