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La fragilità del mito americano e la Cina

Dopo la caduta del muro di Berlino, gli USA pensavano di diventare l’unica superpotenza, che avrebbe relativizzato i conflitti tra gli Stati, e sarebbe stata in grado di plasmare il Mondo con il liberismo planetario , con la propria immagine e con i valori occidentali.

Ma quello che pensavano dagli inizi degli anni 90, è stato un auto-inganno, con la crisi del 2008 e lo spostamento (negli ultimi 15 anni) di potenza economica , nella bilancia mondiale, a favore della Cina, l’ordine liberale e le sue ideologie imposte dagli USA anche attraverso la Nato, si sono rivelate di una grande fragilità teorica, politica e sociale.

LA FRAGILITA’ TEORICA DIPENDE: dal fatto che la concezione liberale fatica a rappresentarsi nel realismo del mutamento in atto della bilancia di Potenza tra gli Stati, con il successo della potenza economica e tecnologica Cinese;

LA FRAGILITA’ POLITICA: perché ai vertici del potere Usa c’è una leadership “reazionaria ed eccentrica” , con le nuove leve politiche dirigenziali, che non sempre riescono a raccogliere il consenso e la condivisione dei Paesi satelliti del Blocco Atlantico;

FRAGILITA’ SOCIALE : perché vasti strati di classi imprenditoriali e medie , non pensano che con i dazi gli Usa risolvano i problemi con la Cina e sono atterriti dalla condizione di incertezza non risolutiva. Inoltre lo scorrimento sociale della famiglia plurireddito , ceti medi, “aristocrazie” salariate, con i detentori di patrimoni... hanno evidenziato le paure per il futuro... con l’incertezza che porta anche a riflessi xenofobi, razzisti, violenti... con elettorati che impazziscono dalla paura.

Insomma Il dispiegarsi della Cina e di altre Potenze, verso lo sviluppo Mondiale, ha generato le contraddizioni che oggi minacciano il liberalismo nella sua logica concettuale di fondo, e ne logorano il “mito ideologico”, con la Cina che mette in discussione il vecchio ordine Euro-Atlantico .

Umberto Franchi

Lucca, 16 dicembre 2019