Osservatorio Carta di Milano: La solidarietà non è reato

Lo scorso 30 settembre 2017 una trentina di attivisti, giornalisti, giuristi, cittadini solidali, esponenti di Ong e associazioni si sono incontrati a Milano per dar vita all’Osservatorio proposto dalla Carta di Milano: La solidarietà non è reato, un documento lanciato il 20 maggio 2017 durante la manifestazione “Insieme senza muri”, per tutelare l’onorabilità, la libertà e i diritti della società civile in tutte le sue espressioni umanitarie: quando salva vite in mare; quando protegge e soccorre le persone in difficoltà ai confini; quando vigila sul rispetto del principio di legalità e di uguaglianza; quando denuncia il mancato rispetto dei diritti fondamentali nelle procedure di trattenimento amministrativo e di allontanamento forzato; quando adempie al dovere inderogabile di solidarietà che fonda la Costituzione italiana.

Estensori e firmatari della Carta sono allarmati dall’evidenza che l’attività indipendente di monitoraggio, testimonianza e azione solidale esercitata dalla società civile – che costituisce una garanzia essenziale per la vita democratica – è a rischio, in Italia e in Europa. Anziché essere protetta e incentivata, l’autonomia degli attivisti solidali è stata minata in un crescente processo di criminalizzazione. Abbiamo assistito al tentativo di imbrigliare le Ong in un codice di condotta volto a piegarne la natura indipendente, alla metodica aggressione della possibilità di soccorso in mare, a processi a carico di cittadini “colpevoli” di aver offerto soccorso ai profughi, all’incriminazione di voci dissenzienti per “vilipendio delle istituzioni”, all’emanazione di ordinanze che proibivano di dare cibo ai profughi e alla comminazione di fogli di via che vietavano per tre anni agli attivisti di recarsi nei comuni di confine.

Siamo testimoni di un passaggio di soglia di portata storica, in cui ci è dato vedere quanto sia fragile la tenuta dello stato di diritto e quanto sia ormai possibile, per i cittadini democratici, per le “brave persone”, nominare ciò che – lungamente covato e alimentato – era rimasto finora innominabile: i migranti, resi categoria, minaccia, capro espiatorio, possono morire in mare, nel deserto o nei centri libici, possono essere schiacciati dai camion e dai treni nei luoghi di frontiera, possono essere resi schiavi, possono dormire in strada, sul greto di un fiume, essere scacciati, cancellati nella loro individualità umana, per diventare generici “invasori”, incolpati di ogni crimine. Tutto questo sta diventando un dato di fatto che non ci chiama più in causa come corpo sociale. A chi cerca di attraversare una frontiera, per ricongiungersi alla famiglia o cercare una possibilità di esistenza, non è concesso dare aiuto – cibo, informazioni, un passaggio in macchina – pena l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e la violazione di ordinanze che non molto tempo fa sarebbero apparse intollerabili alla grande maggioranza degli italiani.

La criminalizzazione della solidarietà rischia di favorire, nell’opinione pubblica e nelle forze politiche, un atteggiamento di indifferenza nei confronti di migranti e rifugiati, quando non posizioni apertamente razziste e nazionaliste. Lo stesso rischio è insito nel tentativo di gettare un sospetto di corruzione sugli esempi di buona accoglienza e inclusione sociale che non producono profitto e non rientrano nelle logiche speculative, specie in un momento in cui l'accoglienza assume un approccio ancora più securitario, come dimostrano i nuovi bandi, che renderanno impenetrabili i luoghi in cui le persone saranno ospitate.

Per contrastare questa deriva, l’Osservatorio intende operare come strumento per connettere le realtà delle Ong e della società civile solidale, a livello nazionale ed europeo, monitorando e denunciando gli abusi nei confronti di Ong, attivisti e cittadini solidali.

Ci proponiamo di dare sostegno legale, individuando pratiche di auto-aiuto, a chi viene colpito da provvedimenti vessatori, infamanti e discriminatori, e di articolare una contro-narrativa mediatica che mostri quanto di straordinario producono le Ong e i cittadini solidali, spesso riparando alle mancanze, quando non agli abusi, delle istituzioni.

Vogliamo agire come gruppo di pressione a livello di Parlamento europeo: chiedendo l’abrogazione delle norme restrittive dell’attuale regolamento Dublino; opponendoci alle prassi operative di agenzie europee come Frontex, che criminalizzano le attività di soccorso ed assistenza degli operatori umanitari; individuando gli strumenti necessari per porre fine alle ambiguità contenute nella Direttiva sul favoreggiamento dell'ingresso, del transito e del soggiorno illegali (2002/90/CE) che offrono appiglio agli Stati membri per configurare come reato il sostegno all'ingresso illegale di migranti, in assenza di profitto economico.

L’Osservatorio, operativo fin dal giorno della sua costituzione, si è strutturato in due gruppi di lavoro: il primo impegnato sui temi della comunicazione, il secondo nel sostegno e nella difesa degli attivisti incriminati per atti di solidarietà e nella promozione a livello europeo e nazionale di misure legislative e normative.

Del primo gruppo faranno parte professionisti della comunicazione – giornalisti, registi, documentaristi, vignettisti, blogger – che si rivolgeranno a giornalisti e media nazionali, locali ed esteri, con cui sono o entreranno in contatto.

Del secondo gruppo faranno parte avvocati, giuristi e attivisti che si impegneranno nella difesa di Ong e cittadini solidali, e in un’opera di lobbying nei confronti delle istituzioni nazionali ed europee.

Questi sono gli impegni che ci siamo assunti:

Si tratta di impegni onerosi, per i quali le nostre sole forze non basteranno. Invitiamo attivisti, professionisti, cittadini solidali e Ong a unirsi a noi, utilizzando la nostra pagina Facebook Osservatorio Carta di Milano - La solidarietà non è reato e il nostro indirizzo mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., tramite il quale si può anche aderire alla Carta.

L’Osservatorio ha deciso di riconvocarsi entro la fine del mese di novembre, dopo aver articolato una struttura iniziale e provvisoria che possa distribuire il lavoro in base alle risorse di tempo e di impegno dei sottoscrittori, accogliendo le nuove adesioni e individuando tutti i nuovi canali attivabili per coinvolgere nell’iniziativa la più ampia platea di cittadini, attivisti, organizzazioni, istituzioni e organi di vario genere, uniti dalla convinzione che sia necessario e urgente porre un argine alla criminalizzazione della società civile.

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