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We, trash people

Egr. signor Sindaco, vorrei dirle qualcosa in merito alle polemiche e resistenze sulla raccolta differenziata dei rifiuti nella nostra città.

Sono le 6.30 del mattino di domenica 9 marzo 2014, e io sono appena rientrata in casa dopo aver buttato l'immondizia. C'era un signore di mezza età, con una vecchia auto accesa dalla portiera spalancata, che aveva appeso una borsa di plastica ad uno dei contenitori dell'umido, mentre frugava in un altro. Non stava cercando qualcosa che aveva accidentalmente lasciato cadere nel bidone, apriva i sacchetti e ne estraeva cibo che lui giudicava ancora commestibile e trasferiva nella suddetta borsa.

Non gli ho parlato: dirgli “Buongiorno” mi sembrava un sarcasmo. Non l'ho guardato se non indirettamente: odiavo l'idea che dovesse sentirsi ancora più a disagio a causa mia. Non ha mai alzato la testa mentre gli passavo accanto e neanch'io ci sono riuscita. Solo uno spasmo che gli ha irrigidito i movimenti ha segnalato come si fosse accorto della mia presenza. Pronto alla lotta, per così dire. Pronto a ricevere le contumelie e il disprezzo che chi è povero merita.

Perché è in quelle condizioni, in un paese meraviglioso come l'Italia? In una città lieta, operosa ed opulenta come Treviso? Forse non si sarà impegnato abbastanza, in passato, per avere le conoscenze giuste e sfruttarle. Non avrà ossequiato il potente in carica e oliato le ruote adeguate. Chissà. Ma comunque, adesso non potrebbe darsi da fare, vendere un rene, o una figlia in circonvallazione? Perché si ostina ad essere miserabile? Come osa ricordarci che il contesto in cui viviamo è profondamente ingiusto, mangiando i nostri rifiuti? Li lasci là, mica sono suoi, smetta di rubare e cerchi di crepare nell'ombra e in silenzio, e presto.

Vede, signor Sindaco, cosa comporta la raccolta differenziata? Facilitiamo il lavoro a questi barboni. Come se la vita non fosse già abbastanza facile, per chi non deve preoccuparsi del quarto telefonino, della terza automobile, della seconda casa al mare e del primo imprescindibile principio della convivenza incivile: fingere di non essere parte di una comunità umana e di non dovere nulla ad essa.

 

Maria G. Di Rienzo

Fonte: LunaNuvola's Blog - il blog di Maria G. Di Rienzo