Home Asia Tibet Autonomia per il Tibet, democrazia per la Cina! (Carlo Del Nero)
Autonomia per il Tibet, democrazia per la Cina! (Carlo Del Nero) PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Venerdì 13 Giugno 2008 09:01
Autonomia per il Tibet, democrazia per la Cina!
Metti alla finestra la bandiera del Tibet!


Nel 1948, la Cina comunista occupò il Tibet. In sessant’anni, si stima che i tibetani uccisi dai cinesi siano stati oltre un  milione mentre il 90% del patrimonio artistico e architettonico, compresi circa seimila templi e monasteri, è andato distrutto.

Nonostante questo, da oltre vent’anni, il Dalai Lama, capo spirituale e politico dei tibetani, chiede per il suo popolo e il suo paese non l’indipendenza ma l’autonomia all’interno della Repubblica Popolare di Cina, sull’esempio di quanto avviene da oltre quarant’anni in Italia, nelle province autonome di Bolzano e Trento. Da oltre dieci anni, il governo tibetano in esilio chiede al regime cinese di sedersi attorno a un tavolo per discutere e per arrivare alla definizione di uno status di piena autonomia per il Tibet; dal 2002, vi sono stati sei incontri cino-tibetani, che non hanno portato a nessun risultato; dopo i disordini scoppiati a marzo in tutto il Tibet, e la conseguente reazione dell’opinione pubblica mondiale, i cinesi hanno acconsentito a un nuovo incontro, che si è tenuto a maggio; era previsto un ulteriore faccia a faccia in giugno, ma è stato per il momento disdetto.

Se coprite ermeticamente una pentola che bolle, prima o poi la pentola esplode: è quanto sta succedendo in Tibet e nelle province confinanti. L’incessante opera di pulizia etnica per diluizione portata avanti dai cinesi (attualmente i cinesi sono già maggioranza in Tibet, 8,5 milioni rispetto a  6 milioni di tibetani; nel 2020 è previsto lo stanziamento in Tibet di 20 milioni di cinesi); la pratica della sterilizzazione e degli aborti forzati delle donne tibetane; la sistematica politica di discriminazione attuata dalle autorità cinesi, che ha emarginato la popolazione tibetana in tutti i settori, da quello scolastico a quello religioso e lavorativo; la deportazione di decine di migliaia di pastori nomadi in orribili case di cemento; la riduzione del Tibet a una nuova Disneyland ad uso e consumo dei turisti cinesi … tutto questo  è sfociato nei disordini e nelle violenze di marzo, tutto questo continua a provocare scontri e tensioni: le agenzie – non i giornali né le tv, purtroppo – informano che continuano gli arresti di monaci e monache tibetane, accusate di “propaganda separatista”.

Eppure, il Dalai Lama ha continuato a pronunciato parole di pace, minacciando di dimettersi dalla guida spirituale del proprio popolo se vi saranno ancora violenze. Si è anche dichiarato contrario al boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino, perché esse possono e debbono essere un’occasione per permettere a migliaia di giornalisti provenienti da tutto il mondo di visitare la Cina, di verificare la situazione in Tibet.

Di fronte a tutto questo, che cosa puoi fare tu?

1)      Puoi contattare il tuo sindaco, consiglieri comunali/provinciali/regionali per far aderire il tuo Comune, la tua Provincia, la tua Regione all’Associazione Comuni, Province, Regioni per il Tibet, che ha sede presso il Consiglio Regionale del Piemonte, che è rigorosamente transpartitica e che conta attualmente 162 membri in tutta Italia. Tutte le informazioni sull’Associazione le trovi a questo link:
http://www.consiglioregionale.piemonte.it/organismi/altri_org/tibet/index.htm
mentre a questo link:
http://www.consiglioregionale.piemonte.it/organismi/altri_org/tibet/dwd/aggiorn_assoc_tibet.pdf trovi l’elenco degli enti che hanno già aderito. 

2)      Puoi ordinare una bandiera tibetana (telefonando al n. 347 5428195 o contattando direttamente l’associazione Adelaide Aglietta www.associazioneaglietta.it) e farla sventolare alla finestra, al balcone di casa tua; quella bandiera è proibita in Tibet, la sua esibizione è punita con il carcere.

Informazioni sulle iniziative radicali su Tibet  e Cina anche su:
www.radicalparty.org

 

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