Di fronte alla guerra, di nuovo e con fermezza diciamo: Non in nostro nome! ... e proponiamo un cammino condiviso

1. Comprendiamo, riconosciamo come certe e valide le ragioni, i fatti e gli argomenti che vi costringono a pronunciarvi di fronte alle inadempienze e al tradimento dell’accordo di pace con le FARC-EP da parte del governo e dello Stato colombiano.

2. È quindi ragionevole che cerchiate riparo e vi aggreghiate come organizzazione, e che prendiate in considerazione la scelta della resistenza e della lotta armata. Chiunque conosca la Colombia, la sua storia, le sue élites, il suo Stato, ciò che viene erroneamente chiamato processo di “pace” e “post-conflitto”, e con tutto quello che ha comportato in termini di manipolazioni, menzogne e crimini, comprende la razionalità della vostra posizione e gli argomenti su cui è basata la vostra decisione. È ragionevole, comprensibile, sì, ma è anche sbagliata.

3. Lo Stato colombiano, e in particolare questo governo, vogliono la guerra, ne hanno bisogno, la impongono, ne traggono vantaggio, e fin dall’inizio della trattativa, passando per la manipolazione del referendum per la ratifica degli accordi fino a ciò che avviene oggi sotto il governo Duque-Uribe, hanno cercato di servirsi della “pace” per la guerra e per il profitto, e ora cercano di disfarsi degli accordi per intensificarla, giustificarla ed estenderla. Ancora una volta, e questa volta più che mai, lo Stato colombiano vi avrà spinti alla guerra e sarà l’unico che ne trarrà beneficio.

4. Lo Stato colombiano incentiva, è complice, partecipa al narcotraffico e ne trae vantaggio. Il narcotraffico è una strategia integrale di Stato e una politica transnazionale portata avanti dal potere del capitale, che struttura la fase attuale del capitalismo e genera le dinamiche che consentono l’accumulazione, la guerra, l’espropriazione territoriale e la guerra al narcotraffico. Il traffico e la guerra contro di esso sono due facce della stessa medaglia, due parti della stessa equazione. L’obiettivo strategico dello Stato è quello di estendere dovunque il narcotraffico e la guerra contro di esso, per estendere in tal modo la rapina, l’espropriazione, lo sfruttamento e i profitti. Lo Stato vuole che gli dichiariate guerra per intensificare il narcotraffico, il reclutamento di coloro che vivono di esso, per esso assoggettano e uccidono e da esso traggono profitto. Mentre alcuni conducono questa guerra contro il narcotraffico per intensificare in tal modo la guerra totale contro i popoli, altri combattono guerre con pretesti politici per spartirsi i proventi di questo business. Lo sappiamo. Prove e fatti ce lo dimostrano ogni giorno. Non ce l’hanno raccontato: lo sappiamo, lo stiamo vivendo. Tutto questo si intensificherà con la vostra dichiarazione di guerra. Questo è ciò che lo Stato si aspetta e vuole.

5. A partire dalla trattativa, dall’accordo e dal post-accordo, voi sapete che il popolo colombiano, quelli come noi che hanno sofferto e vissuto la guerra in modo particolare, non vogliamo la guerra.

È la guerra dello Stato, quella voluta e fomentata dallo Stato contro i popoli, contro la Colombia. Fare la guerra, dunque, significa inevitabilmente scatenarla di nuovo contro il popolo colombiano, anche se non è questa l’intenzione dichiarata. Si tratta di un obiettivo strategico per il potere, ed è l’unico obiettivo che si può conseguire. Il popolo l’ha detto a voi e allo Stato.

Qui ed ora, proprio perché riconosciamo la fondatezza delle vostre argomentazioni e lo sbaglio della vostra decisione, ripetiamo di nuovo: non vogliamo la guerra.

6. Non è un segreto per nessuno che la guerra in Colombia è stata precisamente una guerra contro i popoli. Voi lo sapete, l’avete riconosciuto, vi siete assunti la vostra responsabilità, avete chiesto perdono ad alcune delle vittime. Sapete che 7 su 10 delle vittime uccise dal conflitto armato erano civili non coinvolti nel conflitto. Questa guerra contro lo Stato è una guerra contro i popoli, perché non sono i popoli a deciderla. Vi spingono a dichiararla per trarne vantaggio. Lo stavano facendo già prima di questa decisione, e con essa trovano un pretesto ancora più chiaro per procedere.

7. Dovete riconoscere la profonda debolezza politica della vostra strategia e della vostra organizzazione, come è apparso evidente nel corso della trattativa e di quello che viene erroneamente chiamato post-conflitto. La spiegazione principale di questa innegabile e complessa debolezza politica è la dinamica della guerra, che mediante il terrore e la violenza destituisce i popoli e nega a tutte e a tutti noi il diritto di assumere con autonomia e libertà il nostro ruolo di soggetto politico peculiare, soggetto dei nostri sogni e delle nostre vite. Il popolo è stanco del fatto che pochi prendano le armi per imporre la loro verità e la loro strada, soppiantandoci, negandoci, dandoci ordini, condannandoci e gettandoci nel teatro della rapina, del terrore e della morte. Rispondere con il terrore al terrore dello Stato significa negare il popolo. non in nostro nome. Abbiamo appoggiato la cessazione del conflitto e gli accordi di pace tra le FARC e lo Stato perché finalmente ci venissero riconosciuti la nostra voce e i nostri diritti, e non perché in nome di questi diritti si imponessero dall’alto progetti non approvati da nessuno, e meno ancora perché con la continuazione e l’intensificazione della guerra si tornasse a negare il nostro diritto di esistere, decidere, vivere, pensare e tracciare il nostro destino.

Di conseguenza, ribadendo il nostro riconoscimento della veridicità di ciò che mettete in luce presentando le prove evidenti della guerra e del terrore scatenati dallo Stato e dal potere contro i popoli, riconosciamo il vostro diritto alla ribellione, che è anche il nostro, alla legittima difesa, che è anche il nostro, e ad organizzarsi per costruire un altro paese senza padroni, che sia di tutte e di tutti, non solo di alcuni.

È un diritto del popolo, non di qualche gruppo, potere o soggetto, armato oppure no.

Tutti noi, voi compresi, abbiamo il diritto di fare proposte, di organizzarci e di intraprendere il cammino della nostra liberazione e della nostra pace.

Di fronte alla mancanza di rispetto da parte dello Stato del nostro diritto sovrano, la vostra risposta, che fornisce loro il pretesto per schiacciarci, non produce niente di buono.

Lo Stato non è il popolo colombiano, e non lo sono quelli che dominano e detengono il potere.

Voi sapete che neppure voi lo siete.

Per rispetto nei confronti del paese di tutte e di tutti e senza padroni, non dichiarate in nostro nome la guerra contro di noi.

Non vi abbiamo autorizzati a dichiararla, non la vogliamo, non l’accettiamo.

Vogliamo essere noi a decidere. Per una volta, ascoltate il popolo.

Dimostrate che c’era sincerità nel vostro impegno per la trasformazione sociale e la libertà. Solleviamoci insieme con un progetto collettivo e organizzato, senza armi, per la pace e la trasformazione e non per il potere.

Per questo, poiché rifiutiamo il tradimento che hanno compiuto nei vostri confronti - e nei confronti di tutte e tutti noi - pretendendo di farlo in nostro nome, vi chiediamo di rispettarci, di essere coerenti con i vostri principi rivoluzionari e di fermare la guerra perché non la vogliamo, non vogliamo che la offriate allo Stato perché ci sottometta.

Vi proponiamo; vi sollecitiamo a dichiarare immediatamente una tregua a tempo indeterminato, durante la quale vi impegniate ad ascoltare la voce e la decisione dei movimenti sociali e di tutti i soggetti che desiderino organizzarsi in maniera consapevole, per decidere in un arco di tempo prestabilito (1 anno) la via da percorrere per sollevarci contro l’ordine costituito e intraprendere un cammino consensuale per raggiungere la pace con autonomia e dignità.

La pace dei popoli senza padroni.

Che questa grave congiuntura, che è senza via d’uscita, ci porti finalmente a pensare come popoli che hanno una sola alternativa: o ci solleviamo insieme, con il nostro programma e la nostra forza, o sprofondiamo nell’orrore e nella complicità. Vi sollecitiamo a stare con noi, non a soppiantarci e assoggettarci come risposta allo Stato.

Non rispondere a questo grido e a questo diritto sovrano significherebbe consegnare i popoli alla guerra dello Stato, ancora una volta, in nome della guerra contro lo Stato.

Ascoltate il popolo, non rispondete alla guerra con ancora più guerra.

NON cadete nella trappola dello Stato, lottiamo insieme per la vera pace. Così, con questo gesto potrete sostenerci e accompagnarci nel cammino di esigere gli uni dagli altri, senza avanguardie e capi illuminati, il paese dei popoli senza padroni che dobbiamo raggiungere. Questa è l’unica unità possibile. Le altre sono ordini e minacce.

non in nostro nome

Ricevuta DA POEBLOSENCAMINO.ORG

chi vuol aderire INVII UNA CONFERMA A: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Traduzione di camminardomandando - www.camminardomandando.wordpress.com

Segnalato da Aldo Zanchetta in “Mininotiziario America Latina dal basso” n. 7 del 4 settembre 2019