Otto argomenti contro il ritorno al nucleare (Alessandro Pizzi)

Pubblicato su "Notizie minime della nonviolenza", n. 645 del 20 novembre 2008

Il nucleare non serve a risolvere il problema energetico.
Una petizione popolare indirizzata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera, al Presidente del Consiglio, lanciata ai primi di settembre dall'associazione "Per il bene comune" ha per titolo: "Non abbiamo bisogno del nucleare".
Trovo molto appropriato il titolo e del tutto condivisibile il contenuto della petizione. Per chi volesse firmare l'appello l'indirizzo è: http://petizione.perilbenecomune.org/ Per giustificare la scelta nucleare viene messa in atto una vera campagna di disinformazione.
1. Chi vuole il nucleare afferma che l'energia prodotta ha costi bassi e favorisce l'indipendenza energetica.
Non è vero che il nucleare ci libera dalla dipendenza dall'estero, tanto è vero che l'uranio, l'Italia dovrebbe importarlo. L'uranio non è inesauribile e ha un costo che da 2001 al 2007 è moltiplicato per dieci.
Studi come "The economic future of nuclear power" condotto dall'Università di Chicago nell'agosto 2004 per conto del Dipartimento dell'energia statunitense sui costi del nucleare confrontati con quelli relativi alla produzione termoelettrica da gas naturale e carbone, o "The future of nuclearpower" pubblicato nel 2003 dal Massachusetts Institute of Technology, dimostrano come i costi del nucleare sono maggiori rispetto a quelli relativi alla produzione termoelettrica da gas naturale e carbone. Secondo una stima del dipartimento dell'energia degli Usa i costi dell'elettricità da nuovi impianti in funzione al 2015 e al 2030 sono: Carbone 56,1 dollari per MWh al 2015 e 53,7 al 2030; Gas 55,2 dollari per MWh al 2015 e 57,2 al 2030; Eolico 68,0 dollari per MWh al 2015 e 67,9 al 2030; Nucleare 63,3 dollari per MWh al 2015 e 58,8 al 2030 (fonte: Eia/Doe 2007 Annual Forecast - valori espressi in  dollari del 2005 per MWh. Inoltre è da tenere presente che per gli impianti nucleari negli Usa è previsto un sussidio di 18 dollari al MWh. Tra costo industriale e sussidio il costo raggiunge circa gli 80 dollari al MWh).
Non c'è da stupirsi se l'Enel e Edison si dichiarano pronti a coprire il 15-20% del fabbisogno elettrico al 2030 con 10-15 centrali. Più la bolletta è alta, più si consuma, più guadagnano.

2. Altra menzogna è raccontata a proposito del risparmio sull'emissione di gas ad effetto serra come l'anidride carbonica.
Non si dice che gli impianti nucleari richiedono enormi quantità di acciaio speciale, zirconio e cemento, materiali che per la loro produzione richiedono carbone e petrolio. Anche le altre fasi della filiera nucleare, dall'estrazione del minerale d'uranio, alla produzione delle barre di combustibile, fino al loro stoccaggio e riprocessamento fanno sì che le emissioni indirette della produzione di un kWh da energia nucleare è comparabile con quella del kWh prodotto in una centrale a gas.

3. I fautori del nucleare affermano che oggi le centrali sono più sicure.
Con la tecnologia oggi disponibile rimangono irrisolti tutti i problemi di sicurezza e dello smaltimento delle scorie. Da mettere in evidenza le conseguenze sulla salute dei cittadini per la fuoriuscita dalle centrali anche di piccole dosi di radioattività. La ricerca sui reattori sicuri "Generation IV" promossa dagli Stati Uniti insieme ad altre nazioni, a cui si è aggiunta anche l'Italia, sui reattori raffreddati ad acqua o a gas e su quelli a spettro veloce, si è posta l'obiettivo di pervenire entro il 2030 a un prototipo di reattore, quindi siamo lontani dall'oggi. Per quello che riguarda lo smaltimento delle scorie radioattive, ricordo che secondo l'inventario dell'Apat (Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i Servizi Tecnici) in Italia c'è una montagna di rifiuti altamente radioattivi: circa 25.000 m3 di rifiuti, 250 tonnellate di combustibile irraggiato - pari al 99% della radioattività presente nel nostro Paese -, a cui vanno sommati i circa 1.500 m3 di rifiuti prodotti annualmente da ricerca, medicina e industria e i circa 80-90.000 m3 di rifiuti che deriverebbero dallo smantellamento delle quattro centrali e degli impianti del ciclo del combustibile, che aspettano ancora un sito sicuro per lo smaltimento.

4. Centrali e bombe nucleari sono strettamente connesse.
La relazione tra il nucleare civile e quello militare è strettissima, tanto è vero che, ad esempio, all'Iran gli Usa vogliono proibire la costruzione di centrali nucleari con l'accusa che utilizzerebbe parte della filiera per la costruzione di bombe atomiche.

5. La propaganda menzognera afferma che il nucleare serve per risolvere il problema energetico.
Il nucleare produce solo energia elettrica. Anche se il Governo fosse in grado di costruire le centrali nucleari necessarie a coprire il 25% del fabbisogno di energia elettrica, come recentemente sostenuto dal Ministro Scajola, darebbe un modesto contributo al bilancio energetico nazionale.
Infatti in Italia secondo i dati del Bilancio energetico nazionale del Ministero dello Sviluppo Economico e una elaborazione dell'Enea sui consumi finali per il 2007 l'elettricità rappresenta solo il 18%, contro il 48% di petrolio, il 29% di gas e il 5% di carbone, così distribuiti per settori: Trasporti: 97% petrolio, 1% gas, 2% elettricità; Industria: 19% petrolio, 40% gas, 12% carbone, 29% elettricità; Residenziale e Terziario: 11% petrolio, 55% gas, 4% carbone, 30% elettricità.
Quindi con il nucleare si andrebbe a coprire con l'ipotesi Enel tra il 2,5% e il 3,6% di tutti i consumi finali, e secondo Scajola il 4,5% di tutti i consumi finali. Questo sarebbe il contributo del nucleare al problema energetico nazionale.
Inoltre gli ingenti investimenti per il nucleare toglierebbe risorse per lo sviluppo delle energie rinnovabili.
La petizione popolare, ricordata all'inizio, riporta che in Italia basterebbe che venisse coperto di pannelli fotovoltaici solo lo 0,4% delle superfici costruite per soddisfare l'intero fabbisogno nazionale di energia elettrica.
Ma c'è una risorsa ancora più importante a mio parere, quella chiamata efficienza energetica negli usi finali dell'energia elettrica. Uno studio, commissionato da Greenpeace, dal titolo "La rivoluzione dell'efficienza", fatto dal Gruppo di ricerca sull'efficienza negli usi finali dell'energia del Dipartimento di Energetica del Politecnico di Milano, dimostra che il risparmio di energia elettrica va ben oltre il 20% previsto dal Piano d'azione per l'efficienza energetica della Commissione Europea con conseguente diminuzione delle emissioni di CO2.
Va ricordato che L'Unione Europea recentemente ha dato il via libera al piano sul clima, denominato "20-20-20". Cioè il raggiungimento del 20% della produzione energetica da fonti rinnovabili, il miglioramento del 20% dell'efficienza e un taglio del 20% nelle emissioni di anidride carbonica.
Traguardi da raggiungere in tutta Europa entro la data del 2020 (per quanto riguarda l'Italia, dovrà tagliare il 13% di emissioni di C02 nei settori non inclusi nel sistema di scambio di emissioni (Ets) e dovrà aumentare del 17% i consumi energetici da fonti rinnovabili entro il 2020, rispetto ai livelli del 2005).
Lo studio sopra richiamato ha preso in considerazione i settori Residenziale, Terziario commerciale, Terziario pubblico e Industriale con interventi riguardanti gli usi finali per illuminazione, per i motori elettrici, per gli elettrodomestici e, inoltre, per la riduzione del consumo dovuto allo stato di Stand-by e per consumi a vuoto (per esempio un impianto di illuminazione o ventilazione in funzione fuori dalle ore di uso di un ufficio; nastri trasportatori, macchinari, aria compressa in funzione senza utilizzo nell'industria), per  l'aumento dell'efficienza di treni e tram, per la produzione di acqua calda sanitaria con solare termico, per le lavatrici e lavastoviglie con alimentazione di acqua calda prodotta esternamente, per esempio collegandole all'impianto a gas per l'acqua calda o meglio ancora all'impianto di pannelli solari termici escludendo la resistenza elettrica e per interventi sull'involucro edilizio per il raffrescamento passivo a basso consumo.
"Il Rapporto ci presenta una buona notizia. Esiste in Italia un potenziale di efficienza ampiamente ottenibile entro il 2020 e superiore al 20% che, se realizzato, produrrebbe benefici economici netti. È possibile tagliare 50 milioni di tonnellate di CO2 rispetto allo scenario tendenziale con un vantaggio economico per la società e aumentando l'occupazione". Così si esprime lo studio del Politecnico di Milano.

6. Investimenti e fonti energetiche rinnovabili.
Per ottenere il risparmio di energia elettrica e per la diffusione delle energie rinnovabili è necessaria una volontà politica per un consistente investimento. Investimento che, come ampiamente dimostrato dal rapporto "La rivoluzione dell'efficienza", ha un ritorno benefico sull'ambiente (significativa diminuzione delle emissioni di  CO2) e sull'economia in termini di occupazione e risparmio. Il gruppo di ricerca afferma: "Nel complesso per raccogliere il potenziale economicamente conveniente occorrerebbero investimenti in tecnologie e programmi per circa 80 miliardi di euro (circa 5,7 miliardi/anno negli anni dal 2007 al 2020), con un beneficio economico che si protrarrà nel tempo fino al 2040. Il beneficio economico cumulato netto, cioè la riduzione della bolletta elettrica meno gli investimenti sopra citati, risulterebbe di 65 miliardi di euro attuali... In termini occupazionali, in base a una analisi di casi internazionali, si stima un aumento dell'occupazione tra 46.000 e 80.000 posti di lavoro per 14 anni".

7. Cambio di stile di vita.
Risparmio di energia elettrica con conseguente minore emissioni di gas ad effetto serra può essere ottenuto anche con atti di responsabilità personale, con un cambio di stile di vita.
Voglio fare solo alcuni esempi. Per capire come cambiare stili di vita per non utilizzare inutilmente l'energia, per diminuire le emissioni di gas serra e per vivere in armonia con noi stessi e con il pianeta rimando al bel libro di Marinella Correggia, La rivoluzione dei dettagli. Manuale di ecoazioni individuali e collettive, Feltrinelli, Milano 2007.
Esempi. Si può vivere benissimo con meno elettrodomestici, cito dal libro di Marinella Correggia: "Meno elettro- più 'mano-domesticì. Ogni gesto una macchina? Grattugia, spremiagrumi, coltello, apriscatole, scopa, radiosveglia, spazzolino, rasoio, scale, tutto elettrico? È ora che si facciano avanti i 'manodomesticì, che aiutano senza clic"; a proposito della lavastoviglie: "Non l'ha ordinata il medico. Nelle famiglie piccole lavare i piatti a mano può essere un buon esercizio di meditazione o socializzazione e se ben fatto risparmia acqua, prendendo poco tempo"; a proposito di divertimenti: "Divertirsi sì ma... perfino i divertimenti incidono parecchio; oltre a notti bianche, discoteche e concerti, non appena apre una sala multimediale la potenza richiesta agli installatori è enorme: dell'ordine di 500 Kw"; per non parlare delle partite di calcio giocate in notturna, non certo per esigenze sportive ma solo per motivi commerciali delle televisioni che le trasmettono; è stato calcolato ("Terna Web Magazine" del 10 luglio 2008) che per illuminare lo stadio Olimpico di Roma per i 90 minuti della partita si consumano 5372 Kwh, 4,5 volte il consumo pro capite in un anno dei cittadini dei capoluoghi di provincia.

8. Conclusione.
L'introduzione delle energie rinnovabili, soprattutto il solare fotovoltaico e termodinamico, l'introduzione delle tecnologie per l'efficienza negli usi finali di energia elettrica e il risparmio possono escludere completamente il ricorso al costoso e pericoloso nucleare.
Il 4 novembre 2008 la Camera ha compiuto il primo passo per il ritorno al nucleare con l'approvazione dell'Agenzia per la sicurezza delle centrali atomiche, che secondo i più ottimisti dovrebbero entrare in funzione nel 2020, per arrivare a regime nel giro di una decina di anni.
Se il Governo vuole ritornare al nucleare non lo fa per questioni di energia, ma per favorire qualche industriale, a partire da chi si occupa di acciaio e cemento, e per controllare il territorio, per ridurre gli spazi della partecipazione democratica dal basso della popolazione alle scelte politiche. Tanto è vero che il pacchetto approvato alla Camera addirittura prevede la "militarizzazione" dei territori su cui dovranno sorgere le centrali nucleari e anche la possibilità di commissariamento se non si trova l'accordo con la popolazione.
A noi il compito di svelare le menzogne dei potenti, di fare informazione corretta e di facilitare la partecipazione consapevole dei cittadini alle scelte politiche.