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“Popolo di Firenze, hai tu la Pace?”
Nel 1962, con questa parole il presidente-poeta senegalese Léopold Sédar Senghor apriva, in Palazzo Vecchio, il suo stupendo indirizzo di saluto.
Senghor, invitato a Firenze dal sindaco Giorgio La Pira, esprimeva alla città e al mondo intero il Messaggio dell’Africa-madre dei continenti, connotata dalla volontà implacabile di respingere la barriera dell’assurdo per proclamare la sua fede nell’avvenire di un mondo riconciliato e universalmente fraterno.

C'era anche una pecora con i diciannove tunisini, dei quali sei donne e un bambino, sbarcati a Lampedusa in un'alba di pochi giorni fa. Non si sa se il mite animale fosse stato imbarcato per nutrire il piccolo durante la traversata, come dapprima si è scritto, o solo per ricordo del paese lontano, come avrebbero dichiarato i tunisini. C'è una terza ipotesi che nessuno ha avanzato: che la pecora fosse destinata ad essere immolata nella festa di Eid al-adha, la festa del sacrificio, appunto.

Che orrore umano. Che vuoto politico. Per ricostruire la sua credibilità davanti al suo elettorato, molto confuso dopo le recenti sconfitte alle elezioni amministrative e ai quattro referendum, la Lega Nord, assieme al governo di cui fa parte, rilancia la logica dell'esclusione e della discriminazione, ripristinando le misure che l'Europa aveva dichiarato inammissibili.

Ieri, 15 giugno, si è tenuta un'assemblea molto partecipata, per affrontare il problema dei permessi di soggiorno negati ai migranti, dopo la sanatoria-truffa del 2009. La serata è stata caratterizzata da una discussione molto proficua che ha portato le varie componenti dell'assemblea a schierarsi sulle due proposte emerse dai promotori.

Facciamo parte come CGIL  di Massa Carrara di quelle associazioni che nel nostro paese ritengono le norme relative all'immigrazione sbagliate e ingiuste.
Facciamo parte di chi ritiene, in sintonia con quanto espresso di recente dalla Corte di giustizia  il reato di clandestinità  una norma discriminatoria.
E  ci scandalizzano le circolari del Ministro Maroni finalizzate ad aggirare questo pronunciamento.

Di fronte ai ragazzi che portano avanti la loro protesta  seduti sulle scalinate del Duomo o ad impegnare una Piazza  e di fronte alle tante dure parole che  parlano di pulizia, ordine , SICUREZZA, una domanda sorge spontanea : perché ci siamo arresi? Forse perché ci siamo convinti che nulla ormai può più cambiare , che siamo impotenti innanzi ai fatti che accadono. Non solo quei fatti ci appaiono inevitabili e meno gravi, ci sembrano Normali.

Su alcuni giornali, duecento morti o dispersi in mare come quelli dell'altro ieri, in una fuga della disperazione, non finiscono neppure più in prima pagina, scivolano in quelle seguenti fra le notizie certo rilevanti ma non eclatanti. Per sciagure analoghe, solo qualche anno fa pure un presidente del Consiglio si commuoveva o almeno sentiva il dovere di commuoversi pubblicamente. Le tragedie odierne dei profughi in cerca di salvezza o di una sopravvivenza meno miserabile che periscono, spesso anonimi e ignoti, in mare non sono meno dolorose, ma non sono più un'eccezione sia pur frequente, bensì una regola.