Buon Natale 2016

Un percorso sulla “Laudato sì” di Papa Francesco, mi ha stimolato una serie di riflessioni-auguri per il Natale del Signore e per il prossimo 2017 ricordando alcuni passaggi degli ultimi papi.

La Pacem in terris pubblicata l’11 aprile 1963 da Giovanni XXIII°, nonostante pressioni e resistenze da parte della Curia Romana che non ne voleva la pubblicazione. In questa enciclica Papa Roncalli segnala i segni dei tempi di allora:

-          Innanzitutto la ascesa economica della classe lavoratrice… oggi in tutte le comunità nazionali, nei lavoratori è operante l’esigenza di essere considerati e trattati non mai come esseri privi di intelligenza e di libertà, in balìa dell’altrui arbitrio… (21)

-          Un fatto a tutti noto e cioè l’ingresso della donna nella vita pubblica, più accentuatamente, forse, nei popoli di civiltà cristiana; più lentamente, ma sempre su larga scala, tra le genti di altre tradizioni e civiltà… (22)

-          La famiglia umana, nei confronti di un passato recente, presenta una configurazione sociale-politica profondamente trasformata. Non più popoli dominatori e popoli dominati: tutti i popoli si sono costituiti o si stanno costituendo in comunità politiche indipendenti.

Giovanni XXIII° morirà il 3 giugno 1963.

Mentre al tempo della “Laudato sì” sembra che i segni dei tempi siano di tutt’altra natura.

  1. La globalizzazione del paradigma tecnocratico
  2. La difesa del mondo lavoro
  3. L’emigrazione in atto

Dà una risposta la Populorum Progressio di Paolo VI° pubblicata il 26 marzo 1967,  giorno di Pasqua, di cui, nel 2017, ricorrono i 50 anni dalla pubblicazione. Ecco il testo:

“ma su queste condizioni nuove della società si è malauguratamente un sistema che considera il profitto come modello essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dell’economia, la proprietà privata dei mezzi di produzione come un diritto assoluto senza limiti né obblighi sociali corrispondenti. Tale liberalismo senza freno conduce alla dittatura a buon diritto denunciata da Pio XI come generatrice dell’imperialismo internazionale del denaro” n.26.

Testo ribadito dalla Evangelii gaudium.

“in questo contesto, alcuni ancora difendono la teoria della “ricaduta favorevole”, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesca a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo gli esclusi continuano ad aspettare” n. 54.

Ancora Paolo VI° ci viene in aiuto dicendo che la “politica è la più alta forma della Carità”.

Purtroppo oggi si pensa e si dice, a torto o a ragione, che la politica sia una cosa sporca da evitare. Per cui ci si accontenta di fare volontariato dove non ci si sporcano le mani. Sul volontariato però, Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, ci mette in guardia e ci dice:

“Non credo che il volontariato vada inteso come produttore ed erogatore di servizi. Intanto è generatore di coscienza critica, è fattore di cambiamento della realtà, più che titolare di assistenzialismo inerte.

L’interesse per la marginalità deve giungere alla stroncatura serrata dei processi di emarginazione: lo stile della denuncia non deve essergli estraneo.

Il volontariato è chiamato a schierarsi. Non può rimanere neutrale.

Questa nuova visione planetaria che ci fa scorgere che i poveri sono sempre più numerosi, mentre i ricchi diventano sempre più ricchi e sempre di meno, deve spingere il volontariato a decidersi da che parte stare: se vuole che la sua azione sia demolitrice delle strutture di peccato, o rimanga invece una semplice opera di contenimento e di controllo sociale, di utile ammortizzatore, tutto sommato funzionale al sistema che tali sperequazioni produce e coltiva”.

La chiesa del grembiule” di don Tonino Bello - San Paolo Editrice.


Buon Natale e buon 2017

Angelo Levati