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Vorrei che queste pagine fossero lette da tutti coloro che, in Italia, hanno una cattedra o un pulpito, e se ne servono per esaltare glorie nazionali magari remote o per flagellare terribilmente i vizi dei cattivi cristiani.
Sono pagine che scuotono sia la pigra sicurezza dei ripetitori compiaciuti di formule patriottiche sia il sussiego moralistico degli accusatori secondo le leggi stabilite. Sarebbe pure da augurarsi che le leggessero gli ideologi che pretendono di conoscere, essi soli, i segreti dell' ottima repubblica.
Sono pagine che costringono a rivedere i princìpi troppo alti, le sintesi troppo ambiziose, le dichiarazioni troppo solerti. (...)

Amici miei, siamo di certo molto lieti nel vedere ciascuno di voi qui questa sera.
Siamo qui stasera per una faccenda grave. In un senso generale, siamo qui perché prima di tutto e innanzi tutto siamo cittadini americani, e siamo decisi ad esercitare la nostra cittadinanza nel suo significato più pieno. Siamo qui anche a causa del nostro amore per la democrazia, perché abbiamo la radicata convinzione che la democrazia, quando da un fragile foglio di carta si traduce nella concretezza di un atto, è la migliore forma di governo che esista sulla terra.

I. "Il ribelle obbediente Don Milani! Chi era costui?"
È il titolo dell'ottimo libro di Giorgio Pecorini (Baldini & Castoldi, 1996, pp. 420, lire 28.000), l'ultimo arrivato, per ora, ad accrescere la già copiosa messe di studi sul priore di Barbiana. L'interrogativo manzoniano è perfettamente appropriato, anche se, com'è ovvio, fra Carneade e don Abbondio, da una parte, e don Lorenzo, dall'altra, non c'è proprio nulla in comune.

Proponiamo il seguente scritto, ripreso dall'opuscolo: Martin Luther King, Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona 1993. Tratto dal n. 1125 del 25/11/2005 del notiziario “La nonviolenza è in cammino”.