Se non ora quando un paese per donne?

Dopo il 13 febbraio il comitato "Se non ora quando", che aveva lanciato l'appello e il logo, e coordinato le parole d'ordine e le modalità della mobilitazione (cui hanno risposto oltre 250 piazze in Italia e perfino 36 fuori dai confini) ha dovuto far i conti con tale risposta, di una qualità straordinaria, ben al di là di ogni possibile aspettativa o immaginazione.

La manifestazione di forza e la domanda di partecipazione che venivano da quelle piazze, di donne ma anche di uomini venuti insieme alle donne, hanno poi continuato ad esprimersi in varie forme e in particolare, da moltissime, in desiderio di comunicazione e richiesta di proseguire in qualche modo, dopo quello che dalla maggioranza è stato percepito come solo l'inizio di qualcosa di ben più vasto ed importante, tutto da costruire.

Abbiamo ben compreso quanto sia prezioso tutto ciò e come sia inimmaginabile non andare avanti, sentendo anche la grande responsabilità che ci è stata consegnata.

Intanto, in oltre centodieci diversi centri del paese si sono andati consolidando i comitati delle donne che avevano organizzato la mobilitazione: sono gruppi di donne diffusi in modo uniforme in tutto il territorio nazionale, dalla Locride a Bolzano, passando per le grandi isole e senza escludere nessuna area. Sono perciò diversi tra loro, vista la grande differenziazione tipica della storia italiana, seppure meno diversi di quanto si potrebbe pensare, dal momento che pressoché tutti i comitati hanno raccolto lo spirito fortemente unitario dell'appello "Se non ora quando" e hanno abbandonato vecchi steccati e pregiudizi aprendosi a donne molto diverse per età e ceto sociale, cultura e esperienza di vita, posizioni politiche, opzioni religiose, scelte sessuali. Una rete variegata che è stata possibile in dimensioni così estese grazie alle nuove risorse della comunicazione tecnologica, una varietà che racconta di scoperte e di vertenze locali ma chiede di trovare iniziative comuni.

Parliamo di città e paesi in cui sono presenti da tempo, in maggiore o minore misura, diverse organizzazioni e associazioni delle donne che lavorano sul territorio in tanti modi, a tanti livelli delle istituzioni, nei partiti e nei sindacati, nei consultori, nei centri anti-violenza, nei centri di documentazione, e in tanti altri luoghi. Situazioni ricche ma frammentate in cui spesso la mobilitazione è riuscita a coinvolgere e mettere insieme le donne di tutte queste realtà e farle poi ritrovare insieme.

Abbiamo pensato che fosse importante per tutte incontrarsi e conoscersi al di là dei rapporti virtuali, scambiarsi valutazioni e idee, mettere a confronto proposte, pensare all'organizzazione di scadenze.

Per questo abbiamo organizzato l'incontro di Siena del 9 e 10 luglio, per conoscerci di persona e anche per festeggiare insieme quanto già fatto e i risultati ottenuti, ad esempio nella composizione delle nuove giunte cittadine.

Al centro del dibattito delle due giornate di Siena sarà naturalmente anche la specificità della realtà italiana, che abbiamo voluto mettere a fuoco per rifletterci insieme: a cominciare da quell'intreccio perverso tra arretratezza sostanziale delle relazioni sociali e pseudo-modernità dell'immaginario veicolato dal mercato e dai media, che combacia in effetti con l'arcaicità dell'immaginario condiviso. Si tratta da un lato di quei corpi di donna artificiali e mercificati, muti e omologati, ipersessuali ed offerti ossessivamente al consumo; dall'altro lato del mancato pieno accesso delle donne con i loro corpi reali nella vita pubblica e nel mondo del lavoro: come raccontano efficacemente i dati che vedono centinaia di migliaia di donne espulse dal lavoro alla prima gravidanza, il minor tasso di occupazione femminile in Europa coniugato al minor tasso di fertilità nel mondo.

L'impegno necessario a cambiare la situazione investe pertanto molti aspetti e un'enorme complessità di fattori, molti già ripetutamente portati all'attenzione pubblica dalle diverse ondate del movimento delle donne in Italia, questioni profonde che riguardano uomini e donne e l'intero tessuto sociale. Ci sono state nel tempo molte belle analisi, buone idee e interessanti proposte di legge. Ma senza la forza unitaria delle donne, la capacità di imporre i loro temi all'agenda della politica, nulla cambierà davvero. Per questo pensiamo che la domanda che viene da tante parti d'Italia sia profondamente saggia e politica.

Bisogna trovare il modo di organizzare tutte queste energie, di farle espandere ed interagire perché abbiano l'impatto della forza che esprimono e tale forza possa occupare lo spazio pubblico e condizionarlo. Certo si tratta di una realtà che sappiamo diversificata e varia, di situazioni anche molto diverse sul piano economico e culturale, talora di associazioni con la loro storia e i loro contenuti, di cui sarebbe davvero folle pensare di fare a meno: tutte componenti di una ricchezza che non va certo sacrificata ma valorizzata quanto è possibile, nel rispetto delle differenze e delle autonomie delle singole esperienze.

Ma si può e si deve cercare di trovare un sentire comune, terreni condivisi, azioni concertate anche se non necessariamente identiche, scambi fruttuosi di informazioni e sostegno reciproco, Si può costruire una rete organizzata e mettere in rete la grande quantità di esperienze e di competenze che le donne hanno accumulato negli anni, ci si può unire tra donne molto diverse su obiettivi strategici come è sempre successo nei punti alti della storia del nostro paese, si possono e si debbono promuovere alleanze con uomini interessati, dal momento che si tratta anche di cambiare il funzionamento della società.

Non è un'impresa facile e c'è bisogno di tutte coloro che se la sentano e non temano il confronto con le altrui diversità; ma è anche una grande occasione per costruire dei rapporti significativi tra le generazioni, per riaprire con gli uomini un dibattito sulle relazioni uomo-donna, per rifondare una cittadinanza in profonda crisi, per ritrovare fiducia nelle possibilità della politica, e in particolare della politica delle donne. Per costruire insieme un paese per donne.

 

Dal sito della Libera università delle donne di Milano

Fonte. Centro di ricerca per la Pace