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Pace subito! Fiaccolata del 24 febbraio 2023 a Carrara. Intervento di f. Mario Vaccari, Vescovo di Massa Carrara Pontremoli

Primo anniversario dell'invasione Ucraina.

Sono molte le manifestazioni che ricorderanno il primo tragico anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia avvenuta il 24 febbraio dello scorso anno.

Sono molte le cose, gli eventi, le immagini, i discorsi che, in quest’anno, si sono fissati nei nostri cuori: le immagini di distruzione, di morte, delle lacrime delle vittime della guerra, le dichiarazioni dei diplomatici e dei capi delle nazioni...

Nonostante le molte cose che molta gente ha provato a mettere in atto per aprire riflessioni sulla tematica della guerra (i.e. la guerra giusta, la legittima difesa, l’uso delle armi di distruzione di massa, il disarmo, gli attentati a postazioni di utilità pubblica come gli ospedali, le centrali elettriche, i gasdotti ecc..) sembra che, la situazione a livello globale, sia peggiorata e, come sottolinea spesso il Papa, si sia ormai all’interno di una “terza guerra mondiale a pezzi”.

In questo scenario la domanda che, più volte, si ascolta è stata la seguente “Cosa possiamo fare?”.

La riflessione che dovremmo fare tutti assieme deve riguardare il momento attuale, tenendo presenti due livelli: quello politico generale e quello che ci tocca direttamente come parte di una comunità più ristretta.

Da una parte occorre insistere con i nostri rappresentanti politici per la richiesta urgente di un cessate il fuoco e all’apertura di negoziati: è urgente che la diplomazia politica, ad ogni livello, agisca perché si apra finalmente una vera conferenza di pace, come peraltro hanno chiesto da tempo papa Francesco e il presidente della Repubblica Mattarella. Questo percorso secondo noi è l’unica possibilità realistica per evitare che la guerra continui a mietere vittime e si allarghi a tutto il mondo. L’Europa ha in questo obiettivo una responsabilità e può giocare un ruolo fondamentale.

Inoltre occorre continuare a stare vicino alle vittime inviando cibo e medicine nelle zone di guerra e continuando ad accogliere eventuali nuovi profughi.

Parlando ora del livello che ci tocca da vicino, ci domandiamo: “cosa possiamo fare oltre a partecipare alle manifestazioni per far tornare l’attenzione sulla tragedia che vive il popolo ucraino e sui disastro della guerra?”

Forse oggi la domanda che dovremmo farci è “cosa dovremmo essere” per riuscire a fermare il dilagare della civiltà della guerra che non è esclusivamente quella che si combatte con le armi ma è quella che silenziosamente si allarga e prende vita anche nelle nostre comunità?

La risposta più semplice è: “Essere costruttori di Pace”. Ma se alla riflessione non leghiamo uno stile di vita concreto fatto di relazioni autentiche e generative, rischiamo di finire per fare un pio esercizio di stile che non incide nel tessuto della nostra vita.

A questo proposito pensiamo utile riflettere ancora una volta sulle parole che san Giovanni XXIII ci ha consegnato nella enciclica Pacem in Terris, documento quanto mai attuale dopo 60 anni circa. Lo facciamo con le parole di san Giovanni Paolo II per la giornata della Pace del 2003 a 40 anni dal documento.

«Papa Giovanni XXIII non era d'accordo con coloro che ritenevano impossibile la pace. Con l'Enciclica, egli fece sì che questo fondamentale valore – con tutta la sua esigente verità – cominciasse a bussare da entrambe le parti ‘in conflitto’ (ndr)... A ciascuno l'Enciclica parlò della comune appartenenza alla famiglia umana e accese per tutti una luce sull'aspirazione della gente di ogni parte della terra a vivere in sicurezza, giustizia e speranza per il futuro.

Da spirito illuminato qual era, Giovanni XXIII identificò le condizioni essenziali per la pace in quattro precise esigenze dell'animo umano: la verità, la giustizia, l'amore e la libertà (i quattro pilastri della Pace). La verità – egli disse – sarà fondamento della pace, se ogni individuo con onestà prenderà coscienza, oltre che dei propri diritti, anche dei propri doveri verso gli altri. La giustizia edificherà la pace, se ciascuno concretamente rispetterà i diritti altrui e si sforzerà di adempiere pienamente i propri doveri verso gli altri. L'amore sarà fermento di pace, se la gente sentirà i bisogni degli altri come propri e condividerà con gli altri ciò che possiede, a cominciare dai valori dello spirito. La libertà infine alimenterà la pace e la farà fruttificare se, nella scelta dei mezzi per raggiungerla, gli individui seguiranno la ragione e si assumeranno con coraggio la responsabilità delle proprie azioni».

Non vogliamo, con questa nostra riflessione, sminuire il dramma né tantomeno l’impegno di chi si prodiga nell’aiuto e nel sostegno ma ci piacerebbe aiutare a capire, insieme, quanto sia necessario partire da noi stessi per costruire percorsi di pace anche nelle nostre piccole comunità che uniscono la nostra costa apuana con le splendide montagne lunigianesi.

Il Tempo di Quaresima che si è appena aperto è il tempo favorevole per noi discepoli di Gesù per pregare e digiunare per la Pace e per compiere quei gesti di accoglienza e carità che possono costruire un mondo più giusto a partire dai più deboli della società.

+ f. Mario Vaccari

vescovo

 

Carrara, 24 febbraio 2023