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Casa di Accoglienza di via Godola a Massa: Report 2015

La Casa di Accoglienza di via Godola, a Massa, è una realtà piccola che, come si evince dai dati che seguono, può ospitare solo un numero limitato di persone; tuttavia, pur con questo limite, essa ci offre l'occasione, come altri servizi quali le mense, per mettere a fuoco la drammaticità dell'esclusione con la quale conviviamo, spesso ignorandola.

I dati statistici annuali vanno letti perciò sapendo che narrano di persone, di volti, di storie e di drammi che non riescono ad avere voce.

Dinanzi a queste grida silenziose e mute rimane tutta la nostra impotenza, l'incapacità di rispondere a tutte le domande di aiuto, ma anche lo sforzo che ciascun volontaria/o fa di creare, per quel poco tempo di ospitalità che possiamo offrire, un clima accogliente, un briciolo di relazione umana che, per quanto possibile, inizi a sgretolare il pregiudizio che esiste.

L'impegno dei volontari non acquisisce solo un significato in relazione alla personale esperienza e alla crescita umana di ciascuno, ma assume il senso importante di essere un piccolo passo per un cambiamento di prospettiva, un tassello per costruire una società solidale, non più ancorata al bisogno di fortificarsi escludendo quanti disturbano.

Chiusi nelle nostre certezze e nelle nostre paure, ci occorrerebbero la capacità e il coraggio di porci interrogativi, domande... la volontà di porre attenzione alla storia recente, alle azioni e reazioni adottate, ai risultati ottenuti... l'umiltà di comprendere gli errori commessi... lo sforzo di sfuggire alle facili rappresentazioni e narrazioni, consapevoli che la complessità richiede un'articolazione di analisi e di risposte...

Avremmo bisogno di domande, per indagare, realmente, questo nostro sistema che espelle vite umane e le precipita - senza quasi alcuna possibilità di riuscire più a recuperarle - nel girone infernale dei dormitori, che rappresentano spesso l'unica e l'ultima risposta per chi non ha più voce per farsi sentire.

Interrogandoci forse scopriremmo come ingiustizia - disuguaglianza - insicurezza siano strettamente saldate insieme e non possano essere affrontate isolatamente... qui è il vero nodo che genera l'esclusione con la quale ci confrontiamo ogni giorno.

Avremmo bisogno di sguardi nuovi, con cui guardare quanti si rivolgono alle mense, ai dormitori... e capacità di accogliere nuove prospettive, dando voce al dramma che essi vivono e facendone l'inizio di un impegno di cambiamento radicale, fondato sulla convivenza, sulla solidarietà e sul rispetto della dignità umana di ogni persona, senza esclusioni.

Talvolta ci interroghiamo sul senso della Casa di Accoglienza, sul significato del nostro servizio e su cosa percepiscono le persone che chiedono di essere accolte.

L'accoglienza è un'esperienza forte, importante... significa accettare l'altro sospendendo il giudizio e riconoscere nell'altro una sorella o un fratello.

In questo senso, e ciò spesso è causa di frustrazione per i volontari, il servizio che offriamo non è risolutivo di niente; sperimentiamo la nostra impotenza rispetto ai bisogni delle persone che incontriamo: mancanza di lavoro, di alloggio, di assistenza...

L'unica cosa che siamo in grado di offrire è solo una breve pausa di riposo a persone che vivono nella strada, facendo sì che in quel breve soggiorno loro si sentano accolte, accettate, rispettate... e al tempo stesso provino ad accettarci e rispettarci.

In questo nostro percorso si intrecciano tanti aspetti: le fatiche e i bisogni dei nostri ospiti, inclusa la loro esasperazione, la loro rabbia, il loro pregiudizio; la nostra vita quotidiana, i nostri pregiudizi ed anche la nostra paura dell'altro.

Sarebbe inutile negarlo, l'importante è dargli un nome e cercare di affrontarlo.

Le poche regole che ci siamo date1 sono funzionali a questo: agli ospiti, per fare in modo che stiano quanto meglio possibile nei cinque giorni che dormono alla casa, ai volontari, che sentano di poter svolgere il servizio in tranquillità.

Poche regole, ma ciascun volontario sa quanto siano “dure” da mettere in atto, perché ogni nostro rifiuto significa lasciare sulla strada qualcuna/o; al tempo stesso sono le uniche condizioni che possono assicurare un soggiorno tranquillo e accogliente agli ospiti e un servizio sereno per i volontari.

In tale ottica, il significato di questa nostra esperienza può essere riassunto - crediamo - nel facilitare la relazione, la relazione tra gli ospiti e la relazione tra ospiti e volontari, e nel creare l'occasione di un incontro che, sicuramente, non è risolutivo delle richieste di aiuto che ci vengono poste, ma al tempo stesso può diventare l'opportunità di sgretolare qualcuno dei pregiudizi che accompagnano noi e che, di riflesso, accompagnano gli ospiti.

Cosa sicuramente insignificante rispetto alla disperazione che porta le persone alla Casa di Accoglienza.

E' tuttavia nostro auspicio che questa prospettiva diversa e parziale con cui guardiamo l'esclusione, questa lettura delle contraddizioni sociali da cui l'esclusione è generata, possa stimolare la politica e il territorio a sperimentarsi in nuove e più ambiziose scelte di solidarietà.

Con questa intenzione offriamo al territorio, alle comunità, alle amministrazioni e alla politica questa nostra piccola esperienza sintetizzata nei dati statistici di questo report.

Se apparentemente sono numeri aridi e freddi, per ciascuno di noi essi assumono le sembianze degli esclusi e le loro voci mute, alcune delle quali le abbiamo volute condividere con la città raccogliendole in una piccola pubblicazione, “Voci senza suono... di invisibili”, disponibile sul sito dell'Accademia Apuana della Pace.


leggi tutto il report: Casa di Accoglienza di via Godola a Massa: Report 2015


1Essenzialmente le regole della Casa di Accoglienza sono:

  • accogliere in casa, per la cena e la doccia, solo le persone che sono ospitate;

  • evitare di far dormire alla casa persone alterate da alcool o da sostanze;

  • rispettare, salvo particolari situazioni, la sosta minima di un mese tra un periodo di ospitalità e l'altro;

  • non ospitare direttamente alla casa di accoglienza, nel caso che siano rimasti posti liberi, lasciando questi per eventuali persone inviate dai servizi sociali o da altre associazioni;

  • rispettare gli ospiti, con le loro fragilità, e al tempo stesso chiedere loro di rispettarsi tra di loro nei giorni di permanenza alla casa e di rispettare il lavoro dei volontari, grazie al quale la casa riesce a rimanere aperta.