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Comunicato della sezione ANPI di Massa in risposta a Frediani sulla strage nazifascista di Forno

Ma come si fa a rispondere a Frediani sulla strage di Forno?

La sua è una posizione preconcetta, i partigiani sapevano, i partigiani sono colpevoli.

Così una notizia, già conosciuta, è interpretata a sostegno delle sue opinioni.

Ma cosa sapevano i partigiani? Che fascisti e tedeschi sarebbero stato così criminali verso la popolazione da compiere una strage di quella entità?

I morti non li hanno certo voluti i partigiani che avevano occupato Forno nell'attesa di un annunciato sbarco alleato che significava la fine della guerra nella nostra zona, nell'ambito di una strategia richiesta alla Resistenza dalle forze alleate che volevano azioni di disturbo contro i tedeschi oltre le linee.

I partigiani potevano certo aspettarsi che i nazifascisti sarebbero intervenuti e infatti, come confermò anche Don Tonarelli, il giorno dopo la Festa di Sant'Antonio, avrebbero lasciato il paese, dato che sopratutto i partigiani di Forno vi vollero restare.

Ma come si fa ad ignorare che la strage la perpetrarono i nazifascisti !!, fucilando i civili e deportandone altri!!

Don Vittorio Tonarelli chiarì che lui ed il paese stettero dalla parte dei partigiani e che ciò non poteva che essere così perché i partigiani erano anche i figli, i mariti, i fidanzati delle donne del paese.

Tito fù lasciato solo? Ma se era stato scelto unanimemente dal CLN Apuano come futuro capo di una grande Formazione, che doveva unire sotto il suo comando, tutte le diverse forze partigiane che operavano nella nostra zona!

La storia non si fà con i sentito dire, con le supposizioni, con le mezze frasi, con i punti interrogativi, con la ricerca del gossip ed i titoli ad effetto.

La storia si costruisce con fatica.

Lo “storico” Frediani si attivi negli studi, produca ricerca e documentazione propria, la confronti con quanto già esiste ed elabori in modo scientifico la sua interpretazione.

Non possiamo chiedergli di essere imparziale e lui, poi, oggettivamente è di parte, contro i partigiani. Lo rimanga pure, ma se vuole qualificarsi come storico deve essere anche onesto intellettualmente e accettare i valori oramai sanciti dalla storia e dalla nostra Costituzione.

Basterebbe che non dimenticasse che se De Gasperi poté alzare la testa come rappresentante dell'Italia alle trattative di pace di Parigi, di fronte alle potenze vincitrici della guerra, lo fece proprio per merito della Resistenza e del popolo italiano che la sostenne. Fosse capace di ciò il suo giudizio negativo sui partigiani non potrebbe che cambiare.

 

Massa, 20 giugno 2017