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Scritto da Raniero La Valle |
Sabato 11 Gennaio 2020 19:09 |
Nel discorso rivolto agli ambasciatori, come all’inizio di ogni anno, il papa ha evocato, per scongiurarlo, “un innalzamento dello scontro” in atto tra l’Iran e gli Stati Uniti, ma ha anche introdotto un tema che finora è stato assente nel dibattito internazionale, e che noi pensiamo sarà invece determinante nel futuro per rispondere alla crisi della condizione umana sulla terra. Papa Francesco ricordando lo spirito e le finalità con cui furono fondate 75 anni fa le Nazioni Unite, ha osservato come “il sistema multilaterale”, fondato cioè sul rapporto internazionalistico tra gli Stati, privo di “un chiaro ancoraggio oggettivo” sia giunto a “una crisi che è tristemente sotto gli occhi di tutti”. Per questa ragione appare urgente un “percorso verso una complessiva riforma del sistema multilaterale, a partire dal sistema onusiano … tenendo in debita considerazione l’attuale contesto geo-politico”. Il papa non ha detto di più, ma la pista indicata è chiara: occorre andare oltre l’internazionalismo verso una forma più compiuta di ordinamento mondiale, come a dire dalla carta dell’ONU ad un costituzionalismo mondiale; è la proposta che, come vi abbiamo riferito nell’ultima newsletter, proprio in questi giorni è stata lanciata di un processo costituente per giungere a una Costituzione della Terra, dotata di efficaci strumenti di garanzia e di attuazione, e ciò a partire da una Scuola che ne dovrebbe elaborare il pensiero e promuovere l’adozione, perché la terra sia salva e la storia continui. Ciò misura quanta strada in poco più di un secolo abbia fatto l’umanità nell’apprendimento dell'"arte della guerra": ormai un sovrano può decidere e si può fare la sua guerra da solo, da qualunque parte del mondo in qualunque altra parte del mondo, oppure nel mondo tutto. Ciò dice quanto sia necessario e difficile quel primo apprendimento che dovrebbe essere impartito da una “Scuola della Terra”, quello di “disimparare l’arte della guerra”, e non solo cessare di impararla come sognava il profeta Isaia. Questo ci sembra il picco simbolico della crisi a cui è giunto il sistema delle relazioni multilaterali, in mancanza di un diritto comune che determini doveri e vincoli di ogni potere, la strada su cui ora si deve camminare.
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