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Un presidio di solidarietà sgomberato con polizia, blindati e ruspe

Il 22° sgombero in 3 anni.

Senza rispetto, senza umanità, le loro povere cose - tende, lettini, sacchi a pelo, vettovaglie - distrutti e buttati al macero.

La politica della falsità, che finge di risolvere problemi, ma in realtà ne crea di più grandi.

Stanno sistematicamente portando avanti i loro più biechi progetti, i loro sogni di oppressione.

Il fatto di recintare, qualche tempo fa, il piazzale dove ha ultimamente sede Baobab, è servito per attuare con più comodità questa inumana azione repressiva, e per poterne sbarrare l'accesso.

Scelgono di colpire luoghi e simboli di eccellenza, come Riace, e adesso Baobab Experience: uno dei luoghi dove, in assenza di fondi, il volontariato e l'umanità delle persone hanno saputo comunque organizzare quel minimo di accoglienza che lo stato non sa e non vuole realizzare.

Agiscono con facilità, forti con i deboli (lo slogan che era apparso sui cancelli alla minaccia di sgombero era "Sarà un bagno di solidarietà") e ne fanno vanto sui social, ma non vanno a stanare le vere sacche di illegalità e di sfruttamento di questa povera gente nei campi di lavoro, lontani dalle città, né vanno a stanare chi all'ipotesi di sgombero risponde con "Sarà un bagno di sangue".

È una guerra contro i poveri e non contro la povertà: non c'è un vero piano per sistemare in modo più dignitoso queste persone, ma solo il tentativo di nascondere il problema, come polvere nascosta sotto il tappeto.

Cancellare alla vista un angolo "indecoroso" della città, creando in realtà maggiori problemi, perché queste persone, costrette a disperdersi altrove, non organizzate, saranno più facilmente preda della malavita, o vagheranno disperate per la città, per essere disprezzate, additate come asociali, non integrati, amplificando le paure e il clima di odio.

Fonte: Post su FaceBook del 13/11/2018