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Sull'elezione di Trump

La colpa di quanto accade negli Usa non è della Clinton.

E' sempre stata una donna del potere, che è stata scelta, lei candidata debolissima, proprio per la sua fedeltà ai poteri forti.

E si avvia a perdere nonostante l'oro di cui è stata ricoperta, tutti i media e i governi esteri a favore e persino i brogli della leadership del suo partito per indebolire Bernie Sanders alle primarie.

La colpa non è nemmeno di Obama, che in 8 anni ha fatto i compiti a casa assegnati dal potere riuscendo contemporaneamente a raccontare al mondo una favoletta fatta di riforme, progresso, pace, sorrisi. Se avete creduto a questa storia, mentre i posti di lavoro crollavano, i droni volavano e bombardavano e i neri venivano ammazzati come mosche dalla polizia fedele ad un presidente afroamericano, vuol dire che di politica non capite moltissimo, senza offesa. Il grande mausoleo di sabbia della sua presidenza vola via con la grottesca cena con Renzi e Benigni e con questa sconfitta gigantesca dopo una campagna elettorale fittissima al fianco di Hillary. Precipitino nell'oblio lei e tutto l'apparato economico-mediatico neoliberista che l'ha sostenuta.

Grande colpa politica è di Sanders stesso, che ha scelto di immolare il vasto movimento giovanile e di sinistra che aveva creato quasi dal nulla nell'impossibile missione di coprire a sinistra Hillary e "vincolarla" ad un programma progressista. Una posizione che ignorava tutta la storia della Clinton e che quindi non aveva alcuna credibilità.

A quest'ora, nella parte dell'outsider candidatosi contro il suo partito e contro l'establishment politico ed economico, capace di intercettare il voto dei lavoratori impoveriti e dei giovani poteva esserci lui, non il populista di destra che è Trump. Che vince la presidenza sul voto dello stato operaio del Michigan, dove naturalmente le primarie del Pd americano le aveva vinte Bernie. E dove i posti di lavoro evaporarono dopo i trattati di libero scambio firmati da Bill Clinton.

La colpa è anche di Madonna, di Springsteen, di Michael Moore, di De Niro e persino di Joan Baez. Di comici che amo come Bill Maher, Louis CK, Sarah Silverman, John Oliver e tanti altri. Tutta intellighenzia di sinistra e progressista, ma senza cultura politica e quindi incapace di comprendere il sistema politico americano. E che ha cercato di dare ad Hillary una dignità che non meritava e soprattutto che non ha mai avuto. Credevano che le questioni di stile, per cui Trump era indegno di fare il presidente, potessero decidere il voto, che hanno presentato appunto come un referendum sulla "decency" e non sulla politica.

Un sorriso va invece a chi da sinistra in Italia, peraltro impossibilitato ad influire anche minimamente nelle elezioni americane, ha ripetuto come un automa la storia del voto utile e del meno peggio, dimostrando di capirci anche meno.

#ElezioniUsa

 

Ps: una prece per Giovanna Botteri.

 

Fonte: Post pubblicato su FB

Segnalato da Irene Bertozzi