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Il partecipante convincente e il militante politico, nuovi e vecchi soggetti per salvare la politica

Alessandro Volpi, Sindaco di Massa, nonché professore universitario, per ritrovare uno sbocco serio alla politica devastata dai partiti ha parlato sul Tirreno di domenica 26 giugno, della necessità di “Partecipanti convincenti” capaci di un progetto nuovo di rinnovamento. Tali non sono e non possono essere i militanti dell’attuale PD, ormai intricati in vecchie logiche che non permettono, e non per colpa loro, la pulizia di tale partecipato convincimento. D’altro canto sembra di capire che per Volpi questi nuovi soggetti non possano essere nemmeno i militanti 5 stelle, perché non hanno la preparazione politica necessaria e non hanno legami forti di organizzazione che permettano di affidarsi a loro, che in effetti sono davvero liberi da un giorno all’altro di abbandonare il sogno.

In pratica nella riflessione di Volpi io leggo un elogio del vecchio militante politico, cioè un uomo che credeva ciecamente in una idea, tanto da averne fatto una fede, al cui progetto derivato era capace di sacrificare se stesso.

Si dirà un anacronismo? Non lo so ma io ci credo come possibilità.

Si badi quel militante è stato condannato filosoficamente anche da Marco Revelli quando ne ha fatto il contraltare, con gli stessi limiti e gli stessi difetti, dell’homo faber capitalistico.

Per non parlare del leader Veltroni che quel militante lo lasciò affogare quando disse che lui non era mai stato comunista, dimenticandosi dei milioni di militanti che avevano fatto le feste dell’Unità, gli scioperi in guerra fredda, e garantito quindi i diritti nella nostra piccola Italia, fondandosi lui ormai sul credo americano che il Partito pesante non era più necessario, ma ne serviva uno leggero, per guidare una democrazia dove anche i votanti si potevano ragionevolmente ridurre.

Guido Viale, sul manifesto sempre del 26 giugno, ha riflettuto sulla crisi della UE spiegando che l’autonomia politica non è più possibile a causa della globalizzazione e comunque, in ogni caso, condannata alla sconfitta. In tal senso la globalizzazione non è neo liberismo, ma vera e propria “appropriazione privata di tutto l’esistente”, e la lotta contro di essa non comporterebbe guadagni per le classi lavoratrici. Ogni pur piccola nazione che uscisse dalla UE rimarrebbe comunque prigioniera della finanza. Viale ha spiegato bene che la politica di tagli sociali ha reso avversari gli emigranti, che prima servivano, come merce pregiata, anche in Italia. Oggi rappresentando una forza lavoro a basso costo, sono diventati e indicati populisticamente come i nemici di tutti, anche dei lavoratori.

Contro tale situazione intricata e forse irrisolvibile Viale è convinto che può servire solo una risposta dal basso che, dato che l’UE è il quadro di riferimento per tutti, richiami in servizio il manifesto di Ventotene, un processo federativo incentrato sulle autonomie locali, legato ad un grosso progetto politico e soprattutto a gente che ci creda come ad una utopia realizzabile. Serve al fondo quindi, come afferma Volpi, il “partecipante convincente”, nuova locuzione che aggiorna il tanto vituperato “militante politico”, che operi dal basso.

Sia chi sia, ma oggettivamente questa è l’unica strada che si salverà.

 

Massimo Michelucci