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La tragedia dell'amianto di Centocelle a Roma

Il procuratore di Velletri, tramite l'ASL , la CONTARP Regionale, ha accertato la presenza di ingenti quantità di amianto all'interno dello stabilimento ECO X di Centocelle che è andato a fuoco.

Il grado di inquinanti per diossina (sostanza cancerogeni) è di oltre 700 volte quello stabilito per legge , ma l'aspetto ancor più grave riguarda il fatto che il capannone era coperto con lastre di fibrocemento contenente amianto che andando a fuoco non diventa mai inerte ma tramite una nube tossica viene sparso nell'ambiente nel raggio di 50 Km e nel ricadere a terra se è stato inalato , basta una sola microfibra per mettere a rischio di mesotelioma il soggetto che l'ha respirata .

Eppure dall'inizio degli anni 2.000 , In qualità di Segretario Generale della FIOM provinciale e Responsabile all'ambiente della FIOM Toscana, ricordo che avevamo fatto notevoli conquiste per il riconoscimento dei diritti di chi era stato sottoposto al rischio amianto (lavoratori e cittadini) ed inoltre , con la definizione del Decreto Legislativo del 25 luglio 2006, n. 257, facemmo un a passo in avanti significativo, in termini non solo di tutela dei lavoratori contro i rischi connessi all’esposizione all'amianto, ma la nuova legge oltre a riconfermare quanto previsto dalla vecchia legge n. 257 del 27 marzo 1992, definiva ulteriori campi di applicazione in relazione alla manutenzione, alla rimozione ed allo smaltimento dell’amianto esistenti nei fabbricati e nelle abitazioni nonché alle bonifiche delle aree interessate.

Quello che è accaduto a Roma potrebbe avvenire anche nella nostra provincia, dove vi sono ancora una grande infinità di aziende da bonificare , di abitazioni, di capannoni con copertura dei tetti con materiali d’amianto ( amosite, actinolite, antofillite, crocidolite, tremolite d’amianto) da demolire e smaltire ...Le amministrazioni pubbliche devono vigilare e monitorare la realtà... ma sino ad ora non è stato fatto quasi niente, e nei programmi elettorali di chi si presenta per governare la città non ho letto niente di impegnativo a tale proposito.

Sono i datori d lavoro che nelle loro aziende o capannoni , hanno l’obbligo di valutare ed individuare la presenza dell’amianto e se vi è se vi è anche il minimo dubbio di possibili esposizioni al rischio amianto deve notificare all’Organo di vigilanza competente nel territorio (ASL e INAIL/Contarp Ispesl) definendo la qualità del rischio, la qualità dei lavori da svolgere e la durata, il numero dei lavoratori occupati, le misure adottate per limitare l’esposizione all’amianto. Cosa che eventualmente a Roma non è stata fatta come non viene effettuata in altre realtà d'Italia tra cui Lucca.

Ripeto: non dimentichiamo mai che a volte basta respirare una sola fibra di amianto perché il soggetto interessato possa ammalarsi di tumore ai polmoni, (mesotelioma) anche dopo molti anni dall’esposizione (l'incubazione varia da un anno a 30 anni) ed il valore limite di esposizione all’amianto è fissato a 0,1 microfibra per centimetro cubo di aria.

E’ anche importante l’avere ottenuto per legge Infine, una nuova normativa in materia di sorveglianza sanitaria continua, nonché il registro di esposizione e la cartella sanitaria di rischio individuale, ma non basta la legge , essa va fatta applicare, serve la volontà degli imprenditori, delle amministrazioni e delle ASL .

Deve essere quindi compito degli Organismi di vigilanza (Ispettorati, ASL, ISPESL) controllare che venga applicata.

Umberto Franchi

Lucca 12 maggio 2017