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Pubblicato su Notizie minime della nonviolenza, n. 799 del 23 aprile 2009
Anche quest'anno, in occasione del trentunesimo anniversario della morte di Peppino Impastato, vogliamo rinfrescare la memoria ad un paese come l'Italia che troppo spesso tende ad ignorare e a dimenticare. Ricorderemo Peppino con la sua ribellione contro l'oppressione mafiosa, partendo dalla sua stessa famiglia, e la madre Felicia, con la sua determinazione che l'ha spinta a non mollare mai nell'impegno in difesa della verità.

Pubblicato su “La nonviolenza è in cammino” e trattodal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo (per contatti: via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., sito: www.centroimpastato.it) riprendiamo il seguente intervento scritto prima dell'assemblea nazionale di Roma del 17-19 novembre 2006. Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni è uno dei militanti democratici più impegnati contro la mafia ed i suoi complici. È uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalità.

Dal 17 al 19 novembre, per iniziativa dell'associazione "Libera", si svolgerà a Roma un incontro nazionale che va sotto il nome di Contromafie e si propone come Stati generali dell'antimafia.
L'incontro cade in un momento in cui le più note organizzazioni criminali attraversano una fase peculiare della loro storia e l'attività contro di esse registra dei punti a favore ma non mancano limiti e problemi.
Cosa nostra (secondo i dati ufficiali 5.500 affiliati, uno ogni 903 abitanti, un fatturato annuo stimato in 30 miliardi di euro) ha metabolizzato l'arresto di Provenzano con qualche "soprassalto" ma pare che voglia continuare sulla strada degli ultimi anni: il controllo della violenza e la pratica della mediazione. Con questa svolta strategica, rispetto agli anni dei grandi delitti e delle stragi, è tornata a una prassi che è quella storica della convivenza con il contesto sociale e con settori delle istituzioni e ha potuto ricomporre un quadro che la linea stragista aveva messo in crisi. Gli affari a quanto pare vanno bene, su vari piani, dall'estorsione agli appalti, dalla sanità ai rifiuti, ma sul traffico di droghe ha dovuto subire la concorrenza di altri soggetti favoriti dalla collocazione geografica.

Dal quotidiano "Liberazione" del 17 novembre 2006 e pubblicato su “La nonviolenza è in cammino”

Non basta più l'occasionale interesse sull'ennesima sparatoria di camorra.
Non è più il tempo di rincorrere l'emergenza per accendere i riflettori come fossero il flash di un giorno, il grido d'allarme che si spegne prima dell'alba del giorno dopo quando Cosa Nostra mette a segno il proprio colpo di morte. Non è in questo modo che si sconfiggono le mafie. Non è questa la strada che l'informazione deve percorrere se intende contribuire in modo determinante a contrastare l'azione della criminalità organizzata.
Lo aveva compreso bene Giovanni Falcone: "È tempo di andare avanti, non con sterili declamazioni - diceva - e non più confidando sull'impegno straordinario di pochi, ma col doveroso impegno ordinario di tutti in una battaglia che è anzitutto di civiltà e che può e deve essere vinta". Ci sono percorsi, azioni, scelte che in tante e tanti stanno percorrendo e costruendo da tempo.

“E’ morta Felicia Impastato”, una sera apro distrattamente la posta elettronica e saltò dalla sedia. Comincio a cercare su vari siti web (allora non c’erano face book e i social di oggi) e trovo la conferma. Ed era avvenuto addirittura due giorni prima. La sfrenata corsa mozzafiato quotidiana, i mille e più impegni – che purtroppo dobbiamo intervallare con le esigenze fisiche ed economiche personali – in cui siamo immersi portano ad avere notizie così importanti anche con molto ritardo. Un ritardo molto simile a quello con cui riporto queste righe su questo blog.

Mentre il ventre oscuro, fatto di droga, mafie, ecomafie, prostituzione, estorsione e altro – in Abruzzo non ci facciamo mancare niente, neanche il terrorismo neofascista su cui (sempre nel disinteresse totale) si sta celebrando un processo penale, https://issuu.com/casablanca_sicilia/docs/cb42 pagina 41 - sta divorando e avvelenando la regione da tanti anni come abbiamo raccontato e denunciato anche nei giorni scorsi

Per tutta la costa adriatica, fino a San Salvo o alla bonifica del tronto nominata quasi solo per squallide battute maschiliste, ci sono quartieri in mano allo spaccio, luoghi dove prolifera la prostituzione. Comuni dove personaggi più o meno pregiudicati inquinano la vita sociale a furia di botte e violenza. Basta semplicemente avere l’unica colpa di essere in un momento in una piazza, o in una strada, in una determinata sera e si può essere pestati. La stessa legge di Ostia. La Ostia degli Spada.

“Non vedo non sento non parlo”, le classiche tre scimmiette. Plastica rappresentazione del pensiero mafioso, clientelare, servile. All’epoca dei social ne gira una versione 2.0 “Non leggo non capisco commento”. Sembrano due versioni molto lontane, quasi opposte perché una non parla e l’altra commenta. Ma non è così. Sono due passaggi della stessa catena.