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Prevedo che questo post-articolo (non nel senso di articolo postmoderno, semmai antico, quindi forse sarebbe più corretto definirlo pre-post) piacerà a quasi tutti i miei amici fornesi sempre dediti all’esoterismo, attraverso lo strumento del bicchiere. Ho poi come la premonizione che in primis ne rimarrà entusiasta la mia amica Patrizia che da Lucca ormai giornalmente sale le Apuane alla ricerca dell’anima. Ma metto anche le mani avanti, dichiaro infatti al tempo stesso che io non credo alle premonizioni, alle preveggenze, ai veggenti di qualsiasi tipo, né tanto meno agli exit poll.

(Intervento di Massimo Michelucci alla commemorazione del 70° del 25 luglio 2013 a Fosdinovo, Museo della Resistenza)

Il 25 luglio 1943 cade il fascismo, finisce un regime, che non è una patria, perché è uno stato imposto con la forza. Vittorio Foa ha ben spiegato che quando si dice ai cittadini cosa non fare siamo in un stato autoritario, quando gli si impone cosa fare si tratta di una dittatura, quando si arriva a suggerire ed in pratica ad obbligare cosa pensare siamo nel totalitarismo. È indubbio che il fascismo impose ai giovani attraverso le scuole, e le organizzazioni sociali che erano obbligatorie, cosa pensare.

Una possibile risposta alla crisi del sistema economico che oggi domina il pianeta?

I “Gelsi” sono una antica stirpe di pastori delle Apuane, una famiglia atavica, tanto che io preferisco parlare di un clan, così più esplicito è il rimando ad una società primordiale, ancora senza altre divisioni e formalizzazioni istituzionali.

Studio la pastorizia da circa 30 anni, con l’ambizione di farne un libro, o meglio il libro, almeno il mio (tanto articolato che non sono ancora riuscito a terminarlo, tanto profondo da temere oramai di non riuscirci più), e so che la pastorizia ha segnato la vita dell’uomo sulla terra per almeno 10 mila anni.
Il mio studio è fatto di libri, di documenti, di ricerca, di visite e controlli sul territorio, ma anche di interviste con pastori, o figli di pastori, o eredi di famiglie e/o appunto di clan di pastori. Da queste ultime ricavo le notizie più importanti, o meglio per me più affascinanti, perché più relative (o che più si avvicinano) all’essenza di una attività economica e di un sistema di vita che giocoforza ha segnato il DNA dell’uomo.

Dante Isoppi, che fu comandante partigiano della divisione Apuana in alcune note caratteristiche su Pietro Del Giudice, comandante il Gruppo Patrioti Apuani, datate gennaio 1946, (il documento è ora riprodotto proprio  nel libro di Maria Del Giudice) tra le diverse qualità gli attribuiva una sorta di “magnetismo”.