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Il lavoro e la morte operaia

- Claudio Quadrini, 51 anni, dipendente da una ditta metalmeccanica di Torino si e' suicidato perché la sua azienda "la Rosati" 40 dipendenti, era stata ceduta ad una multinazionale tedesca, la quale ha modificato tutta l'organizzazione del lavoro incrementando i ritmi e carichi di lavoro;

- Claudio per 20 anni aveva lavorato li ed ora doveva affrontare un nuovo modo di lavorare con un aumento della mole di lavoro e responsabilta' organizzative , che lui non riconosceva come umane;

- si e' impiccato nel magazzino dove lavorava... Non c'e' la faceva più ... si e' suicidato per il troppo lavoro ... per un lavoro che lo rendeva alienato asservito solo alla Barbara legge del profitto !

Ho svolto per molto tempo l'attività di Dirigente sindacale ai vari livelli nella CGIL e posso affermare con certezza che nella nostra storia c'è stato un periodo dove anche nelle piccole aziende i lavoratori ed il loro sindacato erano soggetti attivi... riuscivamo a contrattare gli organici, i carichi di lavoro, i ritmi, la qualità degli investimenti e la tutela ambientale... lo facevamo esercitando il conflitto necessario... "la conflittualità era permanente"...

Certo oggi con il precariato e la disoccupazione, i lavoratori sono più deboli ed il padrone può dire : fai cosi o li c'è il cancello e ti licenziò... ma le responsabilità, se siamo arrivati a questo punto, sono anche dei gruppi dirigenti sindacali , anche della nostra CGIL, che a partire dai ruoli nazionali hanno progressivamente cambiato pelle , divenendo un sindacato che non contratta quasi più , ma gestisce le scelte fatte dalla Confindustria e dai governi .

Eppure , sono convinto che è dalla realtà presente nei luoghi di lavoro che oggi viviamo, che bisogna ripartire con il conflitto e contrattazione, per cercare di stabilire il come si lavora, per cosa si lavora ... cancellando anche quelle leggi anticostituzionali come il JOBS ACT che ledono la dignità dei lavoratori.

.. Non vedo alternative...

 

Umberto Franchi