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L’uomo di marmo fa a pezzi le Apuane

Mancano ormai poche ore: martedì primo luglio il Consiglio regionale della Toscana vota un Piano che si propone di valorizzare e regolamentare, anche in modo innovativo, quelli che vengono definiti “paesaggi eccellenti”. Peccato che continui a permettere che montagne meravigliose, quelle delle Alpi Apuane, vengano devastate e condannate a scomparire. Il business di pochi industriali del marmo sembra aver vinto ancora una volta, malgrado la tenace resistenza di Anna Marson, assessore all’urbanistica. Negli ultimi giorni, una maggioranza inedita al servizio delle ruspe, Pd e Forza Italia, al grido di “difendiamo il lavoro”, ha approvato emendamenti killer che consentono di riprendere lo scempio perfino nelle settanta cave piazzate dentro il Parco protetto dall’Unesco. La Toscana si omologa così alle intese larghe e garrule del premier, le famiglie del marmo contabilizzano l’aumento delle colossali rendite e ogni giorno saltano in aria giganteschi pezzi di montagna inquinando le sorgenti e l’aria. Guardate lo spaventoso filmato di Alberto Grossi in fondo all’articolo di Baldeschi (da Eddyburg), firmate la petizione ma, soprattutto, seguite e sostenete la resistenza di Salviamo le Apuane.

Vi è una riserva di marmo ancora per mille anni di escavazione, sostengono gli industriali. E chi se ne frega se questo comporterebbe la sparizione di uno straordinario monumento paesaggistico, ambientale e geologico. L’importante – come si è anche accorta la famiglia Bin Laden che ora vuole entrare nel business – è di continuare a godere di colossali rendite inquinando sorgenti, fiumi e aria.

Intanto, un passo in questo senso è stato fatto con l’approvazione nella Commissione ambiente e territorio della Regione Toscana, nonostante l’eroica resistenza dell’assessore Marson, di ulteriori emendamenti peggiorativi del Piano paesaggistico. Di cui, il più negativo è la possibilità di riaprire le cave dismesse da non più di 20 anni al di sopra dei 1200 metri, in aree vincolate. E non è improbabile che in fase di approvazione da parte del Consiglio regionale, qualche soldatino alle dipendenze di Confindustria proponga ulteriori codicilli per la distruzione della Montagna. Ma in attesa dell’assalto finale, si possono già fare alcune considerazioni.

La prima è che, nonostante che le autorizzazioni di apertura di nuove cave dovrebbero ora essere inquadrate in “piani di bacino” soggetti al parere preventivo della Regione, saranno i Comuni a decidere e a dire l’ultima parola; e l’esperienza insegna che in Toscana l’osservanza dei piani sovraordinati è stata finora un’eccezione. Con l’aggravante, che qui l’osmosi fra amministratori, imprese e Parco delle Apuane ha creato un blocco di interessi che nessun meccanismo regolativo di piano può seriamente intaccare. Bisogna, perciò, cambiare politica e l’unica chance in questo senso è di mandare a casa gli attuali amministratori e sostituirli con persone che si preoccupino più della salute del territorio e dei cittadini che dei profitti delle imprese. Da qui alle prossime elezioni questo è il compito dei comitati.

La seconda considerazione è che il grande sconfitto di questa prova di forza è il Presidente Enrico Rossi, il quale all’inizio e durante il suo mandato aveva ribadito che la sua era una maggioranza di sinistra. “Il nuovo piano garantisce insieme alla tutela ambientale, anche le legittime istanze di crescita e sviluppo economico”; non è un esponente della giunta a dichiaralo, ma la portavoce di Forza Italia che così sancisce  la nascita di una nuova maggioranza. La Regione Toscana perciò si omologa alla politica di Matteo Renzi, il premier che intende sfasciare la Costituzione vigente in combutta con un corruttore di giudici e di minorenni, compratore di senatori, evasore fiscale, ma “votato da milioni di italiani”.

Fine del modello toscano? Vi è da dire che questo modello, che significava uno sviluppo che non distruggesse paesaggio e ambiente, ma anzi ne facesse preziose materie prime da salvaguardare e riprodurre, è esistito solo come proposta politica e tecnica di minoranze fra cui la Rete dei Comitati per la difesa del territorio. E, tuttavia, il tentativo e in qualche caso la speranza erano che le istituzioni sapessero raccogliere la sfida, in tale senso era stato possibile registrare qualche cauta apertura del Presidente della Regione. Ora, un Consiglio di nominati dai partiti, ignaro di quanto avviene nel mondo, culturalmente arretrato (e cattiva cultura fa cattiva politica) affonda questa speranza. Ribadisce che lo sviluppo si ottiene distruggendo un patrimonio che non appartiene ai cavatori, ma al mondo. Scavalca i sindacati, molto più cauti e consapevoli che la monocultura marmifera deve essere sostituita da un’economia più equilibrata che valorizzi tutte le risorse del territorio. Puntella le rendite dell’oligopolio dei cavatori senza accorgersi che la rendita storica del partito ex Pci, ex Pds, ex Ds, … “ex” si esaurirà definitivamente quando sulla scena elettorale prenderà posizione un partito degno di credibilità che faccia propri gli interessi dei cittadini.


Fonte: Eddyburg, titolo originale: Alpi Apuane – Nuova maggioranza alla Regione Toscana

Fonte: Comune-Info