Voci degli invisibili della Casa di Accolienza di Massa: Costantin

Mentre comincia il viaggio che lo porterà nel Paese dove è nato e dove non è più stato dal giorno in cui lo ha lasciato 7 anni fa, Costantin sente il profumo della primavera che in questi giorni torna ad accarezzare Massa dopo l'ennesimo inverno della sua vita in Italia.


Se potesse pensarci, se la mente fosse sgombra da altri pensieri, da altre emozioni e dalla paura del salto verso questa terra madre che potrebbe non riconoscerlo, non saperlo più abbracciare, madre matrigna… se potesse - dicevamo - fermarsi a pensare, troverebbe beffarda questa partenza in una giornata così mite, incoerente abbandonare questo velo tiepido e profumato dopo otto inverni passati qui e tante notti gelide, dormendo su una panchina, rimpiattato per difendersi dal freddo e dalle malattie.

Ma altri come detto sono i suoi pensieri, ammesso che noi li si sappia riconoscere o per lo meno che regga la finzione di raccontare i pensieri che sono solo i suoi… Perché ora Costantin è di nuovo solo.

Negli ultimi giorni della sua vita in Italia, ha tentato di raschiare quanti più soldi possibile. E' stata una preoccupazione ossessiva come non mai.

Non ha altri mezzi che chiederli alle persone che conosce, non ha altri strumenti che una gentilezza senza tempo, antica nell'eleganza del mendicante con la schiena dritta, moderna nel recitare il ruolo di crocevia della crisi e della modernità.

Ma Costantin interpreta senza fingere mai, recita una vita tragica che è autenticamente sua.

I soldi che raccoglie negli ultimi giorni non sono più l'alimento della sua sopravvivenza quotidiana che – paradosso – negli ultimi giorni gli è assicurata. Sa che la sua vita sta cambiando e che da ora in poi non sarà più questo Paese a sfamarlo, proprio mentre la generosità altrui si moltiplica. Costantin incassa solo l'assenso per la sua scelta di andar via, viene ripagato per tutto quello che non chiederà più da domani.

Eppure questi soldi che raccoglie più copiosi che in passato, non gli sono mai sembrati così pochi, insufficienti.

E' questo che pensa mentre abbandona una primavera che non sente più sua. Misura una sconfitta.

Perché tornare indietro dopo sette anni vuol dire confrontarsi con il sogno dei giorni dell'arrivo in Italia: trovare un lavoro, una vita degna, un po' di ricchezza da mandare in Romania, alla mamma, alle sorelle, a tutta la sua famiglia.

Riempire le mani vuote che lo attendono per stringerlo a sé.

Alla realizzazione di questo sogno, Costantin non si è mai neppure avvicinato.

Arrivato nello stesso anno di quella che chiamano crisi globale, l'ha attraversata tutta. Non ha mai trovato un lavoro, non ha mai avuto una vera casa. Di quello che serve nella nostra società lui non sa fare nulla. Non è uomo oeconomicus, della modernità gli manca la sveltezza, il saper stare al passo.

La sua qualità più evidente è che quando gli parli, quando ti guarda negli occhi, non lo dimentichi.

Difficile spiegare perché, ma per quanto tu possa non essere fisionomista, il suo volto, la sua voce, il colore incomprensibile e intenso dei suoi occhi, tutta la sua persona, perfino il suo nome, ti restano sempre nella memoria. Sempre e per sempre.

Non è una dote secondaria per chi vive di elemosina, per chi campa sulla possibilità di raccontare una sua storia toccando tutti i sensi di colpa altrui... non è una dota secondaria... ma è l'unica.

Nel corso di sette anni ha vissuto la strada, alcune apparizioni nella casa di accoglienza e una lunga degenza in ospedale per la tubercolosi.

Non ha messo da parte nessuna ricchezza, nemmeno per sopravvivere. Non era così che doveva andare.

Mentre ci salutiamo mi dice di vergognarsi di tornare in Romania senza avere due soldi per progettare una qualche attività che lo sottragga dalla miseria. Teme l’incontro con la sua terra. Teme di mostrarsi nudo e disarmato alla sua gente, teme la fortuna che non ha fatto venendo in Italia, teme il confronto con le attese e le promesse non mantenute.

Teme di non avere un ruolo per sé nei titoli di coda di questo viaggio in Italia.

E mentre quei titoli scorrono, Costantin ti guarda ancora negli occhi e sorride con il suo sorriso storto.


Voci senza suono ... di invisibili