Un mese a Muhanga (Elia Pegollo)

Carissimi tutti,
Vi avevo promesso notizie sul mio recente soggiorno a Muhanga.
Sono partito con Giovanni il 25 giugno, rompendo una tradizione che dal 2002 si ripete
regolarmente ogni anno per le feste natalizie. Sono partito prima perché mi sono reso conto che era estremamente necessario esserci come "scudo umano" assieme a Giovanni, Concetta e Graziella...ho sentito il bisogno di dividere con loro questa esperienza forte ed ora sono contento di averlo fatto e sono sicuro che laggiù la nostra presenza di BIANCHI serve davvero.
Giovanni durante la Santa Messa ha raccontato alla gente che eravamo lì perché avevamo saputo che erano in pericolo....dopo i ringraziamenti qualcuno ha chiesto che cosa pensavano di noi in Italia, del fatto che coscientemente avessimo scelto di mettere in pericolo la nostra vita.... qualcuno ha chiesto all'assemblea che cosa pensasse del nostro gesto... bellissime le parole di Michel, di JeanPierre, di Janvier...c'era grande commozione e, in quel clima indescrivibile, abbiamo sentito rinascere la speranza, la fiducia , la voglia di non abbandonare il villaggio seppure in mezzo a mille difficoltà....
Non mi dilungo sulle presenze inquietanti degli attori armati sul territorio.. Vi dirò soltanto che sono troppi, che sono armati, che sono arroganti, che sanno incutere terrore, che non lavorano, che si fanno servire, che mangiano alle spalle degli inermi, che rubano, picchiano, violentano, sequestrano le persone del villaggio e chiedono 20 dollari per il loro rilascio..
Un solo fatto voglio raccontarvi. All'entrata del villaggio, venendo da Mbingi, in una zona piuttosto fuori mano, tra le altre capanne c'è anche qualla di Mahulu, un papà di oltre 40 anni, conosciuto da tutti come persona mite e rispettosa.
Una mattina si sono recati alla capanna di Mahulu dei giovani soldati - la piaga dei bambinisoldato è tutt'altro che superata.... se ne contano a decine tra i mai-mai integrati nell'esercito regolare - ed hanno trovato il figlio dodicenne di Mahulu che con il macete si recava nei campi...I soldati hanno dichiarato che il ragazzino voleva aggredirli con la sua arma e lo hanno portato nel loro accampamento sulla collina assieme al fratello più grande (14 anni). Mahulu, conoscendo la ferocia dei soldati, si è offerto al posto dei figli....Lo hanno tenuto prigioniero per un'intera notte, lo hanno selvaggiamente picchiato col calcio del fucile in pieno petto, lo hanno ferito alla testa e hanno bruciato con i fiammiferi la sua barba....al mattino dopo, dolorante e insanguinato, Mahulu si è presentato alla missione...Concetta lo ha immediatamente ricoverato nel piccolo ospedale per gli uomini vicino al dispensario... I soldati hanno continuato a cercarlo per giorni chiedendo l'obolo dei soliti 20 dollari....
E' uno dei tanti episodi di ordinaria violenza....
Ogni lunedì i soldati hanno stabilito che debba esserci il SALONGO, cioè il lavoro comunitario che loro intendono come lavoro dovuto ai militi da parte di tutta la popolazione maschile del villaggio, come compenso per la protezione offerta !!!....dopo aver sfamato questi solerti protettori, i cittadini inermi devono anche sobbarcarsi grosse fatiche (costruzione delle loro capanne, dei cessi, approvvigionamento della legna e altre piacevolezze del genere...); ad ogni lavoratore viene dato un "gettone"- un minuscolo
pezzo di carta firmato dai soldati. Finito il lavoro cosiddetto comune iniziano i controlli e, chi viene trovato senza gettone, viene imprigionato e deve pagare se vuol tornare libero....
Abbiamo chiesto l'intervento della MONUC anche personalmente presso la sede di Lubero ma invano...eppure basterebbe una presenza anche ridottissima per dare un po' di coraggio alla gente....quel coraggio e quella fiducia che riescono a dare Giovanni, Concetta e i volontari Italiani che di tanto in tanto sono al loro fianco...
Vi mando un abbraccio grande, sperando di aver reso l'idea di quel che succede a Muhanga e nell'intero Kivu
Elia
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