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Cari amici,
Lo spargimento di sangue a Gaza sta crescendo. Le morti si aggirano intorno alle 800 persone di cui quasi la meta` civili e piu` di 250 bambini. Gli Israeliano grazie a areoplani e artiglieria bombardano aree urbane densamente popolate, scuole delle Nazioni Unite incluse, migliaia i feriti a piu` di 1.5 milioni di civili terrorizzati non hanno via di scampo da questo territorio prigione... i confini sono stati sigillati. Hamas continua a combattere e a lanciare razzi su Israele: 11 Israeliani sono morti, anche da fuochi amici.

Cari amici,
abbiamo manifestato la nostra collera e la nostra rabbia contro l'ingiustizia, l'occupazione e i massacri.
Molto bene.
Siamo stati ascoltati? Fatta eccezione per le persone che già si dedicano ala causa?
Non mi faccio illusioni, e non fatevene neanche voi.
Come agire concretamente per costringere i nostri governi a reagire?
Propongo questo:

LiberoMondo sta seguendo l'evolversi della difficile situazione in Palestina anche grazie ai contatti con le organizzazioni partner presenti nell'area.
Qui di seguito riportiamo un'interessante contributo che abbiamo ricevuto da Sindyanna, organizzazione con cui collaboriamo dal 2004. Oltre ad avere avuto il piacere di ospitare loro rappresentanti, abbiamo avuto modo di apprezzare il loro lavoro nel corso dei viaggi di verifica effettuati in Palestina da personale di LiberoMondo.

Cari partner di Sindyanna,
Ancora una volta la nostra regione sguazza nel sangue del popolo palestinese. Sindyanna of Galilee, un'organizzazione di commercio equo che mira a costruire ponti tra israeliani e palestinesi, guarda con dolore al modo con cui l'esercito israeliano provoca la devastazione a Gaza. Noi crediamo, ora più che mai, che dobbiamo lavorare con le altre forze di pace nella nostra regione e nel mondo per fermare questa guerra, offrendo alternative alla politica israeliana di dominazione attraverso la forza. Ora più che mai noi abbiamo bisogno della vostra solidarietà in modo che l'idea che ci unisce, quella di un mondo più equo, si possa realizzare.
In questo sforzo Sindyanna si è unita con le altre organizzazioni che stanno dietro le opinioni espresse sul sito internet di Challenge (www.challenge-mag.com).

Per la terza volta in pochi anni la situazione in Palestina ci coinvolge e ci costringe ad attivare una rete di solidarietà per la popolazione palestinese.
Il nostro principale partner in Palestina, PARC, ha lanciato un appello internazionale per aiutare le persone intrappolate nella Striscia di Gaza. PARC sta raccogliendo fondi per la preparazione di pacchi viveri che riesce a far entrare nella Striscia attraverso le organizzazioni internazionali. Un canale sicuro per far arrivare a destinazione un aiuto umanitario, come già fu necessario fare nel 2002 all'inizio della seconda Intifada e nel 2008 quando non fu più possibile acquistare il cous cous prodotto dalle donne di Gaza.

Tra le tante manifestazioni e iniziative per il cessate il fuoco e per la soluzione del problema palestinese, anche quella di Paolo Hutter, Moni Ovadia, Susanna Sinigaglia, che in una lettera aperta invitano a sostenre il pacifismo israeliano.

«Abbiamo ragionato un po' su cosa fare di utile dall'Italia - scrivono Paolo Hutter, Moni
Ovadia, Susanna Sinigaglia - e pensiamo che sia sicuramente importante e positivo, anzi necessario dare un sostegno ai pacifisti israeliani nel momento forse più difficile della loro storia.

Pubblicata sul quotidiano "Il manifesto" del 14 gennaio 2009 col titolo "Due ore all'inferno".
Tratta da Notizie Minime della Nonviolenza in Cammino n. 702 del 16 gennaio 2009

Poco più di due ore ma sono bastate per vedere la distruzione e la desolazione della gente di Gaza. Con otto parlamentari europei e un senatore del Pd, siamo stati gli unici rappresentanti politici ad essere entrati nella Striscia da quando è iniziato l'attacco israeliano.
Siamo entrati attraverso il valico di Rafah grazie alla indispensabile collaborazione dell'Unrwa e delle autorità egiziane e forzando la volontà di quelle israeliane che hanno respinto la nostra richiesta. Colpi di cannone e bombe sono caduti vicino alla sede dell'Onu in cui ci trovavamo, malgrado ci fosse una tregua di tre ore. Non rispettata.
Così come la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, respinto da Israele e da Hamas.

Dal quotidiano "La Repubblica" del 30 dicembre 2008 col titolo "Accecati dal mito della guerra-lampo", tratto da Notizie minime della nonviolenza n. 705 del 19 gennaio 2009.
"Tutto ciò che è improvviso è male, il bene arriva piano piano".
Così pensava nella sua saggezza Mendel Singer, l'impareggiabile "Giobbe" di Joseph Roth. Magari ne serbassero memoria gli israeliani, esasperati da un assedio senza fine ma tuttora accecati dal mito della guerra-lampo risolutiva che nel 1967 parve durare sei giorni appena e invece li trascina, dopo oltre 41 anni, a illudersi nuovamente: bang, un colpo improvviso bene assestato, e pazienza se il mondo disapprova, l'importante è che il nemico torni a piegare le ginocchia.