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Quando visito una città che non conosco, il quartiere che mi attira di più non è il centro storico ma quello delle case popolari. Mi piace avventurarmi grattando sotto la superficie, nelle parti della città dove scompaiono la segnaletica per i turisti e le zone a traffico limitato, e dove il reddito medio pro-capite degli abitanti si abbassa maggiormente.

Nei quartieri delle case popolari solitamente non ci si imbatte in altri tipi di fruitori dello spazio cittadino diversi dai residenti: niente studi di avvocati o commercialisti, niente palestre, niente servizi che attirano persone da altre parti della città o da fuori.

Nei quartieri delle case popolari ci trovi la vita vera senza bisogno di scremare alcunché, e nei quartieri delle case popolari misuri meglio che altrove la qualità di un’amministrazione pubblica locale: se il verde pubblico, la raccolta dei rifiuti, i passaggi degli autobus e i servizi di prossimità sono ben organizzati intorno ai palazzoni dei poveri, vuol dire che questi servizi funzioneranno dappertutto.

20 dicembre. A Como i vigili stoppano un'associazione di volontariato, che da sette anni aiuta gli homeless, che dormono sotto i portici della città, e distribuisce loro cibo e bevande calde: un'ordinanza del sindaco Mario Landriscina vieta ai poveri di chiedere l'elemosina e a tutti di portare loro sollievo. Motivazioni: dormire sotto i portici «non è decoroso» e «questo chiedono i miei cittadini».

Esce il Rapporto della Caritas (1), e colpisce come una martellata. Poi parlano di “gufi“, di “rosiconi“, di “piagnoni“, perfino di “disfattisti“. Questo Rapporto – della Caritas , non di un Centro per la rivoluzione anticapitalista – dà i brividi: con quale coraggio ci si gloria dei “risultati” raggiunti? “Hai voglia a dire che il Pil è aumentato dello zero virgola… finché un giovane non sa dove andare a lavoro, finché non si arriva a percepire una possibilità reale, con tutto il rispetto, quegli annunci hanno il sapore della beffa“, ha detto Mons. Galantino, il segretario della Conferenza dei Vescovi: perciò almeno si abbia il pudore di tacere, se la vergogna non aiuta a riconoscere gli errori.

Premessa

L’intento di questo saggio è quello di analizzare l’atteggiamento nei confronti della minoranza rom da parte di giornalisti e politici italiani, studiando le loro reazioni ad alcuni dei più significativi fatti di cronaca che hanno visto i rom come protagonisti, sia come colpevoli di reati, sia come vittime di atti di violenza da parte degli italiani. La tesi che intendo approfondire è che l’antiziganismo italiano, denunciato da organizzazioni che si occupano di diritti civili e dalla stessa Commissione Europea (come vedremo nella conclusione), è alimentato dal modo in cui i giornali trattano le informazioni che riguardano i rom e dalle prese di posizione dei politici di entrambi gli schieramenti.

Negli ultimi anni, una delle attività di comunicazione pubblicitaria di maggiore efficacia è quella che tecnicamente si chiama “brand experience”.

Si tratta di una vera e propria immersione in un brand, nei suoi significati e nei suoi valori, nella possibilità di toccare con mano prodotti e servizi, di verificare dal vivo i vantaggi competitivi di una proposta commerciale rispetto alle altre.
Questo meccanismo di promozione è sempre più usato da marchi del lusso, della profumeria, delle auto (pensiamo a “prova l’auto per per un giorno” e similari).