Le lezioni del paziente inglese

L'antefatto di questa storia ricorda quando Boris Johnson decise che la nottata sarebbe passata da sola, il covid avrebbe ucciso giusto qualche vecchietto che tanto sarebbe morto lo stesso (d'altronde prima o poi...) e l'immunità di gregge sarebbe arrivata spontaneamente, ignorando al proposito che, senza vaccinazioni di massa, l'immunità di gregge può impiegare anche numerose generazioni per immunizzare per davvero, se mai succede.

Poi ci si è ammalato lui stesso e soprattutto l'opinione pubblica ha percepito, a suon di morti e al netto di teorie strampalate figlie dei tempi che viviamo, che il covid è una cosa seria.

- Fine dell'antefatto -

I fatti della storia ricordano invece che presa sul serio la situazione Boris Johnson impostò la campagna vaccinale sulla celere somministrazione della prima dose e che questa strategia fu momentaneamente vincente. La strategia si fondava su due assi principali:

1. Una discreta efficienza del piano vaccinale, incomparabilmente superiore a gran parte dell'UE e capace di ridicolizzare l'Italia di Conte, di Speranza, di Arcuri e, per lunga fase, di Draghi, dell'immarcescibile Speranza e di Figliuolo “con la piuma sul cappello”.

2. la scelta di sparare immediatamente tutte le cartucce sulla prima dose, rimandando la seconda oltre le prescrizioni di chi aveva sviluppato il vaccino, al fine di dare una copertura più vasta, ancorché incompleta, e abbassare i contagi e la pressione sugli ospedali in una fase particolarmente critica.

Questa scelta britannica, in un primo tempo, si è mostrata efficace. I contagi sono scesi più che altrove, la pressione sugli ospedali e il numero dei decessi si sono abbassati abbastanza rapidamente. Presentava tuttavia un rischio. Se il ciclo vaccinale restava incompleto a lungo si presentava la possibilità che oltre un'immediata copertura parziale, una grande parte di cittadini vaccinati sarebbe stata nuovamente esposta al contagio nel giro di alcuni mesi, specie a fronte di una, più che prevedibile, possibilità di sviluppo di varianti del virus.

Per minimizzare questo rischio, ed evitare che la scelta di una vaccinazione larga ma incompleta, da essere una strategia provvisoria ma efficace diventasse un boomerang violento, sarebbe stato necessario, quanto meno, tenere ancora pienamente attive tutte le misure di contrasto al contagio, in termine di distanziamento fisico, chiusura di attività non essenziali o comunque ad alta esposizione.

Sappiamo come è andata e come sta andando tuttora. La diminuzione dei contagi nel Regno Unito ha invogliato il Governo ad anticipare le aperture rispetto ad altri Paesi, per un po' la parziale vaccinazione ha retto, poi con il passar del tempo non ha retto più ed ora la situazione mostra le prime, ma temo non ultime, criticità. Il successo inglese rischia di trasformarsi rapidamente in una disfatta.

Nel frattempo, è importante ricordarlo, l'Italia ha pensato bene di copiare quel sistema.

Da alcuni mesi la distanza tra le due dosi di vaccino è stata arbitrariamente raddoppiata, nonostante le indicazioni contrarie dei ricercatori che hanno sviluppato il vaccino. Alle multinazionali del farmaco, per inciso, non sembra vero liberarsi della responsabilità in conseguenza del non rispetto delle indicazioni temporali fornite per la somministrazione delle dosi. Ed anche questo è un pezzo non marginale di una partita in cui i governi e le imprese private non giocano mai nell'interesse dei cittadini e delle classi sociali subordinate.

Oltre a questo, c'è da dire soprattutto che, analogamente al Regno Unito, sia pure fortunatamente con alcuni mesi di ritardo, si è deciso per le più ampie aperture. Con l'aggravante, per l'Italia, di una velocità della campagna vaccinale (che sia di prima, di seconda o di unica dose) molto meno sostenuta, al di là delle auto celebrazioni carnascialesche del solito generale con la piuma sul cappello.

In più, si assiste ormai da due mesi, ad una costante e intensa riduzione dei test somministrati, altro sintomo evidente dell'abbassamento dell'attenzione.

Cosa succederà?

Io penso che non sia impossibile un primo provvisorio stop alla tendenza al decremento dei casi settimanali, già a partire da queste prossime settimane. Una sorta di stabilizzazione che – spero – non diventa incremento perché siamo in estate e altre condizioni non sono favorevoli allo sviluppo del virus. E poi in autunno, una situazione nuovamente critica...

Ovviamente spero di sbagliarmi, ma abbiamo copiato una strategia che sarebbe stata efficace a lungo termine solo se accompagnata dal mantenimento di misure prudenti.

Nel frattempo, ancorché il tema sia al di là dell'oggetto stretto di questa riflessione, il Governo attende l'autunno e, tra le altre cose, l'apertura delle scuole, esattamente come lo scorso anno. Senza nessuna strategia per eliminare NEI FATTI le cd. classi pollaio. Nessuna indicazione ai Comuni per organizzare gli spazi per il raddoppio del numero delle aule utilizzabili, nessuna azione di reclutamento rapido di docenti disponibili già a settembre.

E questo è davvero molto grave. Una violenza nei confronti dei giovani e delle giovani. Chissà se i ben-pensanti vorranno regalarci anche questa estate la retorica dei giovani che sono incoscienti. Per decenza dovrebbero tacere. D'altronde i ben-pensanti dovrebbero tacere sempre.

Fonte: post pubblicato sulla pagina FB il 6 luglio 2021