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La sconfitta di Salvini

Salvini è già sconfitto. La sua controrivoluzione è fallita. Il vero proposito di Salvini, la sua vera promessa all’elettorato dell’Italia della paura, non era infatti di centellinare gli immigrati spartendoli tra i vari Paesi europei, ma era di fermarli ai confini del mare e bloccarli nelle loro prigioni arretrate; voleva difendere, come diceva, i cinquecento milioni di europei dall’invasione di questi stranieri, dopo che “a casa loro” li avevamo depredati di tutto.

Non gli è riuscito, e la debolezza delle sue prove di forza (porti chiusi e navi ferme) dimostra che non ci riuscirà, né lui né alcun altro stratega dell’apartheid europeo come lui. Non ci riusciranno per il semplice fatto che i presunti invasori, invece di arrivare con armi e bastoni per forzare le frontiere d’Europa, si fanno salvare da noi. Se giungessero brandendo una spada, come i Goti, gli Unni e gli altri Barbari, o correndo il mare con ben armati vascelli, come fecero i Turchi, sarebbe una festa per i difensori della bianca Europa e i buttafuori del mondo libero: li farebbero fuori tutti, ben addestrati al genocidio come siamo, ma in modo politicamente corretto, con la “guerra giusta” e il diritto internazionale in mano.

Del resto questo l’Occidente si era preparato a fare quando, venuta meno la minaccia del cosacco da est, ha cambiato nemico, ha rinominato l’arabo come nemico, ha predicato la crociata contro Stati canaglia e terroristi, ha dato alla NATO una competenza militare globale, e ha orgogliosamente proclamato la guerra perpetua, la giustizia infinita e il nuovo secolo americano.

Tutto inutile: I nemici vengono con le magliette rosse, per farsi trovare nella notte, i bambini come gemme catarifrangenti si fanno salvare. A che serve la NATO? Trump non vuole più pagarne nemmeno le spese. L’assurdo (o la beffa?) è che, sgominate le navi delle ONG, le navi militari da intercettare perché piene di nemici e diffidate dall’avvicinarsi ai nostri porti e alle coste, sono ora quelle della Marina militare italiana.

La controrivoluzione volta alla conservazione e al ripristino del vecchio ordine dell’Europa sovrana, sta in realtà facendo esplodere le contraddizioni del sistema. Salvini con i profughi, la May con la Brexit, Trump con i dazi, i Cinquestelle con il lavoro stanno mostrando che il re è nudo.

Quell’ordine che è stato instaurato dopo la fine della guerra fredda si è rivelato del tutto sbagliato e ora la brutalità dei “populismi” lacerando le vesti che lo ricoprivano, senza poter fornirgliene di nuove, mostra tutta la violenza di un sistema non più sostenibile, che va profondamente mutato.

La sconfitta di Salvini sta in questo, che finché le politiche di abbandono e respingimento dei profughi, di discriminazione dello straniero e di mors tua vita mea rispetto agli esuli della miseria e della fame erano praticate con il conforto delle buone maniere e delle pie intenzioni dei partiti moderati, dei regolamenti di Dublino o di Marco Minniti, erano spensieratamente accettate; ma l’Italia non è abbastanza crudele da praticarle in recto, in nome dell’ideologia settaria e con le motivazioni spietate di Salvini; si ha un bel dire che le foto tragiche diffuse dai buonisti sono delle fake news, che andare alla deriva nel Mediterraneo è una crociera e che a salvare i profughi ci si guadagna, ma i bambini annegati sono bambini, i morti sono morti, le prigioni libiche sono prigioni e le torture sono torture, e che questo sia causato e voluto da noi l’Italia non lo può reggere; che agli agonizzanti che si attendono salvezza dal mare un governo notifichi che i porti italiani non li vedranno neanche in cartolina, è cosa di una efferatezza che non può non suscitare una crisi di rigetto e di sdegno oltre ogni calcolo politico.

Perciò anche la coscienza del Paese si sta risvegliando, ripensa alle nostre responsabilità del passato e la reazione etica ed emotiva cresce, si manifesta in forme di protesta e dissociazione politica inedite. Questo induce a pensare che il governo non possa durare. Tanto meno si può tenere in vita un governo finché inondi di armi l’Italia con il pretesto della legittima difesa. Ma prima che sia Salvini a farlo cadere per potersi atteggiare a vittima e averne in compenso un lucro elettorale, sarebbe bene che fossero l’elettorato e i dirigenti dei Cinque Stelle a porre la questione morale e a pretendere di “restare umani”, salvando così una riserva per il futuro della Repubblica, l’unica possibile finché c’è il deserto a sinistra e al suo elettorato non sia tolto il sequestro che lo paralizza.

E dopo si tratta di costruire il nuovo, incluso il diritto umano universale di migrare e l’assunzione in positivo, come strutturale, della questione dei rifugiati. All’opera dovranno mettersi molteplici forze culturali e politiche, non solo in Italia ma nell’impeto di un grande movimento internazionale. È difficile dire in tre righe quale dovrebbe essere il loro programma; lo diciamo perciò con le parole di Gianni Vattimo sul Corriere della Sera del 12 luglio: “Se noi seguiamo con attenzione la predicazione di papa Bergoglio capiamo facilmente che sta lavorando per realizzare un grande cambiamento”; e il cambiamento è quello di “una trasformazione radicale dell’attuale quadro sociale ed economico”; e se il papa è “l’unica figura” mondiale che oggi l’ispira, com’è ovvio il compito è nostro. Vattimo sarà pure il filosofo del pensiero debole, ma questo di certo è un “pensiero forte”.

Nel sito pubblichiamo una lettera ai vescovi italiani sul pericolo del dilagare di una cultura razzista; senza bisogno di questa sollecitazione, l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ha tenuto alla città il mirabile discorso che pure pubblichiamo; a ciò si aggiunge una petizione al Parlamento, corredata già da 100.000 firme, perché voti la sfiducia individuale al ministro Salvini, ai sensi dell’art. 50 della Costituzione. Infine c’è una preghiera scritta da Tomaso Montanari per ricordarci di essere giusti.


Con i più cordiali saluti
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