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Cercherò di vedere, nel suo cammino di formazione, di pensiero e di azione, il rapporto di Martin Luther King con Gandhi, l'influenza di Gandhi sul suo spirito e sulla sua azione.

Ernesto Balducci scrive che il linguaggio dei sermoni di Martin Luther King è "piano, empirico, scevro da profondi concetti". Sembra una svalutazione, ma, continua Balducci, essi "nascono da una sintesi profonda e svelano inaspettate possibilità storiche" (Presentazione, in King, La forza di amare, Sei, Torino 1967, p. 14). Si potrebbe dire lo stesso dei discorsi, conversazioni, lettere e articoli di Gandhi, anch'egli efficace comunicatore diretto, più che scrittore, di calde verità scoperte nell'esperienza. Anche King come Gandhi potrebbe intitolare una sua autobiografia Storia dei miei esperimenti con la verità.

Nell’agosto del 1959 don Lorenzo Milani è già da qualche anno confinato nella chiesetta di Barbiana. Da là scrive all’amico Nicola Pistelli, direttore di Politica, la rivista della sinistra cattolica e padre di Lapo Pistelli, la lettera che segue, scritta in seguito ad alcune dichiarazioni del cardinale di Palermo Ernesto Ruffini. Questi avrebbe dichiarato, in una intervista a La Stampa: “Voi giornalisti parlate pochissimo della Spagna, direi che vogliate ignorarla di proposito. Eppure averla amica potrebbe esserci di validissimo aiuto contro il comunismo”. Nicola Pistelli non ha però il coraggio di pubblicarla, uscirà solo quindici anni dopo sull’Espresso.

Nella splendida lettera trasparre nitidamente la capacità di don Lorenzo di fare le opportune distinzioni tra ambiti diversi, senza assoluttizzare l’autorità ecclesiale ma senza per questo disconoscerla. Riconoscendo anzi l’assoluta necessità di educarla e di farle capire quando sta sbagliando. Nonostante i decenni trascorsi, resta ancora capacità quanto mai rara, specialmente in questi tempi di atei devoti.

Caro papa Francesco,

mi è gradito di farLe dono di questo mio ultimo lavoro su don Lorenzo. Ho scritto questo semplice libro per far conoscere ai ragazzi di oggi un grande prete-maestro innamorato di Gesù e della sua Chiesa. Il Gesù che ha incontrato nella trincea della povertà più profonda di Barbiana. Era insieme a quei poveri contadini con la loro stessa faccia denutrita e le mani callose dalla fatica. Con loro ha sofferto, gioito, vissuto la povertà vera, ogni giorno, senza sconti. A loro ha dedicato il suo sapere e il suo apostolato.

Il tempo scorre e va via. E anche quest’anno arriva il 3 luglio, giorno di riflessione e dolore, il giorno in cui – in punta di piedi ma facendo nei nostri cuori più rumore di qualsiasi tempesta – Alexander Langer lasciò questa terra. La lasciò nel fisico, ma mai nell’animo, nei cuori e nelle menti. Perché, oltre vent’anni dopo, il suo pensiero, i suoi scritti e le sue riflessioni, sono sempre ineludibili. Ancor di più in queste settimane, mesi, nei quali tutto ciò contro cui Alexander ha lottato tenace fino all’ultimo si staglia sempre più minaccioso.

Pietro Pinna ha concluso il suo cammino. Nella storia della nonviolenza italiana grande rilievo ha la storia di Pietro Pinna, che insieme ad Aldo Capitini fu il fondatore del Movimeno Nonviolento. Ricordato come il primo obiettore di coscienza "politico" italiano - la sua storia e` raccolta nel libro autobiografico “La mia obbiezione di coscienza” - ha speso la sua vita per la costruzione della nonviolenza organizzata nel nostro Paese, a partire dalla sua obiezione a vent’anni, proseguita in un’azione coerente e decisa volta al disarmo unilaterale, rifiuto assoluto della guerra e cioe` della “carneficina di massa” in cui consiste.