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Un anno dalla strage dell'isola di Utøya, in Norvegia

Il 22 luglio di quest'anno ricorre il primo anniversario della strage dell'isola di Utøya, in Norvegia. In poche ore di follia omicida sono morti 69 ragazzi lasciando la Norvegia e l'Europa intera nell'incredulità e nello sconforto. Quei ragazzi, membri dell'organizzazione giovanile del Partito Laburista Norvegese, si erano ritrovati insieme per divertirsi e discutere di politica, per progettare insieme il futuro del loro paese e dell'Europa. I loro ideali sono i nostri: pace, libertà, uguaglianza, rispetto delle diversità. Sono nati in un paese conosciuto come uno tra i più civili del mondo, dove da anni si mettono in pratica i principi dell'inclusione sociale e della multiculturalità. Tutto questo si è voluto colpire, in quella giornata di luglio, quando Anders Breivik ha ucciso con una bomba 8 persone nel centro di Oslo e poi, travestito da poliziotto, ha massacrato i ragazzi inermi che cercavano di fuggire dall'isola. Sarà la giustizia a stabilire se il responsabile abbia agito in modo lucido o perché affetto da una qualche patologia psichiatrica, quello che resta sono le sue idee, messe nero su bianco, visibili da tutti per mesi su internet. Un progetto che voleva cancellare tutto quello che la Norvegia in questi anni ha costruito, basato sull'odio della diversità, sulla "difesa della razza", su una versione integralista  e intollerante della religione cristiana. Idee di stampo razzista, fascista e nazista dunque, a dimostrazione che a più di 60 anni dalla fine della seconda guerra mondiale queste idee sono vive e vegete e molto pericolose.

La stessa cosa l'abbiamo capita noi italiani, dopo la strage di Firenze avvenuta nel dicembre scorso. Due vicende drammatiche accomunate dall'adesione dei loro esecutori allo stesso paradigma ideologico. Fa piacere leggere nelle interviste ai sopravvissuti pubblicate recentemente dal quotidiano La Repubblica che chi quel giorno è scampato alla morte continua ad impegnarsi, crede ancora negli stessi ideali che animavano gli amici scomparsi e li vuole portare avanti anche in loro nome. E' anche a questi ragazzi, profondamente segnati dal dolore, che le Sezioni ANPI Toscana e di Massa vogliono  testimoniare la loro vicinanza. La nostra battaglia è la stessa, non li dimenticheremo mai.

A.N.P.I.
Sezione Regionale Toscana
Sezione di Massa

Massa, 16/7/2012

Fonte: ANPI Massa