Autonomia per il Tibet, democrazia per la Cina! (Carlo Del Nero)

Autonomia per il Tibet, democrazia per la Cina!
Metti alla finestra la bandiera del Tibet!


Nel 1948, la Cina comunista occupò il Tibet. In sessant’anni, si stima che i tibetani uccisi dai cinesi siano stati oltre un  milione mentre il 90% del patrimonio artistico e architettonico, compresi circa seimila templi e monasteri, è andato distrutto.

Nonostante questo, da oltre vent’anni, il Dalai Lama, capo spirituale e politico dei tibetani, chiede per il suo popolo e il suo paese non l’indipendenza ma l’autonomia all’interno della Repubblica Popolare di Cina, sull’esempio di quanto avviene da oltre quarant’anni in Italia, nelle province autonome di Bolzano e Trento. Da oltre dieci anni, il governo tibetano in esilio chiede al regime cinese di sedersi attorno a un tavolo per discutere e per arrivare alla definizione di uno status di piena autonomia per il Tibet; dal 2002, vi sono stati sei incontri cino-tibetani, che non hanno portato a nessun risultato; dopo i disordini scoppiati a marzo in tutto il Tibet, e la conseguente reazione dell’opinione pubblica mondiale, i cinesi hanno acconsentito a un nuovo incontro, che si è tenuto a maggio; era previsto un ulteriore faccia a faccia in giugno, ma è stato per il momento disdetto.

Se coprite ermeticamente una pentola che bolle, prima o poi la pentola esplode: è quanto sta succedendo in Tibet e nelle province confinanti. L’incessante opera di pulizia etnica per diluizione portata avanti dai cinesi (attualmente i cinesi sono già maggioranza in Tibet, 8,5 milioni rispetto a  6 milioni di tibetani; nel 2020 è previsto lo stanziamento in Tibet di 20 milioni di cinesi); la pratica della sterilizzazione e degli aborti forzati delle donne tibetane; la sistematica politica di discriminazione attuata dalle autorità cinesi, che ha emarginato la popolazione tibetana in tutti i settori, da quello scolastico a quello religioso e lavorativo; la deportazione di decine di migliaia di pastori nomadi in orribili case di cemento; la riduzione del Tibet a una nuova Disneyland ad uso e consumo dei turisti cinesi … tutto questo  è sfociato nei disordini e nelle violenze di marzo, tutto questo continua a provocare scontri e tensioni: le agenzie – non i giornali né le tv, purtroppo – informano che continuano gli arresti di monaci e monache tibetane, accusate di “propaganda separatista”.

Eppure, il Dalai Lama ha continuato a pronunciato parole di pace, minacciando di dimettersi dalla guida spirituale del proprio popolo se vi saranno ancora violenze. Si è anche dichiarato contrario al boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino, perché esse possono e debbono essere un’occasione per permettere a migliaia di giornalisti provenienti da tutto il mondo di visitare la Cina, di verificare la situazione in Tibet.

Di fronte a tutto questo, che cosa puoi fare tu?

1)      Puoi contattare il tuo sindaco, consiglieri comunali/provinciali/regionali per far aderire il tuo Comune, la tua Provincia, la tua Regione all’Associazione Comuni, Province, Regioni per il Tibet, che ha sede presso il Consiglio Regionale del Piemonte, che è rigorosamente transpartitica e che conta attualmente 162 membri in tutta Italia. Tutte le informazioni sull’Associazione le trovi a questo link:
http://www.consiglioregionale.piemonte.it/organismi/altri_org/tibet/index.htm
mentre a questo link:
http://www.consiglioregionale.piemonte.it/organismi/altri_org/tibet/dwd/aggiorn_assoc_tibet.pdf trovi l’elenco degli enti che hanno già aderito. 

2)      Puoi ordinare una bandiera tibetana (telefonando al n. 347 5428195 o contattando direttamente l’associazione Adelaide Aglietta www.associazioneaglietta.it) e farla sventolare alla finestra, al balcone di casa tua; quella bandiera è proibita in Tibet, la sua esibizione è punita con il carcere.

Informazioni sulle iniziative radicali su Tibet  e Cina anche su:
www.radicalparty.org