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Alcune parole contro la guerra

Mentre la guerra e' in corso la prima cosa da fare e' adoperarsi per farla cessare e per soccorrere le vittime.

Poiché le guerre si fanno con le armi, il disarmo e' l'azione decisiva.

E poiché il disarmo e' l'azione decisiva, ne consegue che le strutture dedite all'uso delle armi vanno ipso facto abolite.

La pace richiede quindi innanzitutto il disarmo e la smilitarizzazione: poiché le armi e gli eserciti servono a fare la guerra, e la guerra consiste nell'uccisione massiva di esseri umani, e' a tutti evidente che senza disarmo e smilitarizzazione mai la pace potrà darsi se non come tregua tra armigeri disposti ad uccidere.

E' evidente che il disarmo e la smilitarizzazione non bastano a garantire una società perfetta, ma diminuirebbero le uccisioni, e poiché il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto a non essere ucciso - diritto senza del quale nessun altro diritto si dà - ne consegue che disarmo e smilitarizzazione sono premesse indispensabili perché una società ragionevole e perfettibile possa darsi.

Le dittature sono già guerra. Ed e' già guerra la persecuzione e la riduzione in schiavitù. Come sono già guerra tutti i poteri che fondano la loro signoria sulla violenza.

Come riuscire a contrastare queste violenze? Certamente non riproducendole, reduplicandole, magnificandole. Per contrastare adeguatamente, concretamente, coerentemente una qualsiasi violenza occorre opporsi ad essa con l'azione nonviolenta.

E' solo con la nonviolenza che si puo' riuscire a contrastare e sconfiggere la guerra ed ogni altra violenza.

Chi pensa di opporsi alla guerra e non fa la scelta della nonviolenza non ha ancora riflettuto sufficientemente sui compiti propri e di tutti.

Ma la scelta della nonviolenza e' assai impegnativa. poiché essa richiede una disponibilità a soffrire anziché far soffrire, a privilegiare il bene comune anziché il proprio immediato vantaggio, a contrastare la propria violenza e rinunciare alle risorse emotive e materiali che essa mette a disposizione, ad adottare forme di lotta che lascino sempre aperta la comunicazione e il riconoscimento dell'altro essere umano e sempre mirino al raggiungimento non di un trionfo ma di un compromesso atto a salvare le vite di tutti, a riconoscere i limiti della propria esistenza, della propria ragione e della propria azione senza che questo pietrifichi. La scelta della nonviolenza e' assai impegnativa.

Hic et nunc, quid agendum?

1. Agire affinché l'Italia cessi di essere complice delle guerre in corso, e quindi: ritirare le truppe italiane dalle missioni di guerra orwellianamente chiamate "operazioni di pace"; cessare di produrre e trafficare armi; ridurre drasticamente le spese militari e passare da un modello di difesa militare a un modello di protezione civile e di intervento internazionale umanitario fondati sulla difesa popolare nonviolenta e i corpi civili di pace; adoperarsi per l'immediato scioglimento delle alleanze militari come la Nato.

2. Agire per far cessare le stragi dei migranti e la persecuzione di essi nel nostro stesso paese, e quindi: riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che risiedono nel nostro paese; abrogare tutte le scellerate antinorme razziste che governo sciagurati hanno imposto nel nostro paese - dai campi di concentramento alle deportazioni ad innumerevoli altre vessazioni -.

3. Agire per far cessare il femminicidio ed ogni forma e concrezione di violenza maschilista, e quindi: innanzitutto sostenere i centri antiviolenza promossi dal movimento di liberazione delle donne; applicare pienamente la convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne; realizzare la parità di rappresentanza dei due generi ovunque si prendono decisioni pubbliche. Il maschilismo e' la prima radice e il primo paradigma di tute le le violenze: se non si sconfigge il maschilismo non e' possibile sconfiggere nessuna altra forma di violenza.

4. Agire per far cessare i disastri ambientali, e quindi: risanare le aree devastate e contaminate; dismettere le produzioni gravemente inquinanti; promuovere buone pratiche amministrative rispettose della biosfera; passare da un'economia orientata alla massimizzazione del profitto altamente iniqua e distruttiva ed effettualmente insostenibile, ad economie sostenibili ed orientate al bene comune degli esseri umani e del mondo vivente.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanità dalla catastrofe.

 

Fonte: Centro di ricerca per la pace e i diritti umani