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Sulla via di Dio, né odio, né violenza, né vendetta

Pubblichiamo l'introduzione e l'attualizzazione del tema dell'inconro, tenuto il 23 novembre 2015 presso la Moschea Taiba, via Chivasso 10 F, a Torino da Enrico Peyretti.

Siamo addolorati per le recenti violenze di Parigi, che seguono a tante altre, in tanti paesi, contro civili innocenti, di tanti popoli, culture e religioni. Soffriamo per i massacri che vogliono impaurire e dominare tutti, come soffriamo per le guerre, che uccidono, feriscono, impoveriscono soprattutto le popolazioni civili. Preghiamo che Dio cambi i cuori violenti.

Abbiamo pensato di riunirci come già altre volte, musulmani e cristiani, insieme a chiunque, donne e uomini, è amico della pace, per qualche momento di silenzio, di riflessione e di preghiera. Cerchiamo così di sviluppare nei nostri cuori sentimenti più profondi delle parole, sentimenti di umanità, di uguale valore di tutti gli esseri umani, di rispetto tra tutte le culture, di volontà di vivere insieme nella giustizia, nella libertà, nella dignità.

Cristiani e musulmani, cerchiamo tutti, con le parole e i modi propri delle nostre religioni, di accogliere la parola e la luce di Dio, per vivere degnamente. Abbiamo ricordato a noi stessi che, sulla via di Dio, non c'è odio, né violenza, né vendetta.

Sappiamo che le difficoltà e le ingiustizie del mondo vanno affrontate con lotte giuste, condotte con la forza della ragione e della dignità, del resistere tutti insieme alle prepotenze, e non con l'uccidere, non con l'odio che rende malvagio il cuore e non produce mai risultati buoni. Noi non vogliamo rispondere all'odio con l'odio. Come Antoine Leiris, l'uomo a cui i terroristi hanno ucciso la moglie, noi diciamo “non avrete il mio odio”. Questa è vittoria sul male.

Sappiamo che la violenza offende creature di Dio e quindi offende Dio stesso, e produce sempre altra violenza e dolore. Ricordiamoci che oggi, 25 novembre, è la giornata di impegno contro la violenza sulle donne.

Sappiamo che la vendetta moltiplica il male, non lo toglie, ma lo raddoppia. Perciò la guerra non toglie il male del terrorismo. Solo una società cosciente della vita umana e organizzata con giustizia può ridurre violenze e vendette, affermando i diritti umani di ogni persona.

Quando, nelle nostre religioni, sono comparse in passato o compaiono anche oggi forme di odio, di violenza, di vendetta, di dominio, di disprezzo, noi sappiamo che queste azioni tradiscono la volontà di Dio. Infatti, Dio vuole che siamo giusti, che rispettiamo e amiamo tutti gli esseri umani e la natura. Riconosciamo ciascuno i nostri errori e ritardi nel vivere le nostre religioni, e vogliamo come fratelli aiutarci a diventare migliori cristiani e migliori musulmani.

Assolutamente non è giusto accusare l'islam di violenza solo perché ci sono organizzazioni violente che usano e bestemmiano il nome di Allah. Giustamente i musulmani stanno gridando “Not in my name. Non nel mio nome voi terroristi fate omicidi e stragi”.

Altrettanto, non è giusto accusare di violenza il vangelo di Gesù per il fatto che dei potenti che si dicono cristiani hanno compiuto in passato o compiono anche oggi violenze economiche e militari per dominare altri.

Siamo qui insieme, musulmani e cristiani, per aiutarci a vedere e a vivere il vero insegnamento delle nostre religioni, e a purificarle dagli errori e dai peccati di noi deboli esseri umani. Siamo insieme davanti a Dio, l'unico Dio vivente, a cui diamo nomi diversi ma che è al di sopra di tutti i nomi. Sia cristiani che musulmani abbiamo fede che Dio è buono, clemente e  misericordioso verso l'umanità. Perciò lo preghiamo di darci forza interiore per costruire una giusta fratellanza dei popoli, delle culture, delle religioni, ognuna con le sue caratteristiche.

Molti sapienti comprendono che, in questo nostro tempo, Dio chiama i popoli umani, con le loro culture e religioni, ad una maggiore unità, intesa, comunicazione, vicinanza e collaborazione. Le religioni non sono più isole separate in differenti regioni della terra. Sono ormai sapienze e regole di vita vissute da persone che abitano insieme nelle stesse città. Dio ci chiama alla pace e alla collaborazione tra le religioni perché vi sia pace tra le nazioni. Come in una famiglia, ognuno ha la sua personalità libera, ma si deve vivere gli uni per gli altri, senza imposizioni né esclusioni, senza superbia né disprezzo. Le violenze di questo tempo sono opposizione a Dio che ci chiama all'unità della famiglia umana.

Vogliamo che i fedeli delle nostre due religioni vivano insieme, in Europa e in Italia, con rispetto, conoscendo e stimando i rispettivi testi sacri e le tradizioni, senza superbia ignorante, senza disprezzo, impegnati nel dialogo per togliere malintesi ed equivoci. Le nostre due religioni possono, nella convivenza civile quotidiana, aiutarsi a vicenda sulla via del bene.

Ognuno di noi ha il suo proprio cammino. Ma c'è un cammino comune: invece dell'odio la fratellanza, invece della violenza il dialogo e l'accordo, invece della vendetta la riconciliazione e la costruzione della pace. Continuiamo, musulmani e cristiani cittadini di questa nostra città, a conoscerci, a stimarci e aiutarci, a sviluppare la forza umana nonviolenta, per affrontare insieme i problemi e togliere le ingiustizie che spingono gli ignoranti e i superbi a fare violenza. Come dice il Corano (5,48), Dio non ha voluto fare di noi una comunità unica per metterci alla prova nel “gareggiare nelle opere buone”. Cristiani e musulmani siamo in gara fraterna nel vincere la tentazione di rispondere al male con la vendetta, nel fare il bene, nell'essere giusti, nel rispettare e amare tutti, uomini e donne, cittadini e stranieri, credenti e non credenti, e specialmente i più poveri nella società, nell'educarci alla nonviolenza attiva per costruire la giustizia.