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La rivolta dello spirito

Contro la malasocietà: «Lo scoraggiamento è il pericolo principale delle democrazie. Si tratta di conquistare gli animi delle future generazioni». Parlano don Milani e De Gasperi

Mario Pancera

Una insegnante, commissario d’esami in un istituto superiore, durante le prove scritte per l’esame di stato, cerca di suggerire le soluzioni al figlio, che sta affrontando una prova scritta in un altro istituto. Siamo al peggio del peggio. Ricordate la «maestra Spadolini» immortalata da don Lorenzo Milani e dai suoi ragazzi nella «Lettera a una professoressa», perché in sostanza non si curava di istruire futuri uomini, bocciava i figli dei poveri e promuoveva i ricchi? Qui siamo oltre: la madre insegna al figlio a truffare la scuola e i suoi compagni, l’insegnante insegna allo studente come si truffa in società.

Il caso di malasocietà non è unico, ogni giorno i quotidiani ce ne rivelano decine. Se la scuola si degrada, si degrada la famiglia (basta pagare e si è promossi), si instilla negli individui, nella persona umana, un senso di precarietà da un lato e di potere del denaro e della sopraffazione dall’altro. La maggior parte dei politici non si comporta diversamente: in Parlamento e perfino nel governo, la magistratura ha individuato ladri, corrotti e corruttori, concussori, truffatori, complici di associazioni criminali, i quali rubano; e sono loro a fare le leggi su cui vive il Paese. Anche firmare una legge «porcata», come essi stessi la definiscono, significa rubare: andrebbero processati e imprigionati per disastro contro l’intera società italiana. La impoveriscono materialmente e moralmente.

Non ho niente da dire, se non leggere. «Ripeto che non bisogna scoraggiarsi: lo scoraggiamento è il pericolo principale delle democrazie. Non occorrono mezzi artificiosi, promesse mirabolanti, per infondere coraggio; questi sono mezzi degli assolutismi. Basta la coscienza profonda e la certezza di attuare il proprio proposito. La pazienza è la virtù dei riformatori, riformare vuol dire superare il passato; la pazienza è la virtù dei forti, di chi ha fede e coscienza dei problemi e li segue con tutta l’attenzione. La scuola educatrice è uno di questi problemi che toccano soprattutto lo spirito di conquista. Si tratta di conquistare non posti o poteri, ma gli animi delle future generazioni. L’ideale che pur intravediamo lontano, deve rimanere in noi, siamo sicuri che un giorno dovrà essere raggiunto».

Così parlava il cattolico Alcide De Gasperi (1881-1954) ad un convegno sulla scuola nel 1949. E un anno dopo, estate 1950, immobilizzato per la puntura di un insetto, mentre pensava di correre a Roma per lavoro, scriveva alla figlia suora, Lucia: «…Quali effetti potrà avere  una causa così piccola? È il Male che lo ha armato del suo pungiglione per indebolirmi il corpo nella lotta per il Bene, è il Bene che vuol provare la mia insufficienza e piegare il mio orgoglio? Questo è certo: che dal guaio devo trarre tutto il bene possibile per me e per gli altri […] Cerco di pensare un po’ e riesco talora ad elevarmi al di sopra delle montagne, colle ali del pensiero e coll’aiuto dei libri […] Sento bene che dovrei profittare di questo ritiro per parlare di Dio, ma le voci degli uomini mi chiamano al loro servizio, e non li servo in nome di Dio?[...]

«Prega che il Signore me la renda breve (la convalescenza, ndr.) e non troppo fastidiosa perché ho bisogno delle mie forze per servirlo […] Fa qualche volta una passeggiata per me in mezzo ai pascoli, che io te la renderò appena potrò rimettermi in cammino. Addio, mia cara, sono sempre ottimista: Dio non abbandonerà l’Italia se resterà fedele alla sua missione di proteggere la libertà della Sua chiesa e di difendere il patrimonio della Sua civiltà: questo sarà il mio impegno fino che avrò vita e lena. Diglielo, ripetiglielo tutti i giorni…» Questi brani sono tratti dalla biografia di De Gasperi scritta dalla figlia Maria Romana. Per tenermi su di spirito, rileggo la frase: «Cerco di pensare un po’ e riesco talora ad elevarmi al di sopra delle montagne, colle ali del pensiero e coll’aiuto dei libri…».

Mario Pancera