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Rompiamo il silenzio sull’Africa

Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo

Scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media italiani, come in quelli di tutto il modo del resto.

Trovo infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mercato globale.

Pax Christi Italia, impegnata da decenni a favore dei diritti umani e la pace in Sudan attraverso un’azione di pressione politica sulle istituzioni italiane e internazionali, sta seguendo con preoccupazione le rivolte popolari che, da una settimana, sono in corso a Khartoum, Wad Medani, El Obeid, Kosti, Nyala, Port Sudan e in altre località del paese.

Cari Amici,
vi trasmetto in allegato alla presente, l'Ordine del Giorno, pervenutomi dal Coordinamento Regionale Solidarietà al Popolo Saharawi,  approvato all'unanimità dal Consiglio Comunale di Sesto Fiorentino, in data 12 marzo 2013, a sostegno dei diritti umani dei cittadini saharawi nel Sahara Occidentale occupato e di condanna alle sentenze emesse nei confronti dei 25 cittadini saharawi a seguito della protesta di Gdeim Izik, con preghiera di porlo all’approvazione del Consiglio Comunale di Massa.

Le atrocità nascoste dell’avventura coloniale: 1911-1931». Un modo per ricordare la necessità della pace
di Mario Pancera
Il titolo e il sommario sono esattamente quelli di un libro del giornalista italoamericano Eric Salerno (Sugarco, 1979). Sono anniversari da ricordare. Il libro, diversi i nomi dei protagonisti e le date, va letto con gli occhi e l’animo rattristato di oggi. Non ci aggiungo nulla: il lettore capisce da sé, in questa enorme crisi mondiale, la crisi dell’Africa, che è soprattutto lo scontro tra ricchi e poveri, capitale e lavoro, Occidente e non, e purtroppo ancora tra “bianchi” e “negri”. Era la «nostra» guerra  in Libia. Ed era la «prima». È da seguire, perché con la guerra l’uomo civile abdica alla sua dignità. I testi tra virgolette sono tutti ripresi dal dossier di Eric Salerno.

Mentre scrivo,  si moltiplicano le voci che danno Gheddafi per fuggito, come sostengono gli insorti, oppure ucciso dai bombardamenti della coalizione. Chissà che la Nato non abbia accolto il grido di dolore del sindaco di Lampedusa: perdio, ha protestato, per farci riavere i turisti uccidete subito il Colonnello come avete fatto con Bin Laden!

Con le rivolte arabe la crisi sistemica globale entra in una nuova fase, più imprevedibile e sempre più fuori controllo. Fino ad oggi i principali attori erano le oligarchie finanziarie e le grandi multinazionali, i principali governi, in primo luogo Stati Uniti e Cina, e, abbastanza più indietro, alcune istituzioni come il G-20. Ora si è prodotto un gran viraggio con l’ingresso in scena dei settori popolari di tutto il mondo, capeggiati dai popoli arabi, ciò che fa prevedere l’approfondimento e l’accelerazione dei cambiamenti in corso.