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Una città viva... una città di tutti. Emozioni e prospettive dopo la festa di Ortola

Massa. C'è una città che non vedi solo se hai gli occhi gonfi di odio e la voglia di costruire meschine carriere politiche senza idee, solo con pregiudizi e ignoranza.

Una città viva, che costruisce dal basso iniziative di incontro, di dialogo, di scambio, di cultura, di musica, di conoscenza, di cibo da tutto il mondo. Una città in grado di riprendersi gli spazi pubblici per trasformarli in un pomeriggio di festa per tutti. Per tutti.

Sabato 22 settembre il Parco di Ortola è diventato una grande festa colorata, uomini donne e bambini, italiani, sinti, albanesi, senegalesi, africani, tutti insieme a sudare sette camicie per allestire uno spazio e farlo rivivere.

Una festa completamente autogestita, finanziata dalle associazioni partecipanti senza contributi esterni e con il solo sostegno delle tantissime persone presenti che hanno lasciato un piccolo contributo volontario. Anche questo un bell'esempio per chi semina odio e specula sul disagio aggravando i problemi.

Tutti portano cibo, semplici cittadini italiani, di varie culture, ma anche diversi commercianti di Ortola: tagliolini con i fagioli alla massese e una focaccia pugliese, cous cous dall'Africa e specialità albanesi, pizza margherita, lasagne e Shalma, una prelibatezza sinta insieme ad emozioni della cultura gastonomica degli “zingari” e tanto altro ancora.

Tutti portano musica, la loro musica. I Forasteri attraversano il mediterraneo con suoni aperti e vivi, sinti e albanesi gareggiano con una musica che coinvolge centinaia di persone, un pubblico mai visto in questo angolo di quartiere.

Infine i Jambé dall'Africa scandiscono il ritmo di una danza che unisce tutti, ogni individuo delle tante comunità presenti, tutti insieme in cerchio guardandosi in viso, con tanti sorrisi, tanti colori.

Un quartiere che attirato da questa atmosfera magica risulta presente.

Ci sono le associazioni presenti sul territorio e gli abitanti di Ortola e Mirteto.

Ci sono le comunità sinti e albanesi, senegalesi e varie comunità africane. Ci sono tanti massesi, almeno 300 persone che fanno vivere il parco per l'intero pomeriggio e la sera.

Non è solo una festa dell'accoglienza e dell'intercultura. E' la festa di chi è in grado di immaginare una risposta democratica e partecipata al degrado degli spazi comuni nei quartieri troppo spesso considerati residuali.

E' la festa del fare insieme le cose per costruire un popolo capace di dialogo.

E' la dimostrazione che se tutti fanno la propria parte si può affrontare il degrado e vincerlo.

Certo non basta una festa, ma se fosse l'inizio di una nuova unità tra persone di buona volontà alcuni problemi si affronterebbero. La festa dimostra che è possibile.

E quindi alla fine della serata un impegno preso tra tutti i presenti: l'impegno di non perdersi di vista, di fare ancora delle cose insieme, di costruire una cultura dell'apertura contro tutti i pregiudizi.

Di stare ancora insieme nelle iniziative quotidiane, anche alla fine della festa.

Perché la “guerra dei poveri” non sarà mai la soluzione per i popoli di tutto il mondo. E' l'unione di tali popoli presenti su un territorio e la volontà di impegnarsi nelle cose che può costruire una altra città in un mondo migliore.


La rete di associazioni: AAdP, ACI, ALT.RA, ANPI, ANTA, AVAA, Briciole, CAI, Caritas, Emergency Massa Carrara, GAM, GAS, Globularia, In Movimento, La Pietra Vivente, Legambiente Massa Montignoso, L'Incontro, Mafalda, Macramé, Misericordia, Mondo Solidale, Se non ora quando, Tutta un'Altra Città, Wael Zwaiter.

Le fotografie della festa

L'articolo di presentazione