• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Giustizia e legalità, il caso Riace

Il principio dichiarato da Mimmo Lucano, sindaco di Riace (arrestato per violazione di norme sull'immigrazione e sui rifiuti) <<antepongo la giustizia alla legalità>>, è giusto, ma va chiarito.

E' vero che le leggi vanno rispettate, ed è altrettanto vero che le leggi devono impegnare i cittadini alla giustizia, quindi vanno "aggiustate", avvicinate alla giustizia, continuamente; e vanno interpretate e applicate il più possibile in questa direzione.

Ma la "giustizia" può essere intesa diversamente dall'uno o dall'altro cittadino.

Allora, perché nessuno faccia valere come legge la propra idea di giustizia, occorrono regole condivise per fare le leggi, possibilmente sempre più giuste, ma formate secondo l'opinione maggioritaria, e anche lavorando perché questa opinione sia sempre più giusta, secondo valori umani il più possibile condivisi e universali.

Se obbedire ad una legge urta seriamente la propria coscienza riguardo alla giustizia, va disobbedita, certo non con violazione occulta, ma dichiarata: obiezione di coscienza, disobbedienza civile, accettando lealmente le conseguenze, continuando a pensare meglio l'idea di giustizia.

Come Rodolfo Venditti ha mostrato bene, questa obiezione è un vero rispetto della legge e un contributo a migliorare la legge.

Domanda: si può, a fin di bene, per il bene altrui, e non il proprio, e per i più bisognosi di aiuto e solidarietà umana, aggirare le regole (come sembra sia avvenuto in parte a Riace)?

Bisognerà vedere le situazioni concrete, i fatti precisi.

Ma il principio che il bene delle persone, o addirittura la loro salvezza vitale, è lo scopo della legge, va riaffermato. E così l'applicazione dell'epicheia nelle situazioni di necessità, urgenza o incertezza.

Non si tratta di fine (utile) che "giustifica" mezzi non giusti (come è stato detto), ma si tratta di mezzi che realizzano il fine ultimo della legge: il bene degli umani.

Già il fatto dichiarato dagli investigatori che Mimmo Lucano non ha agito per utile personale è un dato chiarificatore.

Invece è indegno l'uso politico e propagandistico di Salvini, che pensa e agisce in modo opposto al principio umanitario di Mimmo Lucano, usando le leggi per comprimere i diritti umani dei rifugiati e dei migranti, e istigando "noi" contro "loro".

Questa è inciviltà, disumanità, anche se non è legalmente un reato. E' peggio.

E. P.