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Ida Dominijanni intervista Loretta Napoleoni - "Il Manifesto" del 25 aprile 2009
All'origine della crisi non c'è un estemporaneo impazzimento della finanza, c'è una follia politica che comincia dopo la caduta del Muro di Berlino e raggiunge l'apice nella guerra al terrorismo di Bush, finanziata con l'abbattimento dei tassi d'interesse e legittimata con l'uso della paura e l'illusione dell'arricchimento facile. Quanto al futuro, due prescrizioni obbligatorie: dire addio al consumismo sfrenato e farla finita con le classi dirigenti che ci imbrogliano e con la nostra creduloneria verso le favole che ci raccontano.

Pubblicato su "Carta" del 3 luglio 2009.

C’è un passaggio nell’articolo di Paola Baiocchi e Andrea di Stefano, pubblicato sul numero 23 di Carta [26 giugno 2009], che mi pare di fondamentale importanza. Volendo parafrasare «Lettera a una professoressa», andrebbe scolpito sulla porta di ogni gruppo d’acquisto e di ogni gruppo che aderisce a Bilanci di Giustizia. La frase è: «Per modificare a fondo l’economia in senso egualitario, non basta parlare di stili di vita, bisogna parlare di modelli di società».

" Ludolf Kuchenbuch ha inventato una parabola. Egli parla di storiografia servendosi della metafora del granchio. Quasi tutti gli animali , quando fuggono da qualcosa , si voltano e guardano nella direzione in cui si muovono. Il granchio invece cammina all'indietro, mentre i suoi occhi sporgenti restano fissi sull'oggetto da cui si allontana. .. Voglio esplorare quello che succede quando comincio ad arretrare tenendo gli occhi fissi sul presente.."

Paolo Rumiz colloquia con Serge Latouche sulla decrescita


Pubblicato sul n. “Notizie Minime della nonviolenza in cammino”, n. 391 del 11 marzo 2008 e tratto dal quotidiano “La Repubblica” del 24 febbraio 2008

Attenti, c'è una parola nuova in orbita. Ha solo sei anni, gli stessi dell'emergenza terrorismo. È stata lanciata quasi per caso nel marzo del 2002, a un incontro dell'Unesco a Parigi. Oggi vola alta, indica una rotta luminosa in un caos di disastri, surriscaldamenti climatici, emergenze immondizie, epidemie. Il suo nome è "decrescita", e pare abbia un grande effetto pedagogico e liberatorio.

Nel 2001 alcune case farmaceutiche intrapresero una causa contro il governo sudafricano, nella persona di Nelson Mandela, "colpevole" di acquistare i farmaci anti-AIDS in Thailandia a 300 dollari annui pro capite anziché¨ a 10.000.
Tale causa fu poi ritirata sotto la pressione dell'opinione pubblica.

Ora ci risiamo.

Medici Senza Frontiere denuncia che la compagnia farmaceutica Novartis ha fatto causa al Governo Indiano perché permette la produzione di farmaci generici dai costi contenuti. Se Novartis vincerà la causa, che inizierà alla fine di gennaio, milioni di persone in tutto il mondo potrebbero perdere l'unica fonte di medicinali a prezzi accessibili.

Pare infatti che non tutti nel terzo mondo possano permettersi di spendere cifre da capogiro per curarsi.

Crediamo che tutto ciò non sia giusto.

Per saperne di più: www.msf.it

C'e' una raccolta di firme in corso, per chiedere a Novartis di rinunciare all'azione giudiziaria. E' online all'indirizzo: http://www.msf.org/petition_india/italy.html

Hanno gia' firmato circa 200.000 persone, ma dobbiamo essere molti di più.
Vi chiediamo di firmare e di fai girare questo appello ai vostri amici. E' un piccolo sforzo, ma puo' significare molto. Per noi significa che qualche volta la logica del profitto dovrebbe fermarsi, almeno di fronte alla vita umana.

Grazie,
Pierfrancesco Marsiaj
Amici di Angal ONLUS

di Endrizzi Sandra

Tratto dal n. 61 di “Voci e volti della nonviolenza” del Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo

[Ringraziamo Sandra Endrizzi (per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) per averci messo a disposizione il seguente saggio apparso nel volume a cura di Giovanna Providenti, La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha" - Libreria Editrice Fiorentina, Pisa-Firenze 2006]



Fare pace con sè Non ci sarebbe nulla di strano nel sentire due donne che discutono del proprio lavoro, se non fosse che questa conversazione avvenne in un piccolo villaggio del Bangladesh - a Bhabarpara - tra una giovane ricercatrice italiana ed un'artigiana che intreccia la iuta.
La giovane ricercatrice ero io, l'artigiana era Chalear, che a soli 16 anni cambiò radicalmente la propria vita. Quando avvenne la conversazione Chalear aveva già trent'anni di lavoro alle spalle, mentre io ero da circa due mesi al villaggio e la sentii lamentare: "ah, mi bruciano gli occhi".
Quasi istintivamente mi rivolsi a lei: "Chalear, non hai mai pensato di ritirarti? Hai una nuora ed una figlia che lavorano la iuta, potresti stancarti meno se..." ma non riuscii a finire la frase quando incrociai il suo sguardo. Lei mi guardò e disse: "no, io nel mio lavoro sono libera".
Stavo cercando di studiare il di più del lavoro femminile e la risposta di Chalear fu la chiave di volta della mia ricerca.
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