Casa di Accoglienza di via Godola a Massa: Report anno 2018 - premessa

Come ormai avviene da anni, il report sull'attività del Centro di Ascolto e della Casa di Accoglienza di via Godola, a Massa, è l'occasione per fare il focus sull'esclusione, le cui origini stanno nelle scelte politiche e nelle culture che si alimentano nel paese.

Nel provare a riflettere su ciò, tuttavia, non è possibile non misurarsi con il clima politico e culturale, così faticoso e pesante, che si respira nel paese e anche nella nostra città.

Con la vittoria della destra anche a Massa è cambiato radicalmente il rapporto dell'amministrazione locale con l'esclusione: se anche con le amministrazioni precedenti il confronto è sempre stato faticoso, con questa si è sdoganata una cultura del rifiuto dell'accoglienza, che si è palesata non solo con la chiusura del progetto SPRAR a Massa, nonché con indicazioni di totale chiusura nei confronti delle persone senza dimora, ma con il clima generale espresso da questa destra (estrema) che nell'ultimo individua il nemico, la causa del degrado e del malessere generale della città.

In questo clima culturale, l'esperienza della Casa di Accoglienza diventa quanto mai significativa perché, insieme ad altre realtà del territorio, è l'occasione non solo per offrire un servizio, ma, soprattutto, per sperimentare direttamente e far sperimentare agli ospiti la volontà e la disponibilità all'accoglienza.

Tale esperienza è resa possibile, da oltre 35 anni, esclusivamente grazie all'impegno delle tante persone, volontarie e volontari, che con la loro disponibilità e il loro servizio permettono a questa realtà di andare avanti, per offrire agli esclusi che bussano alla nostra porta un breve momento di accoglienza, in cui sperimentare relazioni umane ospitali e ospitanti.

Nello scrivere queste riflessioni, pertanto, il pensiero lo rivolgiamo, oltre che ai volti senza voce delle persone che ospitiamo, anche a queste donne e questi uomini che, con il loro dono, si mettono in gioco per incontrare gli esclusi e assicurare loro un servizio che vuole andare oltre la semplice offerta di un pasto e un letto dove dormire.

Come ogni anno, il report, che condividiamo con la città e le forze politiche, sull'attività della nostra associazione nel Centro di Ascolto e nella Casa di Accoglienza di via Godola non vuole essere un mero momento autocelebrativo e autoreferente, quanto piuttosto il tentativo, spesso non riuscito ma ostinatamente reiterato, di proporre una riflessione ed un dibattito sulle tematiche dell'esclusione.

Troppo spesso, infatti, a torto identifichiamo nell'esclusione sociale la causa dell'insicurezza che percepiamo, per cui ci autoconvinciamo che basta togliere dalla visibilità gli esclusi per ottenere in automatico sicurezza e soluzione ai nostri problemi.

Il dramma attuale è che questo “sentimento” viene amplificato dalla politica, che dovrebbe invece svolgere il ruolo di calmiere e di governo delle paure.

In questo quadro, l'esperienza della Casa di Accoglienza diventa anche il modesto luogo in cui si possono osservare le dinamiche sociali con la prospettiva di chi non non ha diritti e non ha voce per urlare la propria esclusione dagli elementari diritti di cittadinanza.

Cambiare la prospettiva con cui si guardano queste dinamiche diventa fondamentale se vogliamo costruire una società capace di assumere l'accoglienza nel sistema di valori e di cultura, procedendo per scelte inclusive, una società realmente a dimensione di donna e di uomo, in cui l'elemento centrale è il rispetto della persona nella sua totalità.

L'accoglienza e l'inclusione devono essere assunte come scelte per lottare contro l'esclusione e le disuguaglianze e per costruire un sistema sociale diverso più sicuro, in cui la prospettiva di lettura è quella degli ultimi e non dei primi.

Il tema della sicurezza si declina insieme a quello dell'inclusione e dell'ampliamento dei diritti: le politiche che vanno nella direzione di ridurre i diritti e favorire l'esclusione e l'espulsione dalla società generano sempre più insicurezza.

Costruire una società inclusiva ha certamente i suoi costi, comporta delle trasformazioni, chiede di individuare le priorità... ma sarebbe interessante riflettere sui costi reali delle pratiche di esclusione che noi mettiamo in atto per ridurre le nostre comunità a fortini assediati.

Una società inclusiva risponde anche a quella percezione di insicurezza che respiriamo nei nostri territori, perché intervenire sulle cause che determinano le disuguaglianze e l'esclusione significa ridurre gli ambiti di marginalità e di devianza, puntando all'accoglienza e alla partecipazione come strumento per rendere le periferie vive, vitali, luogo di aggregazione, di solidarietà, di animazione e di proposta culturale.

Nel report non siamo stati in grado di fare commenti significativi alle tabelle che proponiamo, perché drammaticamente non vi sono variazioni così significative tra un anno e l'altro, sia per le dimensioni della Casa di Accoglienza, sia, soprattutto, perché nell'odierna situazione sociale, aggravata dal contesto culturale e politico, le pratiche di esclusione sono in continuo aumento e da questa condizione è difficilissimo uscire fuori.

L'esclusione viene alimentata anche proponendo narrazioni distorte che, di fatto, impediscono la conoscenza diretta non solo del fenomeno ma, soprattutto, delle storie delle persone: è questo incontro che, secondo noi, costituisce l'elemento basilare del servizio alla Casa di Accoglienza.

Nel raccogliere queste riflessioni o sensazioni non possiamo non ripercorrere alcuni input che ci vengono direttamente dagli ospiti, alcuni dei quali abbiamo provato a raccontare nella raccolta “Voci senza suono... di invisibili”.

Una sera una coppia di una certa età discuteva con gli altri ospiti sulle tante difficoltà del vivere sulla strada, dall'assillante ricerca quotidiana di un luogo dove mangiare e dormire alle continue corse per fuggire dai controllori sui treni o sugli autobus; mentre ripercorrevano queste fatiche, i due concludevano però come la strada sia anche per loro l'occasione di incontrare tante storie diverse... quella capacità a farsi prossimo che noi, in questa società fatta solo di social, stiamo progressivamente perdendo.

Oppure viene in mente l'ospite di una città vicina a noi che, incontrando una persona psicologicamente più fragile, provava a darle una mano, come diceva lui, sostenendola psicologicamente, quasi offrendogli una terapia.

Tante storie, tante esperienze, tanti volti... che si mescolano tra di loro, che si intrecciano.. sia nei momenti positivi, sia in quelli in cui emergono le tensioni tra gli ospiti, quelle stesse tensioni che noi viviamo quotidianamente nelle nostre vite “normali”.

Per tale motivo, in assenza di cambiamenti significativi delle politiche sociali e culturali, ogni anno dovremmo riproporre i soliti commenti, le stesse considerazioni, le stesse denunce. Preferiamo perciò lasciarle esprimere ai numeri, che parlano già tanto da soli.

Un'ultima osservazione riguarda i dati riportati che possono, in alcuni casi, differire leggermente da quelli pubblicati negli anni precedenti. Questa discordanza dipende dal fatto che abbiamo provveduto a normalizzare l'archivio e a correggere alcuni errori presenti nella procedura di elaborazione dei dati.

Buona lettura!

Il Direttivo AVAA

Massa, 15 marzo 2019



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