Riconoscere i diritti vuol dire essere “umani” e andare contro ogni forma di razzismo e di discriminazione

Il 10 dicembre 2018 eravamo in piazza anche noi a celebrare “70 anni” dei nostri “diritti e doveri” che, se rispettati e valorizzati ovunque, ci doneranno «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana … fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo», come recita il preambolo della Dichiarazione universale dei diritti umani.

In tante piazze d’Italia e di tanti altri Paesi si è fatto festa, per scandire e incoraggiare un processo lento, talvolta accidentato, ma essenziale nel garantire la qualità della vita, di ognuno e di ognuna, di tutti e di tutte.

E oggi condividiamo quanto scrive Federico, un giovane che ha celebrato a Verona questo compleanno davvero speciale.

«Sono nel foro della Verona romana, nel centro di quella che a quell'epoca era il punto nevralgico in cui si confrontava la popolazione, e nel passare dei millenni questa piazza ha rappresentato la storia e la vita pulsante della città. Questa sera siamo proprio in questa piazza, a ricordare un momento importante della storia dell'uomo e della donna, un momento nel quale in modo universale sono stati definiti i diritti dei cittadini e cittadine del mondo». E proprio mentre pensavo questo, veniva ricordato dalla prima lettrice che la Dichiarazione, seppur firmata dagli Stati membri dell’Onu, è in essi ancora disattesa, almeno in parte.

Perciò è stato importantissimo celebrare il 70° anniversario della Dichiarazione e dire: «Caro Stato italiano, cara Europa, care Nazioni Unite, noi che siamo qui a Verona, come in tante altre piazze italiane, con la nostra piccola fiammella accesa ricordiamo che cosa avete firmato. Ve lo ricordiamo, che riconoscere i diritti vuol dire essere “umani” e andare contro ogni forma di razzismo e di discriminazione».

La lettura della Dichiarazione è stata molto toccante e significativa, perché fatta da tante persone, italiane e non, di varie confessioni religiose, di diversi orientamenti sessuali, in italiano, in inglese, in spagnolo, in tedesco, in francese, in arabo e in curdo, a ricordarci il suo carattere universale.

A ogni articolo si festeggiava, come giustamente si fa in un compleanno, levando la candela verso il cielo. Un segno bellissimo: una luce che illumina le tenebre, anche quelle dei nostri cuori.

Una candela da sola non potrà mai vincere il buio, ma tante candele insieme ce la possono fare. E se la tua candela si spegne, a fianco a te c'è chi la ha ancora accesa, e così tu puoi riaccendere anche la tua. In fondo essere umani vuol dire proprio questo: “illuminarci” reciprocamente per affrontare le tenebre della vita e regalarci un mondo più bello.

Siamo pronti a essere fratelli e sorelle? Siamo pronti ad affermare il valore di questi diritti e doveri, e chiederne il rispetto a ogni latitudine?

Noi con la nostra piccola fiammella, umilmente ma a testa alta, abbiamo detto il nostro «sì».

Fonte: ComboniFem - Newsletter Suore Comboniane - http://www.combonifem.it/