• Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Recensione film di Buratti Marco

Il film è preceduto da un cortometraggio intitolato “The Crimson Permanent Assurance”, che racconta di un gruppo di vecchi impiegati di una compagnia finanziaria londinese, la C.P.A. appunto, che, spinto dalla voglia di liberarsi dal giogo della nuova tirannica direzione aziendale, si ribella ai nuovi giovani amministratori e assume il controllo della società, in seguito ad una sommossa violenta. Prima della ribalta, i vecchi dipendenti sono paragonati (attraverso il montaggio) a degli schiavi costretti a remare all’interno di una nave, messi sotto pressione dai guardiani, che rappresentano i giovani dirigenti. Una volta conquistata l’azienda, questi allegri e grintosi vecchietti si trasformano in pirati; tirano su l’ancora del palazzo e virano verso i flutti della finanza internazionale, a caccia di centri finanziari da assalire e saccheggiare. Così giungono a destinazione e arrembanti invadono i grattacieli delle grandi multinazionali, sparando archivi come se fossero palle di cannone, usando pale di ventilatori come sciabole, fermacarte come pugnali. Entrano, devastano, depredano e scappano cantando. I pirati potrebbero continuare, se le teorie moderne sulle forme del mondo non si dimostrassero sbagliate.
Poi comincia il film vero e proprio, strutturato in sette parti, che sono a loro volta altrettanti sketch della serie televisiva inglese “Monty Python’s Flying CircuS”,presentate da una voce over che traduce i titoli di ognuna di esse. In mezzo ai vari capitoli c’è “La metà del film”, un quiz che serve a distrarre il pubblico durante l’intervallo, in cui gli attori continuano ad interrogarsi sul senso della vita, invece in fondo assistiamo a “La fine del film”. Quindi è strutturato in: corto, primi sketch, metà del film,gli altri sketch e la fine del film. Sette scene sulle varie fasi della vita, dalla nascita alla cessazione all’ascesa in cielo, in cui i sei comici scherzano con la vita e con la morte.

Un opuscolo di 24 fitte pagine, di Alberto L'Abate (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), è una piccola pratica enciclopedia sul pensiero e sull'azione per la pace negli ultimi decenni. Qui la pace è intesa come superamento della istituzione guerra, delle culture violente, e dell'enorme spreco e massimo pericolo per l'umanità costituiti dall'apparato militare nel mondo. L'occasione dell'opuscolo è la nuova diffusione, nel centenario della nascita, del libro di Carlo Cassola, La rivoluzione disarmista (Bur 1983).

Fu durante un convegno sul quarantennale del Sessantotto, più di cinque anni fa, che Margarethe Von Trotta mi anticipò che stava lavorando a un film sulla vita di Hannah Arendt. Ardua scommessa, pensai e le risposi provando a immaginare come si potesse restituire la complessità della vita, del pensiero e della persona di Arendt in un film di due ore. Ma Margarethe le scommesse, se non sono ardue, non le prende nemmeno in considerazione; e fino a quel momento le aveva vinte tutte: con Anni di piombo (Leone d’oro a Venezia 1981), con Rosa Luxemburg (1986), con Rosenstrasse (20013).

Nel film di Steno, del 1962,  “I due colonnelli”, Totò è il colonnello italiano Antonio Di Maggio, mentre Walter Davis Pidgeon è il colonnello inglese Timothy Henderson. L’azione si svolge sul fronte greco a ridosso degli avvenimenti del  25 luglio e dell’8 settembre 1943, per i quali un piccolo paesino passa dal controllo italiano, con un Totò dispotico,  a quello inglese e poi infine tedesco, e per cui i due colonnelli sono a vicenda uno prigioniero dell’altro.

E’ nei cinema in questi giorni “Maternity blues”, secondo film di Fabrizio Cattani che, dopo “Il rabdomante”, si cimenta con una tematica difficile ed impegnativa, la depressione post-partum e l’infanticidio, materia trattata con rara delicatezza e con pudore, caratteristica quasi sconosciuta alla cinematografia recente del nostro paese.

© 2024 Accademia Apuana della Pace.