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Settantesimo anniversario dell'eccidio del Passo del Turchino (Genova) 19 maggio 1944

Non tutti sanno che nell’eccidio di del Passo del Turchino, strettamente correlato a quello della Benedicta, episodi rilevanti nella storia della Resistenza Italiana, rimasero uccisi anche due partigiani di Massa Francesco e Giovanni Fialdini. Ad Altagnana esiste un monumento in marmo, dello scultore Brunello Pucci, che li ricorda unitamente a Enrico Mazzanti anch’egli partigiano del posto ucciso nelle vicinanze del paese.

L’ANPI omaggia i due nostri due partigiani concittadini attraverso questo scritto del loro nipote dr. Giulio Fialdini.

Il 7 Maggio 1924 nacquero ad Altagnana, un paesino ai piedi delle Apuane, Francesco e Giovanni, figli di Giulio Fialdini e di Leonilde Lorenzetti, in una famiglia composta di 17 figli.

La vicenda ebbe inizio nel Febbraio 1944, quando il regime della RSI, intendendo sia porre argine alle numerosi diserzioni, sia creare nuovi reparti fascisti, pubblicò un bando di richiamo per le classi 1923, 1924, 1925. Era il bando Graziani e la renitenza veniva punita con la pena di morte.

Giovanni e Francesco non intendendo aderire al bando si nascosero in una zona di montagna chiamata “Bandito” dove incontrarono altri giovani disertori. Ben presto vennero contattati da un esponente del Partito Comunista Clandestino, un genovese che aveva parenti ad Altagnana  e aveva appreso dell’esistenza del nucleo di renitenti. La proposta che rivolse loro fu di unirsi alle formazioni partigiane che si stavano organizzando a Genova per potersi opporre al regime con le armi.

I giovani accettarono. Raggiunsero l’Appennino Ligure Piemontese e si unirono alla Terza Brigata d’assalto Garibaldi “Liguria”, chiamata anche Benedicta, attiva sul Monte Tobbio insieme alla Brigata Autonoma Militare.

Le due formazioni destarono ben presto preoccupazione nel comando nazista di Genova che decise di porre in atto un grande rastrellamento, dispiegando migliaia di militari, carri armati e aerei da ricognizione ossia una forza militare imponente. I partigiani, pur messi al corrente del pericolo che correvano, vennero sopraffatti, oltre che dalla palese superiorità numerica (erano solo in 770), anche per la totale inesperienza sul campo di battaglia: per la maggior parte si trattava di civili di circa venti anni.

Solo due giorni di rastrellamento furono sufficienti ai Nazifascisti per concludere l’operazione di rastrellamento del Monte Tobbio. All’alba dell’8 Aprile la Terza Brigata Liguria e la Brigata Autonoma Militare non esistevano più: 147 i morti fucilati, 440 i deportati presso i campi di concentramento tedeschi, 17 gli imprigionati nel terzo braccio del carcere di Marassi, a Genova, sotto il controllo del tenente delle SS Kass. Tra questi diciassette, vi erano anche Francesco e Giovanni Fialdini.

Dal carcere di Marassi i prigionieri vennero poi condotti presso la Casa dello studente dove le SS erano solite torturare prigionieri politici, ebrei e partigiani. Mia zia Iride, che risiedeva a Genova, quando andava a trovare i due ragazzi, posava lo sguardo impotente sulle loro camicie insanguinate.

Il pomeriggio del 15 Maggio 1944 il G.A.P. di Genova fece esplodere una bomba all’interno del cinema Odeon, cinema frequentato esclusivamente da nazisti. Cinque morti e quindici feriti. Il comando nazista reagì subito, il 19 Maggio, facendo prelevare 59 prigionieri dal terzo e quarto braccio del carcere di Marassi con destinazione il Passo del Turchino. Arrivati sul posto, i condannati trovarono una grande fossa. La rappresaglia fu eseguita in osservanza della regola del 10x1. Vennero falciati a colpi di mitragliatrice a gruppi di tre o quattro, cadendo gli uni sugli altri all’interno della fossa che poi venne ricoperta con un masso. Il fatto inizialmente fu taciuto da parte nazista; da parte fascista addirittura negato.

Ma a Genova si era sparsa la voce del massacro e alcuni dei parenti delle vittime si recarono sul posto per accertarsi dell’accaduto, scavando con le mani, fino a rinvenire alcuni dei cadaveri. Non si potevano però dissotterrare tutti i corpi, dal momento che le SS, pur non potendo più negare l’accaduto, pattugliavano costantemente il territorio e la riesumazione delle salme avrebbe innescato lo scontro.

Soltanto con la Liberazione fu possibile riesumare tutte le salme. Mio padre si recò a Genova. Il riconoscimento dei fratelli Fialdini fu reso possibile unicamente dal ricamo che le donne anziane di Altagnana erano solite apporre sulla parte posteriore dei calzini. Fu così, notando quel dettaglio, che mio padre ebbe la certezza di avere di fronte, tra quei 59, anche i loro resti.

Al Passo del Turchino, ogni anno, il 19 Maggio, si celebra la ricorrenza dell’eccidio, davanti ad un grandioso monumento eretto in memoria dei 59 martiri.

 

Massa 14 Maggio 2014

 

LA SEZIONE ANPI DI MASSA