Riflessioni estive dal Congo di Elena, che è stata due mesi a Muhanga

Pubblichiamo questo articolo di Elena, studentessa alla facoltà di "Operatori di Pace" di Firenze, che ha trascorso due mesi a Muhanga in occasione delle recenti elezioni che si sono svolte in quel paese.

A Muhanga il Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ha avviato da tempo il progetto "UN PONTE PER IL CONGO a sostegno del villaggio di MUHANGA", in collaborazione con l'ASL n. 1 di Massa Carrara.
Chiunque volesse sostenere economicamente il progetto può fare il versamento sul conto corrente dell'Accademia Apuana della Pace (leggi le coordinate bancarie), inviandoci una email alla Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. dell'AAdP, comunicando l'avvenuto versamento ed indicando i dati per ricevere la relativa ricevuta.


Arrivare a Kimbulu è come entrare in un altro mondo.
Non è la prima volta che vengo in Africa, ma qui è come se venissi trasportata indietro nel tempo, alle origini dell'uomo.
Ho la fortuna di arrivare in prossimità del "Tuungane" ( che significa "insieme"), la riunione dei rappresentanti dei comitati di sviluppo dei villaggi presenti nel raggio di duecento chilometri. È impressionante per noi "wazungu" (europei) vedere centinaia di africani discutere del proprio futuro; siamo troppo abituati a pensarci come i salvatori del mondo per poter credere che anche in Africa esistano realtà in cui il dialogo, la progettazione e la cooperazione siano ordinariamente considerati valori (prima lezione africana).
Si sente in ogni caso la vicinanza delle elezioni. Sono presenti due candidati alla camera dei deputati a cui è lasciato largo spazio per esporre le proprie idee e programmi. Uno è il Dr Angy, il quale, essendo medico, punta molto su temi riguardanti la sanità e la salute; l'altro è una donna, Juliette ........, che ho l'opportunità di intervistare.
Oltre alla biografia, mi faccio raccontare il suo programma elettorale e la condizione delle donne in politica secondo il suo punto di vista: il programma è basato sullo sviluppo e sulla valorizzazione della figura femminile, mettendo al primo posto il problema dell'analfabetismo. Il discorso verte su tematiche piuttosto vaghe senza delineare progetti precisi per il futuro. A suo parere è l'Europa che deve dare i fondi al Congo RD per rimettersi in piedi. Le obietto che il Congo è un paese pieno di risorse naturali e che semmai la classe politica dovrebbe trovare un modo per sfruttare quelle dando ricchezza al paese senza ricorrere all'assistenzialismo dell'Occidente. Rimane interdetta e la discussione si chiude lì.
Intervista sulla guerra- Muhanga

Il viaggio per Muhanga è piuttosto faticoso; occorrono circa sei ore di jeep. Al nostro arrivo veniamo accolti da decine di persone, molte delle quali bambini, che ci corrono incontro, salutano Giovanni, Concetta e Graziella e si presentano a me, che incontrano per la prima volta. L'atmosfera è familiare, come se lo zio fosse tornato da un viaggio ed avesse portato con sé degli ospiti.
I primi giorni di permanenza a Muhanga sono per me molto duri: spesso piove e la noia e la solitudine si fanno sentire.
L'Occidente, così impegnato nel lavoro, negli hobbies, nella comunicazione e nell'esaltazione di sé, si trova spaesato di fronte alla quotidianità ed alla monotonia della vita vissuta dall'ottanta per cento degli abitanti del pianeta. Parlare con le persone del posto fa capire quanto sia sviluppata la capacità di riflessione e di introspezione di questa gente, abituata, suo mal grado, a rimanere spesso sola con sé stessa.
Dopo un mese di osservazione, in cui ho messo in discussione i motivi per cui ho affrontato questa esperienza africana (inizialmente la raccolta di dati per la stesura di una tesi di antropologia culturale) decido, insieme a Giovanni, di intervistare qualche persona del villaggio sulle proprie esperienze durante l'ultimo conflitto congolese.
Giovanni decide di invitare quattro o cinque persone, ma la voce si spande ed alla fine, all'appuntamento per l'intervista si presentano in ventuno. Le testimonianze sono molto crude ed un pò confuse per quanto riguarda l'ordine cronologico degli avvenimenti: si capisce che i racconti sono sofferti. Mi colpisce molto una frase di Valeria, una delle mamme più avanti con l'età, che dice: "anche se siamo in pace è vero che la paura c'è ancora, è come una malattia da cui non sappiamo se guariremo."
E forse è proprio questo il problema principale dell'attuale situazione del Nord Kivu: la costante memoria della guerra, l'incapacità di fare progetti per il futuro dovuta alla mancanza di fiducia in uno sviluppo del paese. Un giorno, parlando delle elezioni, Janvié mi chiese, con aria molto preoccupata, se in Europa guardavamo con speranza a queste prime elezioni democratiche del Congo: come potevo dirgli che in Italia molti non sanno neanche in quale parte d'Africa si trovi il Congo? Come potevo dirgli che in realtà, apparte una ristretta cerchia di persone, gli europei non erano assolutamente interessati al futuro e soprattutto alla pace nel suo paese? Come potevo spiegargli che se in Congo ci sono dei disordini l'Europa si sfrega le mani pensando alla grande facilità dello sfruttamento delle risorse minerarie di un paese in crisi e senza un governo stabile? Alla fine, in ogni caso, il 30 di luglio è arrivato: il giorno delle elezioni.
Il seggio si trova a Bunyatengue, un villaggio a sette chilometri da Muhanga. Circa una settimana prima le schede elettorali erano state depositate a casa nostra, sotto la sorveglianza di due poliziotti. Gli elettori dovranno scegliere un candidato al parlamento fra centootto, ed un candidato alla presidenza fra trentatrè. Considerando che una percentuale importante della popolazione è analfabeta, il nome di ogni candidato è accompagnato, non solo dal simbolo del proprio partito, ma anche da una foto. Non esistono fac simili delle schede il comitato elettorale decide di appendere le due schede originali davanti all'entrata della sala polivalente di Muhanga: nei due giorni in cui le schede rimangono appese non s'interrompe mai la file delle persone che si avvicina a consultarle, indice dell'interesse e della volontà d'informazione per quanto riguarda il voto.
Alla fine le elezioni si svolgono in maniera molto ordinata e la partecipazione è circa dell'ottantaquattro per cento.
Qualche settimana più tardi accade un altro avvenimento che movimenta la vita di quella che per me è diventata ormai una seconda casa: arrivano due container provenienti dall'Italia.
L'evento è seguito con grande partecipazione ed interesse da parte di tutti. Partiamo in camion da Muhanga alla volta di Kimbulu, dove i container verranno scaricati. Troviamo giornate illuminate da un sole provvidenziale, che rende possibile che lo svolgimento di tutto il lavoro avvenga in due, tre giorni. Quegli enormi scatoloni metallici appaiono, davanti alle centinaia di occhi ferventi di adulti e bambini come contenitori di gioia, che destano stupore ed entusiasmo ad ogni loro apertura. Tutto procede per il meglio: anche la fatica, se condivisa, sembra diventare un punto di forza. Ed è bello trovarsi tutti insieme alla fine della giornata col naso in su ad ammirare quello spettacolare cielo d'Africa, soddisfatti per il lavoro svolto, ma soprattutto con la certezza che, nonostante le violenze e la vicinanza temporale della guerra, la pace continua a vivere nei cuori di queste persone.

Elena