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Piazza Porrajmos

Non esiste mediazione quando si parla di zingari: il bianco o il nero,
le sfumature non sono ammesse, non vi è posto per loro.
Chi li descrive come fantasia di libertà, paladini di una libertà anarchica andata perduta e  chi come un rifiuto nella storia dell'uomo.
Difficilmente vissuti come singoli individui quali sono.
La maggior parte dei pregiudizi che li riguarda è spietata: pregiudizi diffusi li definiscono ladri e  bugiardi, quando non immaginati intenti nella vendita dei loro figli o nel rubare i figli degli altri per venderli. Continuiamo a chiamarli genericamente zingari nonostante siano presenti in Italia dal 1422,
come se nessuno di loro fosse nostro connazionale.
Continuiamo a chiamarli genericamente "nomadi" mentre la percentuale di chi ancora fra loro può essere definito nomade è poco sopra l'8 per cento.
In realtà è l'odio verso di loro ad essere nomade, nomade perché capace di spostarsi da persona a persona.
Nell'Europa in piena crisi economica sono il "popolo termometro", misurano la febbre che assale la società.
Piero Gabella, un prete, lo ricorda molto chiaramente: “I sinti sono come i pesciolini che vivono sul fondo del lago.
Quando cominciano a venire a galla, morti, significa che il lago è avvelenato. Ci rivelano le nostre ombre”.
L'International Romanì Union, che li rappresenta all'ONU, li divide in cinque gruppi: rom, sinti, kalé, manouches, romanichals.
Cinque gruppi, un popolo senza nazione.
Un popolo mai riconosciuto nella sua identità se non per un triangolo nero sui vestiti: oltre mezzo milione di zingari furono sterminati nei campi di sterminio.
In una sola notte quattromila rom furono uccisi nelle camere a gas ad Auschwitz.
In quella notte sono sopravvissuti solo 24 bambini, tutti gemelli: erano stati riservati al dottor Mengele per i suoi esperimenti.
Perseguitati e sterminati perché zingari.
La loro colpa era genetica: geneticamente erano ladri, truffatori, nomadi, " razza inferiore" , razza indegna di esistere, pericolosa e nociva per la società.
Il loro sangue la loro colpa: determina sempre comportamenti pericolosi per la società.
Cosa è cambiato nella nostra percezione?
Veltroni portò la sgombero dei campi nomadi, ordinati  in qualità di sindaco, a dimostrazione della sua forza e Berlusconi basò la sua campagna elettorale promettendo tolleranza zero, contro rom, clandestini e criminali.

Gli spazi urbani raccontano le città che le comprendono e le persone che ci vivono.
Nella nostra città spazi più o meno anonimi  si alternano a spazi più o meno vivaci.
Nella nostra città c'è uno spazio, un parcheggio di periferia, che è diventato una tessera della cultura del rifiuto.
Nella nostra città non c'è uno spazio che ricordi il Porrajmos, in romanés significa "divoramento",  l'Olocausto rom.
Mi chiedo perché non crearlo.


"Lo sterminio dimenticato"Giovanna Boursier Sinnos editrice
"La vergogna e la fortuna”, Bianca Stancanelli Gli specchi Marsilio editore
"Zingari di merda" di Antonio Moresco,  Effigie editrice