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Intervista a Federico Bonni sul Commercio equo solidale


L'esperienza dell'Associazione Mondo Solidale e del commercio equo solidale a Massa. Intervista a Federico Bonni

Pubblichiamo questa conversazione con Federico Bonni, responsabile ed animatore dell’Associazione Mondo Solidale di Massa, sulla realtà del commercio equo solidale partendo proprio dall’esperienza dell’associazione.

Federico, nel ragionare insieme sull’economia solidale, credo che sia importante raccontare la storia dell’Associazione Mondo Solidale che proprio quest’anno ha festeggiato i suoi dieci anni di presenza a Massa. Una presenza significativa che ha aiutato tante altre associazioni locali ad elaborare al proprio interno la consapevolezza del consumo critico e del commercio equo solidale.

Mondo Solidale è un’associazione di promozione sociale che nasce nel 1997 grazie a un gruppo di persone appartenenti all’Ufficio Missionario e all’Azione Cattolica attive sul territorio apuano sui temi della solidarietà internazionale.
Il desiderio di sensibilizzare il territorio sugli squilibri tra paesi di Nord e Sud del mondo, sostenendo una valida alternativa quale il commercio equo e solidale, si concretizza con l’apertura della Bottega del Mondo “Mondo Solidale” in via Zoppi, 14.
L’universalità del commercio equo e solidale, e la volontà dei soci fondatori, fa si che l’associazione ben presto si apra a varie realtà del territorio e a tutti i semplici cittadini. Tuttavia i primi anni, complici la scarsa esperienza e la poca conoscenza in ambito territoriale del commercio equo e solidale sono una causa di limite allo sviluppo dell'associazione che aveva provato ad ingrandirsi tramite l'affitto di un secondo fondo, cui però dopo un anno deve rinunciare.
Nel 2001 viene realizzato un primo corso di formazione aperto alla comunità apuana, corso al quale partecipeno circa 35 persone di cui alcune poi rimangono all'interno dell'associazione come volontari. Contemporaneamente iniziano le prime adesioni: alla Rete Lilliput, al Coordinamento Toscano Botteghe del Mondo e all’ Assobotteghe.
Il 2003 vede la partecipazione dei volontari dell'associazione al corso "Equoimprendere" promosso dalla ong aretina Ucodep, e sempre nello stesso anno cominciano le prime partecipazioni a feste e iniziative esterne (stand presso la "festa della birra") e viene organizzato "Vivi equo solidale", una festa culturale patrocinata dal Comune di Massa e dalla Provincia di Massa-Carrara.
Nel 2004 si aderisce al progetto di servizio civile denominato "Volontari per l'economia solidale", in collaborazione con la Bottega Solidale Onlus di Genova, progetto che nel 2005 porta all'interno della bottega Mondo Solidale la prima operatrice di servizio civile. Nello stesso anno c’è l’adesione all’Accademia Apuana della Pace e all’Agices (assemblea generale del commercio equo e solidale) e iniziano i primi incontri nelle scuole, grazie anche a un’attiva collaborazione col CESVOT.
Nel gennaio del 2005, si inaugura la nuova bottega in via Cavour 50 e, grazie ai più ampi spazi a disposizione, si rende possibile, oltre che ad una ottimale esposizione di progetti e prodotti del commercio equo solidale, l'apertura di un punto informativo in collaborazione con Banca Etica (della quale l’associazione è socia). Nello stesso anno si consolidano le presenze alla festa della birra a Carrara e l'organizzazione di altri eventi ("Fiera del consumo critico", colazione equa, etc. ) e l'aumento dell'attività del gruppo scuola, che nell'anno scolastico 2005-06 entra con i suoi progetti in 13 classi del territorio apuano.
Nel 2006 si organizza in collaborazione con l’Accademia della Pace invece l'incontro con F. Gesualdi, che presenta il libro "Guida al vestire critico" e due corsi di formazione, il primo aperto a tutti in collaborazione con FAIR sulle tematiche del commercio mondiale, del commercio equo solidale e delle filiere di produzione, il secondo invece aperto ai volontari in collaborazione con "Reti di Kilim”.
Il 2007 è l’anno del decennale. Sabato 28 aprile una bella festa anima tutta via Cavour, una bella iniziativa cui sono invitate anche alcune associazioni compagne di viaggio: l’Accademia della Pace, il Cesvot, il G.A.S. di Massa-Carrara, la circoscrizione Massa-Carrara-Lucca dei soci di Banca Etica, Farfalle in Cammino. Mentre la sera prima è il momento dell’approfondimento sulle Banche armate con Giorgio Beretta.

Quali, secondo te Federico, i limiti dell’esperienza finora vissuta e delle potenzialità che si aprono domani?

Un primo limite emerso è sicuramente la scarsa conoscenza, anche se in questi anni si è fatta molto strada, e probabilmente è diventato un limite secondario. È più un limite la limitata comprensione delle potenzialità del commercio equo e solidale, e dell’economia solidale in genere. Capire lo strumento di cambiamento e non banalizzarlo come semplice beneficenza.
Poi sicuramente anche dover agire all’interno di un meccanismo economico (dove tra l’altro non hai contatto fisico con le persone che aiuti) può essere faticoso per i volontari, che comunque riescono a fare piccoli miracoli con la loro presenza, costanza e entusiasmo. Le potenzialità, poi, si intuiscono cammino facendo, nel cambiamento continuo che si crea a livello nazionale e mondiale.
Calandoci sul territorio, è impressionante come i giovani vengono colpiti e attratti dai nostri temi, dalla offerta di cittadinanza attiva che presentiamo. Il limite in questo caso è riuscire a trasformare questa condivisione mentale in impegno pratico e costante.


I programmi futuri dell’Associazione?

Di sicuro c’è quello di dare maggior sostenibilità economica all’associazione, che, ricordo, è inserita in un determinato meccanismo e sistema, ed ha dei vincoli, etici ma anche di legge, che vuole e deve rispettare. Piccolo vanto è quello di non essere mai scesi a compromessi di basso profilo per la crescita dell’associazione.
Inoltre c’è quello di irrobustire il gruppo che si occupa di formazione nelle scuole, di aumentare la conoscenza della finanza etica sul territorio, di svolgere almeno una volta all’anno eventi culturali. Tutti ovviamente finalizzati a far crescere una maggiore consapevolezza tra la cittadinanza.
Da non dimenticare poi la voglia di collaborare con associazioni e soggetti che trattano temi comuni o comunque validi da sostenere.
Questi sono i programmi a breve, poi ci sono gli obiettivi più grandi, ad esempio contribuire allo sviluppo di un distretto di economia solidale. Oppure offrire opportunità concrete di lavoro, e quindi dimostrare che il commercio equo e solidale è valido in ogni sua fase: la produzione, la trasformazione e la distribuzione.

Credo che sia importante anche parlare dei prodotti che possiamo trovare alla Bottega del Mondo…

I prodotti sono gli alimentari, in particolare quelli coloniali (caffè, tè, cacao, spezie), ma anche quelli trasformati e lavorati (ad esempio biscotti o cioccolato). Quasi tutti sono certificati biologici; quelli che non lo sono ancora, o hanno iniziato l’iter previsto o ci sono ritardi dovuti a difficoltà dei produttori (ad esempio analfabetismo e quindi impossibilità di tenere i registri previsti dalle normative Europee).
Accanto agli alimentari ci sono quelli di artigianato, e negli ultimi anni abbiamo introdotto i prodotti per la cosmesi (non testati sugli animali e ecocompatibili), i palloni (calcio, pallavolo, rugby, pallacanestro, pallamano), e le magliette. E presto introdurremo la linea detergenza per la casa con prodotti non derivati dal petrolio. Tutti risultato di validi e bellissimi progetti di varie parti del mondo.
Unica linea di prodotti non del commercio equo e solidale, ma praticamente assimilabile, sono la pasta e il vino di Libera coltivati da cooperative siciliane sui terreni confiscati alla mafia.

Il Commercio equo solidale rappresenta un impegno culturale e politico importante, che rapporti siete riusciti ad istaurare con le Istituzioni locali?

Col tempo sono notevolmente migliorati, soprattutto grazie alla maggiore visibilità della concretezza dell’alternativa che presentiamo. Probabilmente anche perché dai “piani alti” (Regione Toscana con la Legge Regionale n.37 del 23 febbario 2005 e Parlamento Italiano con un Disegno di legge di tutela e sostegno del commercio equo e solidale) arrivano segnali importanti.
Inoltre una scelta etica fatta dalle istituzioni è importante per noi e per i produttori: ad esempio la Provincia per Natale ha regalato il caffè equo ai suoi dipendenti o il Comune di Carrara che ha utilizzato le magliette prodotte con cotone equo per regalarle agli studenti che partecipavano a un festival teatrale.
Anche se ogni tanto qualche politico locale pensa che la bottega sia ancora sotto le logge in via Zoppi…

E con l’associazionismo…

Da sempre siamo convinti che da soli e essere autoreferenziali non porta risultati e non crea crescita al territorio. Partendo da questo proposito abbiamo sempre cercato di collaborare con associazioni o organizzazioni locali. Ad esempio con l’Accademia della Pace per varie iniziative e campagne, o col Cesvot nel progetto scuola-volontariato finalizzato a creare una cultura generale del volontariato tra i giovani.

Se questa è la realtà della Vostra associazione, è indiscutibile che il commercio equo solidale abbia avuto in questi anni, sia a livello nazionale che internazionale, una crescita significativa. Secondo te il commercio equo solidale può incidere nell'economia globale

Se si parte da dati generali (quasi l’0.1% degli scambi mondiali sono equi) sembrerebbe che il commercio equo non incida granchè sull’economia globale. In realtà analizzando singoli dati questo non è vero. Ad esempio in Svizzera quasi tutte le banane vendute sono eque, in molti paesi del Nord Europa il caffè ha quote di mercato che oscillano tra il 20 e il 40%. Addirittura una cooperativa di produttori di cacao in Bolivia grazie al commercio equo è più solida e riesce quasi a trattare con un gigante come la Ferrero. Poi, pensare che grazie al commercio equo e solidale comunità, villaggi di 1.000, 10.000, 100.000 abitanti riescono ad avere o a sperare in una vita più dignitosa sono risultati straordinari che semplici calcoli percentuali non possono descrivere.

In un contesto in cui la politica spesso sembra farsi da parte rispetto ai poteri dell’economia, si avverte una totale mancanza di etica nella gestione dell’economia a livello globale, in tal senso l’esperienza del Commercio equo solidale pone con forza il tema dell’etica nell’economia…

In passato l’economia era basata anche sull’etica, non per niente era la scienza dell’amministrazione nel lungo periodo della cosa comune, ora è altro, la speculazione ha un ruolo rilevante, la moneta, che doveva semplificare gli scambi, è il fine ultimo. Il commercio equo e solidale prova a rimettere etica in economia, prova a spostare la luce: dal denaro alle persone, e questo, sia chiaro, è molto difficile. Anche per noi, piccola associazione, che dobbiamo scontrarci sempre con vincoli di sostenibilità economica per continuare a esistere (come detto tra i programmi futuri).

Inevitabilmente, operando nell’ambito dell’economia è inevitabile il confronto/scontro con i poteri forti…

Se per poteri forti si intende la grande multinazionale, si è aderito a campagne di boicottaggio contro quelle che si macchiano di azioni molto scorrette nei confronti di lavoratori, o ambiente o di altre libertà.
È anche vero che alcune società annusano il business etico e cominciano a fare determinate scelte, che da un lato è positivo, perché significa che siamo di stimolo al cambiamento, dall’altro è negativo se non sono accompagnate da altre scelte coerenti, in pratica fanno un banale marketing etico, uno specchietto per le allodole.
Ci piacerebbe comunque un giorno poter essere un associazione che potesse incidere positivamente sulle scelte politiche,economiche, sociali e ambientali sul territorio apuano fatte dai poteri forti.

Anche nel nostro territorio si stanno consolidando e sviluppando nuove esperienze di pratica di economia solidale, penso ad esempio ai Gruppi di Acquisto Solidali (GAS). Secondo te quali sono le sinergie, le differenze e le potenzialità della vostra esperienza del commercio equo solidale con quella dei GAS?

E’ ovvio che con i Gas ci debbano essere sinergie e collaborazioni. Commercio equo e Gas appartengono entrambi all’economia solidale e le potenzialità sono enormi (lo dimostrano molti esempi a livello nazionale dove botteghe hanno fatto nascere Gas o Gas hanno fatto nascere botteghe o progetti di importazione realizzati insieme). Sia da un punto di vista di semplice, ma fondamentale, reciproco aiuto, ma anche con scambi di vedute, di informazioni, di azioni comuni di sensibilizzazione. Più Gas nascono sul territorio (ad oggi uno a Carrara e uno a Massa) e maggiore è la sensibilità delle persone a temi a noi cari.