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Il divieto di uccidere è il minimo della dignità umana

«Se qualsiasi altro Paese facesse un decimo di quello che fa Israele, andrebbero a bombardarlo. La complicità della politica e dei media italiani davanti al massacro dei palestinesi, a sostegno dei circoli filo-israeliani scesi in piazza ieri, è semplicemente vergognosa. Al fianco del popolo palestinese in lotta contro l'occupazione». (Da Facebook, un video dei giovani comunisti)

E' vero. Si dovrebbe aggiungere che se, tra i Palestinesi, non prevalesse Hamas, con i suoi metodi di guerra, ma la popolazione opponesse, come altre volte, una forte resistenza compatta, senza uso di violenza, allora le ragioni umane e civili dei palestinesi apparirebbero più chiare ed evidenti davanti al mondo.

Il diritto a difendersi è un diritto irrinunciabile, anzi è un dovere umano. Quando un popolo - come è avvenuto tante volte nella storia, se si vuole vederla tutta - sa inventare e opporre una resistenza più giusta e umana, che non sia imitazione e riproduzione della guerra, dell'aggressione violenta, allora la sua difesa è più giusta, più chiara agli occhi del mondo, meno costosa in vite umane innocenti, in definitiva più efficace.

Prima delle bombe, Israele ha usato contro i palestinesi occupazione territoriale, apartheid, stillicidio di abusi di potere, irruzione notturna nelle case terrorizzando i bambini, sfratto dalle abitazioni e distruzione delle case, arresti amministrativi anche di minorenni, senza processo.

Il mondo tutto doveva vedere meglio queste ingiustizie gravi e continue, e riconoscere i diritti offesi dei palestinesi, riducendo la loro disperazione storica che fa prevalere risposte disperate.

Le vittime innocenti di questi giorni, in entrambi i popoli, in maggioranza enorme tra i palestinesi, molti bambini innocenti uccisi, sono dolore amaro di noi tutti, che ci impegna moralmente e politicamente a cercare con ogni mezzo l'abolizione dell'uccisione di essere umani, uccisione usata come strumento di potere. Questa è la misura, prima di ogni altro criterio, della civiltà e della evoluzione umana rispetto alle altre specie animali. Non uccidere vite, non distruggere le condizioni necessarie alla vita degna, questo è il carattere primo e inderogabile della politica, della civiltà, dell'onestà, della legittimità di uno stato, dell'umanità di un popolo, e della dignità di ognuno di noi. Dove c'è guerra, c'è sconfitta della civiltà, della politica, di ogni morale e religione, dell'umanità stessa. Chi fa guerra si dimette dall'umanità. Questo non è un massimo irraggiungibile: è il minimo per non essere tutti sconfitti e indegni.

Enrico Peyretti