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La storia degli ebrei danesi è una storia sui generis, e il comportamento della popolazione e del governo danese non trova riscontro in nessun altro paese d'Europa, occupato o alleato dell'Asse o neutrale e indipendente che fosse. Su questa storia si dovrebbero tenere lezioni obbligatorie in tutte le università ove vi sia una facoltà di scienze politiche, per dare un'idea della potenza enorme della nonviolenza e della resistenza passiva, anche se l'avversario è violento e dispone di mezzi infinitamente superiori. Certo, anche altri paesi d'Europa difettavano di "comprensione per la questione ebraica", e anzi si può dire che la maggioranza dei paesi europei fossero contrari alle soluzioni "radicali" e "finali". Come la Danimarca, anche la Svezia, l'Italia e la Bulgaria si rivelarono quasi immuni dall'antisemitismo, ma delle tre di queste nazioni che si trovavano sotto il tallone tedesco soltanto la danese osò esprimere apertamente ciò che pensava.

Siamo lieti di comunicare i finalisti del Premio della Nonviolenza 2015.

Fino al 24 settembre sarà possibile votarli sul sito del Premio e sulla pagina Facebook per scegliere la FOTO, il PROGETTO e la SCUOLA vincitori.

Invitiamo a coinvolgere nella votazione contatti e amici, perché un'ampia partecipazione possa dare più forza e significato alla scelta dei vincitori.

Care amiche e cari amici, la raccolta firme per la Legge di iniziativa popolare è a metà del suo percorso. A partire da fine novembre 2014 è iniziata l'operazione di vidimazione dei moduli, e quindi i sei mesi utili scadranno a fine maggio 2015. Sono stati costituiti tutti i comitati regionali, e in molte località si sono organizzate iniziative significative, con adesioni anche di Sindaci e assemblee comunali.

Per quattro giorni, dal 19 al 22 giugno, il Parco XXII Aprile di Modena è stato il punto di riferimento dei movimenti per la pace, il disarmo e la nonviolenza. La festa per i 50 anni di "Azione nonviolenta", la rivista fondata da Aldo Capitini, ha messo insieme il mondo del volontariato e della cooperazione sociale, dell'attivismo politico e dell'informazione, del servizio civile e dell'educazione, all'insegna dell'impegno nonviolento.

Caro direttore,
le notizie di terribili violenze provenienti dalla Siria, controverse nella loro attribuzione, segnalano ancora una volta la drammatica urgenza di una soluzione politica. Le morti si sommano alle morti in una spirale devastante. Occorre insistere sulla forza politica della nonviolenza scarsamente praticata da istituzioni, partiti e dallo stesso movimento della pace, disperso e confuso.

Ci sono fotografie, immagini, istantanee, che entrano nella storia e nel nostro immaginario. Diventano icone, simboli di un'epoca, di eventi rivoluzionari. Penso a Gandhi immortalato mentre sulle coste dell'Oceano indiano, nel 1930, al termine della sua marcia, raccoglie un pugno di sale dando avvio alla campagna di disobbedienza civile; penso alla ragazza cecoslovacca che nel 1968 metteva i fiori nei fucili dei soldati russi occupanti; penso allo studente cinese in camicia bianca che nel 1989 in piazza Tienanmen fermò, da solo e disarmato, una colonna di carri armati dell'esercito.