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L'altro Iraq che resiste, con il pane e le rose |
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Scritto da Un ponte per ... |
Lunedì 25 Agosto 2014 21:15 |
La societa' civile irachena chiede aiuti, diritti, protezione, coraggio della politica, non armi. Mentre il Governo italiano preparava e - solo in seguito - faceva approvare dal Parlamento l'invio di armi ai combattenti kurdi, questa settimana, gli operatori di Un ponte per... in Iraq assistevano a una mobilitazione straordinaria della societa' civile irachena negli aiuti umanitari. Scherzando, i nostri partner locali ci dicevano che il governo italiano farebbe meglio a trasferire i vecchi armamenti in disuso allo Stato Islamico, cosi' se si inceppano risparmiano qualche vittima. Ben altro chiedono in questo momento coloro che in Iraq sono piu' attenti alla salvaguardia dei diritti umani: beni alimentari, acqua, interventi internazionali focalizzati alla protezione di popolazioni a rischio di genocidio, e ponti aerei per portare in zone sicure le minoranze ancora assediate nelle montagne di Sinjar e in altre zone del governatorato di Mosul. Certamente un ponte aereo di C-130 dell'Esercito Italiano non era necessario per portare a Erbil acqua e biscotti facilmente acquistabili in loco, che appaiono quindi strumentali a giustificare la successiva distribuzione dei kalashnikov. Questa scelta non chiarisce chi svolgera' il lavoro diplomatico per sostenere il dialogo nazionale con i politici iracheni e kurdi, che coinvolga tutti gli attori regionali a partire dall'Iran, e il lavoro di polizia internazionale per fermare traffico di armi e finanziamenti allo Stato Islamico. Ne' e' chiaro al momento chi si adoperera' per costruire una forza di interposizione ONU all'altezza dello slogan "Responsabilita' di Proteggere", riferito alla popolazione civile, che finora e' stato usato dalla NATO come paravento di operazioni di guerra. Lo abbiamo ribadito in questi giorni con Rete Italiana Disarmo. E' quindi, ora, necessario lavorare con massima energia a sostegno del processo politico iracheno e del dialogo nazionale, perche' il nuovo Primo Ministro al-Abadi cambi corso rispetto al suo compagno di partito al-Maliki, ascoltando non solo le opposizioni ma anche la societa' civile irachena. Ci stanno provando gli attivisti dell'Iraqi Social Forum, composto da decine di associazioni, sindacati e reti di tutto il paese, che stanno impostando un piano strategico di partecipazione della societa' civile al dialogo nazionale, e di lotta alla discriminazione tra tutte le comunita' linguistiche e religiose. Hanno lanciato in questi giorni campagne come "Ministri senza quote" contro la pianificazione della politica su basi etniche. Chiedono che almeno quattro ministri vengano scelti in base al merito e alle proprie conoscenze della materia, non su basi settarie. E' il primo tentativo di mettere in discussione il sistema di quote non scritto ma varato e consolidato dalle autorita' USA dell'occupazione, che gravano ancora sulla politica irachena. Seguiamo con attenzione e sosteniamo queste iniziative, perche' solo da qui puo' nascere un altro Iraq. Cosa puoi fare: - sostieni le nostre attivita' umanitarie per i profughi iracheni, che realizziamo in stretta collaborazione con le associazioni locali... dona e informati qui: http://www.unponteper.it/emergenza-iraq - organizza attivita' di informazione e raccolta fondi nella tua citta' sulla situazione irachena... scrivici se vuoi un nostro intervento:
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